Non si placa la macchina della repressione del dissenso in Iran. Lo conferma la notizia dell’arresto di un giornalista, che ha intervistato le famiglie di detenuti nel braccio della morte condannati in relazione alle proteste, e di un famoso chef. Secondo alcuni attivisti per i diritti civili, quattordici iraniani sono stati condannati a morte in relazione ai disordini innescati dalla morte in custodia di Mahsa Amini il 16 settembre, la ragazza curda deceduta dopo essere stata arrestata dalla polizia morale a Teheran per una presunta violazione del codice di abbigliamento. A dare notizia dell’arresto del giornalista Mehdi Beikoghli è stato, sul sito web del giornale, il quotidiano Etemad, di cui era capo del servizio politico. Le autorità iraniane hanno anche arrestato il famoso chef e influencer Navab Ebrahimi, noto per i suoi video che promuovono la cucina persiana. Ebrahimi è stato portato nella prigione di Evin, secondo quanto ha riferito l’agenzia di stampa degli attivisti per i diritti umani Hrana. Ufficiamente non è stata data alcuna spiegazione ufficiale per l’arresto di Ebrahimi, che ha circa 2,7 milioni di follower su Instagram. Gli utenti dei social media hanno affermato, tuttavia, che l’arresto è coinciso con la pubblicazione di una ricetta per preparare cotolette persiane nel giorno in cui le autorità iraniane hanno ricordato il terzo anniversario dell’uccisione del generale delle Guardie rivoluzionarie Qassem Soleimani. Alcuni iraniani contrari al regime hanno preso l’abitudine di pubblicare immagini di cotolette nell’anniversario della sua morte, in riferimento al modo in cui è stato ucciso in un attacco di droni statunitensi in Iraq. E’ stato intanto rilasciato Nik Yousefi, un regista e fotografo iraniano, che è stato arrestato a ottobre nell’ambito della repressione.


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