Quattro importanti organizzazioni umanitarie internazionali hanno sospeso le loro operazioni in Afghanistan a seguito della decisione del regime talebano di vietare alle donne di lavorare presso organizzazioni non governative. Save the Children, l’International Rescue Committee, il Norwegian Refugee Council e CARE hanno reno noto di non poter raggiungere efficacemente le persone in disperato bisogno senza le donne nella loro forza lavoro. Il divieto delle ONG è stato introdotto sabato con la motivazione che le donne non indossavano correttamente il velo islamico. Da tempo le quattro organizzazioni umanitarie forniscono assistenza sanitaria, istruzione, protezione dell’infanzia e servizi nutrizionali e supporto. Per meglio comprendere l’importanza del ruolo delle donne nell’ambito delle attività delle ong in Afghanistan basta ricordare che il solo Norwegian Refugee Council impiega, in tutto il Paese, 468 afghane. Neil Turner, responsabile per l’Afghanistan dell’ong norvegese, ha detto all’Associated Press : ”Abbiamo rispettato tutte le norme culturali e semplicemente non possiamo lavorare senza il nostro personale femminile dedicato, che è essenziale per noi per accedere alle donne che hanno un disperato bisogno di assistenza”. La presa del potere dei talebani, nell’agosto del 2021, ha praticamente azzerato l’economia, con milioni di persone nella povertà e nella fame. Gli aiuti esteri si sono fermati quasi dall’oggi al domani e molto stanno pesando le sanzioni contro i governanti talebani, oltre al congelamento di miliardi nelle riserve valutarie dell’Afghanistan. Anche la Croce rossa internazionale si è schierata contro l’esclusione delle donne dalle università e dal lavoro nelle ong. Una scelta che, si legge in una nota, “può e porterà a conseguenze umanitarie catastrofiche a breve e lungo termine”.
L’International Rescue Committee, il cui staff in Afghanistan comprende più di 3.000 donne, si è detto costernato per la decisione dei talebani: “Se non ci è permesso assumere donne, non siamo in grado di fornire aiuto a chi ne ha bisogno”.


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