Il Regno Unito sembra ormai imbrigliato in una matassa difficile da dirimere, a causa dell’impressionante ondata di scioperi che ha colpito il Paese nelle ultime settimane del 2022. A paralizzare la Gran Bretagna in queste ore è la decisione di incrociare le braccia presa da personale ferroviario e dal personale della Border Force, l’agenzia governativa che si occupa di ogni tipo di controllo frontaliero in aeroporti, stazioni e porti. Sono circa un migliaio i lavoratori che operano nel settore che hanno scelto di scioperare per denunciare salari troppo bassi e condizioni di lavoro al di sotto degli standard consentiti, fermandosi per 4 giorni, fino al giorno di Capodanno. A pagare il prezzo sono i viaggiatori, in un periodo chiave per gli spostamenti come quello delle festività, in cui tantissime persone si mettono in viaggio per tornare a casa o per raggiungere il luogo dove festeggeranno l’arrivo del nuovo anno. Per fronteggiare la situazione di emergenza, si sta ricorrendo all’aiuto di membri del servizio civile o di militari, costretti a sostituire gli addetti ai controlli frontalieri in diversi aeroporti, persino quelli di grandi dimensioni come i londinesi Heathrow o Gatwik, o porti. I leader dei sindacati hanno specificato che questa protesta potrebbe durare anche diversi mesi, in caso di mancate risposte da parte del governo, dopo gli scioperi arrivati fra il 23 e il 26 dicembre, che hanno creato disagi minimi dato il basso livello di traffico nel Paese. Ancor più caotica la situazione per i lavoratori ferroviari, con i membri della Transport Salaried Staffs’ Association che hanno deciso di unirsi agli altri gruppi in sciopero dal 23 dicembre, mandando in tilt l’intero sistema, già in ginocchio dopo i primi stop arrivati prima di Natale. I portavoce dei lavoratori di settore hanno già spiegato che sono previsti scioperi anche la prossima settimana, momento critico perché coincide col ritorno al lavoro delle persone andate via per la fine dell’anno. Ennesima questione delicata da affrontare per il premier Sunak, ormai alle corde.