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Giorgia Meloni in Libia: accordo da 8 miliardi per l’energia

Positivo l’esito della visita che, ieri, ha portato il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, in Algeria, a cominciare dall’accordo, del...

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Positivo l’esito della visita che, ieri, ha portato il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, in Algeria, a cominciare dall’accordo, del valore di otto miliardi, firmato dall’Eni e dall’azienda energetica del Paese nordafricano, la Noc, per la fornitura di gas. Si tratta del più grande investimento singolo nel settore energetico della Libia in oltre due decenni.  Nel giro di pochi giorni, quindi, Giorgia Meloni si è recata, prima, in Algeria, ieri in Libia, per supportare la strategia che mira a fare dell’Italia l’hub energetico dell’Europa meridionale, ma soprattutto a completare il processo di affrancamento energetico del Paese dal gas russo, dopo che Mosca ha invaso l’Ucraina.                                                                                         Il capo del governo italiano, tra strettissime misure di sicurezza,  è atterrata all’aeroporto di Mitiga, l’unico aeroporto funzionante della capitale libica, Tripoli, accompagnata dal ministro degli Esteri italiano Antonio Tajani e da quello dell’Interno Matteo Piantedosi, incontrando Abdel Hamid Dbeibah, che guida una delle amministrazioni rivali della Libia, e  Mohamed Younis Menfi, che presiede il consiglio presidenziale cerimoniale della Libia.                                                                                                                Parlando con Dbeibah, ha ribadito che l’Italia vuole aumentare il suo profilo nella regione, non per cercare un ruolo “predatore”,  ma per i Paesi africani a “crescere e diventare più ricchi”. Durante la visita, Claudio Descalzi, amministratore delegato dell’Eni, ha firmato un accordo da 8 miliardi di dollari con la National Oil Corporation libica, rappresentata dal suo presidente, Farhat Bengdara, per lo sviluppo di due giacimenti di gas offshore libici. L’accordo, in particolare, prevede lo sviluppo di due giacimenti offshore nel blocco NC-41, a nord della Libia e l’ENI, in una nota, ha dichiarato che inizieranno a pompare gas nel 2026 e si stima che raggiungeranno i 750 milioni di piedi cubi al giorno. Giorgia Meloni, presente alla cerimonia della firma, ha definito l’accordo “significativo e storico” e ha affermato che aiuterà l’Europa a garantire le fonti energetiche. “La Libia è chiaramente per noi un partner economico strategico”, ha detto Meloni. Ma l’accordo rischia di acuire le divisioni trai veri centri di potere libici. Lo stesso ministro del Petrolio Mohamed Aoun, che non ha partecipato alla firma, ha criticato l’accordo , dicendo che era “illegale” e sostenendo che NOC non si è consultato con il suo ministero.  ENI ha continuato a operare in Libia nonostante i continui problemi di sicurezza, producendo gas principalmente per il mercato interno. L’anno scorso, la Libia ha consegnato all’Italia solo 2,63 miliardi di metri cubi attraverso il gasdotto Greenstream, ben al di sotto dei livelli annuali di 8 miliardi di metri cubi prima del declino della Libia nel 2011. La presenza del ministro dell’Interno Piantedosi ha confermato l’importanza che il fenomeno dell’emigrazione irregolare ha per il governo italiano, che ha adottato un nuovo approccio al problema, segnatamente con le navi dell’ong che soccorrono in mare. Nel corso di una conferenza stampa congiunta con il presidente Meloni, Dbeibah ha affermato che l’Italia fornirà cinque imbarcazioni “completamente attrezzate” alla guardia costiera libica per aiutare ad arginare il flusso di migranti verso le coste europee. Mossa che è stata immediatamente criticata da Alarm Phone, una rete di attivisti che aiuta a portare i soccorritori ai migranti in difficoltà in mare.

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