Due lunghi anni per ottenere giustizia. E’ quanto ha dovuto attendere una giovane turca, sposa bambina ad appena sei anni, per vedere arrestati i responsabili, uno dei quali è suo padre, capo di una potente organizzazione religiosa. La vicenda sta provocando forti reazioni in Turchia dopo che, qualche giorno fa, su alcuni quotidiani sono state pubblicate le fotografie di Yusuf Ziya Gümüsel e Kadir Istekli, padre e “marito” della vittima, affiancati da agenti di polizia. La denuncia della giovane, indicata solo con le iniziali HKG, risale al 2020 e in essa ha accusato il padre, capo della fondazione Hiranur Vakfi, legata alla potente confraternita religiosa Ismailaga, di averla sposata religiosamente con un all’epoca ventenne e di avere subito, nei primi anni 2000, abusi sessuali. La storia avrebbe potuto passare nel silenzio se il giornalista investigativo Timur Soykan non avesse rivelato la vicenda sulle pagine del quotidiano di sinistra Birgün. Il contenuto della deposizione della giovane davanti al magistrato rivelano che la ragazza è stata oggetto di atti di pedofilia con l’approvazione dei genitori: ”Kadir ha accarezzato il mio corpo (…). Ho pianto e Kadir ha detto che eravamo sposati. Ha detto che eravamo sposati, come lo erano i miei genitori. Mi disse: ‘Tu sei mia moglie, io sono tuo marito. Le persone sposate giocano a questi giochi, ma questo gioco non viene rivelato a nessuno. Senti, tuo padre e tua madre non lo dicono a nessuno’ ”. L’inchiesta giornalistica di Soykan ha rilevato altri particolari sconvolgenti. Come la circostanza che, per eludere l’indagine della magistratura, la famiglia di HKG era riuscita a fare eseguire il test osseo per stabilire l’età della ragazza ad una giovane donna di qualche anno più anziana. Il padre della ragazza respinge le accuse di matrimonio religioso all’età di 6 anni, ma le fotografie pubblicate sulla stampa, che ritraggono la piccola HKG vestita con un abito nunziale bianco, alimentano i dubbi. Soykan, nella sua inchiesta, si è chiesto polemicamente: ”I politici che frequentavano spesso la setta Ismailaga hanno avuto un ruolo in questa vicenda?”. Il giornalista, dopo la pubblicazione del suo reportage, è oggetto di una campagna d’odio sui social. La prima udienza del processo è stata fissata al 30 gennaio 2023. Se ritenuti colpevoli, i marito e i genitori della vittima rischiano condanne fino a 22 anni di reclusione.