Il tema dell’aborto continua a essere uno dei più discussi nella sfera politica e sociale negli Stati Uniti. E la Food and Drug Administration ha annunciato un cambiamento, solo apparentemente poco significativo, che riguarda l’etichetta della pillola Plan-B. La cosiddetta “Pillola del giorno dopo” è da moltissimi anni al centro delle polemiche degli attivisti pro-life, che considerano farmaci abortivi tutti quelli che portano alla distruzione dell’ovulo, non solamente quelli utilizzati a gravidanze iniziate. La FDA ha voluto porre fine a tutti gli equivoci, spiegando che non si tratta di una pillola abortiva. ”La Plan-B – si legge in un comunicato – previene gravidanze indesiderate agendo sull’ovulazione e quindi prima della fecondazione dell’ovulo. Non funzionerebbe su una persona già incinta, motivo per cui non è un farmaco che mette a rischio gravidanze già avviate”. Per questo motivo, la natura del farmaco sarà meglio specificata sulla sua etichetta: “Non ci sono prove che mostrano effetti su gravidanze già iniziate, per questo non può essere considerato un farmaco abortivo, in quanto agisce ritardando l’ovulazione o i cambi ormonali di metà ciclo. Non ci sono conseguenze dirette sulla fertilità di una persona”. La pillola può essere utilizzata entro 72 ore dal rapporto a rischio e viene regolarmente venduta in farmacia. Negli Stati americani più conservatori però, continua a essere rilevante il fenomeno degli obiettori di coscienza anche tra i farmacisti, che non lo vendono nemmeno su richiesta. Fattore che si lega all’alto prezzo del farmaco (oltre i 50 dollari in Texas) che lo rende spesso inaccessibile per le fasce più povere e che, generalmente, hanno anche più difficoltà a procurarsi i contraccettivi classici.