L’ex eurodeputato italiano Pier Antonio Panzieri ha raggiunto un accordo con la procura belga in base al quale sconterà solo un anno di reclusione in cambio di rivelazioni, esaustive e verificabili, sul giro di corruzione del quale, secondo l’accusa, era il motore. Quindi, Panzieri – in base ad una legge che il Belgio ha ”copiato” della legislazione italiana, consentendo all’imputato che collabora di diventare testimone, in cambio un sostanziale sconto di pena – ha accettato di rivelare quel che sa (che dovrebbe essere molto, se non addirittura tutto) della rete di collegamenti e connivenze che aveva messo in piedi per favorire, secondo l’accusa, Paesi come Qatar e Marocco che intendevano migliorare la loro immagine e quindi le relazioni con l’Ue. Secondo la magistratura belga, Panzieri – grazie anche alla rete di conoscenze che aveva coltivato quando era deputato europeo – aveva ”convinto”, a suon di mazzette, alcuni attuali europarlamentari a intercedere a favore di Qatar e Marocco. Il giro di denaro sarebbe stato molto ingente, come testimoniato dalle banconote sequestrate nel corso dell’indagine, nell’ordine di centinaia di migliaia di euro e dal milione confiscato allo stesso Panzieri. Nell’inchiesta, con Panzieri, figurano la moglie, Maria Dolores Colleoni e la figlia Silvia. Mentre per la seconda è stata concessa dall’autorità giudiziaria italiana l’estradizione richiesta dalla procura belga, per Maria Dolores Colleoni bisognerà attendere il pronunciamento della Cassazione. Nell’inchiesta figurano anche l’ex vicepresidente dell’Europarlamento, la greca Eva Kaili, con il suo compagno, l’italiano Francesco Giorgi (ex assistente parlamentare di Panzieri), il deputato europeo belga Marc Tarabella e quello italiano Andrea Cozzolino (per questi ultimi due i pm hanno chiesto la revoca dell’immunità). Indagato anche un altro italiano, Niccolò Figà-Talamanca, presidente di una ong, ma per i pm un lobbista.
Add a comment