Sembra già essere tramontato il progetto di una moneta unica per Argentina e Brasile per facilitare il commercio regionale. A spegnere l’entusiasmo per la nuovo moneta (già scelto il nome, Sur, cioè Sud) generato dalle dichiarazioni del ministro dell’Economia argentino, Sergio Massa, al Financial Times , ci ha pensato il presidente brasiliano, Luiz Inácio Lula da Silva, che ieri ha detto che si è a livello di ”intenzione”, senza alcun piano o decisione. ”Se dipendesse da me il commercio estero sarebbe sempre nelle valute dei nostri Paesi, per non dipendere dal dollaro”, ha detto Lula durante una visita ufficiale in Argentina, il suo primo viaggio all’estero da quando ha assunto la presidenza il primo gennaio. Lula, rispondendo ad un giornalista che gli chiedeva dettagli sul progetto di moneta unica, ha risposto prontamente: “Se sapessi tutto quello che lei ha chiesto, sarei il ministro delle Finanze e non il presidente”. Sulla stessa linea il presidente argentino, Alberto Fernández. “La verità è che non sappiamo come funziona una moneta comune tra Argentina e Brasile, né sappiamo come funzionerà una moneta comune nella regione. Ma quello che so come funziona l’economia con le valute estere da scambiare”. La scorsa settimana i due presidenti hanno firmato una lettera congiunta, pubblicata sul quotidiano Perfil, in cui chiedevano progressi nella creazione del Sur. “Abbiamo deciso di portare avanti le discussioni su una valuta sudamericana comune che possa essere utilizzata sia per i flussi finanziari che commerciali, riducendo i costi delle operazioni e la nostra vulnerabilità esterna”, hanno scritto. Il ruolo del Sur sarebbe quello di facilitare i flussi commerciali tra i due Paesi, che guidano il Mercosur, e di offrire successivamente quella moneta comune ad altri Paesi latinoamericani. Inizialmente non sarebbe una moneta di uso quotidiano e per i cittadini, come l’euro.


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