Gb: Royal Mail, gli scioperi costati all’azienda 200 milioni di sterline

Si cominciano a fare i conti, nel Regno Unito, dei costi che il Paese ha dovuto affrontare per i ripetuti scioperi che sono stati indetti, da mesi, da parte di categorie e sindacati che reclamano soprattutto aumenti salariali per contrastare l’inflazione. E’ di oggi la notizia che il servizio postale britannico, la Royal Mail, ha quantificato in 200 milioni di sterline (poco più di 227 milioni di euro)  il costo della recente ondata di scioperi, che da agosto dello scorso anno si sono tradotti in 18 giorni di fermo totale delle attività.  Royal Mail ha anche affermato che il numero di licenziamenti volontari necessari per raggiungere gli obiettivi di riduzione dei posti di lavoro sarebbe molto inferiore a quanto inizialmente previsto. Il numero sarebbe “significativamente” inferiore ai 5.000-6.000 previsti in precedenza, anche a causa dell’avvicendamento del personale.                                                                                                                La vertenza avviata dal sindacato di categoria, la Communication Workers Union, è in corso dall’estate e lo sciopero di sette giorni a dicembre hanno portato Royal Mail ad anticipare le ultime date di spedizione suggerite per la posta natalizia.
Tuttavia, la società ha affermato che fino a 12.500 dipendenti iscritti al sindacato (su un totale di 115 mila) sono tornati al lavoro nei giorni di sciopero. Royal Mail ha anche sottolineato che  “una solida pianificazione di emergenza” ha consentito di consegnare più di 110 milioni di pacchi e 600 milioni di lettere a dicembre. I ricavi degli ultimi nove mesi dell’anno  sono diminuiti del 12,8% rispetto al 2021,  Ciò è stato in parte dovuto allo sciopero, ma anche a causa di un continuo calo del numero di lettere inviate e di “tendenze di vendita al dettaglio più deboli”.
La disputa con il CWU continua e il sindacato ha iniziato questa settimana il suo terzo scrutinio per un’azione sindacale.
Come altre azioni sindacali in corso, come le controversie nelle ferrovie e nel SSN, la retribuzione è una questione chiave, con i lavoratori che cercano aumenti salariali mentre il costo della vita aumenta.
L’inflazione – il tasso al quale i prezzi salgono – è attualmente al livello più alto da circa 40 anni.
Royal Mail ha offerto un contratto di pagamento che, secondo lui, vale fino al 9% in 18 mesi, ma la CWU vuole di più visto il tasso di inflazione. Il sindacato si oppone anche alle modifiche proposte alle condizioni di lavoro, come la fine di una serie di indennità e l’introduzione del lavoro domenicale obbligatorio.

Add a comment

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *