La carenza di manodopera, in Canada, sta assumendo i contorni di una crisi fisiologica, alla quale il governo cerca di porre rimedio, adottando misure che dovranno evitare che il fenomeno acquisisca il profilo di una costante emergenza. Quella che, secondo gli esperti, potrebbe determinare una situazione anomala nel giro di dieci anni, quando, in Canada, potrebbe esserci un pensionato ogni due lavoratori attivi. Per questo il Governo di Ottawa (che ha tra i suoi ministeri uno specifico per l’Immigrazione) ha annunciato, nel mese di novembre, un piano per aprire le frontiere, entro il 2025, a un milione e 450 mila immigrati, oltre la metà dei quali da indirizzare nel campo dell’assistenza sanitaria e in altri settori dove si registrano gravi carenze di organico. Anche gli Stati Uniti combattono con gli stessi problemi, ma in sede politica non si è trovato un accordo tra i democratici – che spingono per favorire l’arrivo di lavoratori immigrati qualificati – e i repubblicani – che sostengono che lo si potrà fare solo quando verrà messo in sicurezza il confine con il Messico – . Le difficoltà di una intesa tra repubblicani e democratici, nella ”versione” del Congresso precedente a quella ora determinata dalle elezioni di midterm, non hanno consentito che fossero approvati i disegni di legge per aumentare il numero di imprenditori nati all’estero, lavoratori altamente qualificati, produttori di microchip e lavoratori agricoli. L’unico disegno di legge licenziato dalla Camera, il Farm Workforce Modernization Act, ha ricevuto il voto contrario di 30 repubblicani e un democratico e non è ancora arrivato al giudizio del Senato. Questo mentre, invece, i due maggiori partiti nazionali canadesi, i liberali al governo del primo ministro Justin Trudeau e i conservatori all’opposizione, si definiscono entrambi favorevoli all’immigrazione. In particolare Trudeau non si concentra solo sull’apertura di più percorsi per rifugiati e lavoratori poco qualificati, ma cerca di attirare dall’estero quelle fasce di specialisti (nella sanità e nella tecnologia) necessari al Paese; una linea che gli garantisce un largo sostegno. Le politiche aperturiste del Canada hanno, ovviamente, eco negli Stati Uniti, dove più d’uno vorrebbe fossero prese come esempio. La deputata democratica californiana Zoe Lofgren, che aveva presentato due progetti di legge per aumentare i visti basati sul lavoro, bocciati, ha dichiarato, che “L’ultima grande revisione del nostro sistema di immigrazione legale è avvenuta nel 1990. Nel frattempo, altri Paesi, come il Canada, hanno fatto passi da gigante nella creazione di flessibilità e incentivi al reclutamento nei loro sistemi per attrarre immigrati altamente qualificati, compresi quelli che non possiamo accogliere”. Una tesi che i repubblicani non intendono condividere sino a quando l’amministrazione Biden non farà di più per affrontare l’immigrazione clandestina al confine meridionale. Interessante la posizione del ministro canadese dell’Immigrazione, Sean Fraser, ha affermato, secondo quanto ha riferito la Nbc, che la necessità di più manodopera è così evidente che la questione non è così controversa, e le argomentazioni come quella che i lavori canadesi appartengono ai canadesi, semplicemente non hanno molta attrattiva. ”Abbiamo bisogno di più persone – ha detto Fraser – per motivi economici. Ne abbiamo bisogno per ragioni demografiche. E contribuirà a rendere le nostre comunità luoghi più vivaci e dinamici in cui vivere”. Ma i vuoi negli organici di alcuni settori sono evidenti e spesso drammatici. Come nell’University Health Network di Toronto, dove la rete di ospedali è carente di infermieri, da 400 a 500.