La procura della Repubblica di Roma ha avviato una indagine per accertare cosa abbia determinato il repentino aumento dei prezzi dei carburanti, dopo che il Governo ha deciso di non rinnovare gli sconti sulle accise, preferendo indirizzare i relativi introiti su misure che possano aiutare economicamente le famiglie maggiormente esposte all’inflazione. La procura della Capitale ha quindi affidato le indagini alla Guardia di Finanza, che dovrà capire se, dietro l’aumento dei prezzi alla pompa, ci sia un normale adeguamento alle oscillazioni internazionali delle quotazioni del petrolio o esso nasconda una manovra puramente speculativa. La secca impennata dei prezzi ha colpito gli utenti: innanzitutto nel portafoglio, con il prezzo per un pieno che ha raggiunto totali insostenibili, specialmente per chi deve farlo in un’area di servizio sull’autostrada, sempre molto più cara degli impianti che operano nei territorio urbani. Poi perché si ha la netta sensazione che, quando crescono i prezzi internazionali del greggio, gli aumenti alla pompa sono repentini e al massimo, ma non accade il processo inverso quando calano. L’aumento dei prezzi è sotto gli occhi di tutti: il prezzo medio della benzina, a seconda se in modalità ”servito” o ”fai da te”, è di 1,965 euro al litro o 1,821; il diesel oscilla, a seconda della modalità di erogazione, tra 2,023 euro al litro e 1,879.
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