Iran: Khamenei, l’hijab necessario, ma nessuna accusa per chi non l’indossa

Nelle ore in cui veniva scarcerata una noto attrice, schieratasi a sostegno di chi protesta, il leader spirituale dell’Ira, l’ayatollah Ali Khamenei, per la prima volta dall’inizio delle manifestazioni che da mesi infiammano il Paese, sembra volere abbassare i toni, dicendo che se il velo è necessario, chi non rispetta questa pratica non deve essere perseguito. Parole che sono giunte inattese e che potrebbero essere il segnale di un passo indietro rispetto all’intransigenza mostrata sino a oggi dal regime. Khamenei, nel corso di un incontro con un gruppo di donne, ha detto che l’hijab è necessario, ma che chi non “osserva completamente” la pratica “non dovrebbe essere accusato di essere non religioso o contro la rivoluzione”.  Ora occorrerà capire se dopo l’intervento di Khamenei la repressione delle proteste segnerà un allentamento.                                                                                                                                            Intanto é stata scarcerata oggi Taraneh Alidoosti, la nota attrice (ha anche partecipato ad un film premiato con l’Oscar) , arrestata dalle autorità iraniane quasi tre settimane fa per avere espresso sostegno alle proteste antigovernative. A renderlo noto è stata  l’agenzia di stampa semi-ufficiale iraniana ISNA, secondo cui  la trentottenne protagonista del film premio Oscar “The Salesman” di Asghar Farhadi è stata rilasciata su cauzione.  Alidoosti è stata una delle le numerose celebrità iraniane a esprimere sostegno alle proteste a livello nazionale e a criticare la violenta repressione del dissenso da parte delle autorità. Prima che il suo account su Instagram fosse disabilitato, l’attrice aveva pubblicato almeno tre messaggi a sostegno delle proteste. In un messaggio aveva espresso solidarietà al primo uomo giustiziato per accuse legate alle proteste, scatenate dalla morte di una giovane donna, Mahsa Amini, deceduta per le violenze subite dopo un arresto, ad opera della polizia morale, che le aveva contestato di indossare il velo in modo approssimativo. Le proteste, tra le maggiori in Iran dalla rivoluzione islamica del 1979, che ha determinato la nascita del regime autocratico, hanno provocato una pesante repressione da parte delle forze di sicurezza, che, secondo i gruppi di difesa dei diritti umani,  hanno usato munizioni vere, proiettili di gomma e gas lacrimogeni per disperdere i manifestanti. Fino ad oggi due giovani (Mohsen Shekari e Majidreza Rahnavard) sono stati impiccati per avere partecipato alle proteste. Secondo gli attivisti, i tribunali speciali hanno condannato a morte un’altra dozzina di persone sempre con l’accusa di avere partecipato alle proteste che, in tutto l’Iran, avrebbero causato, sempre stando ai gruppi per i diritti umani, l’uccisione di 516 manifestanti e l’arresto di oltre 19.000, tra uomini, donne e adolescenti.

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