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Terremoto: il freddo frena i soccorritori, già 9.500 morti

Nel freddo gelido, i soccorritori continuano a lottare contro il tempo per cercare di soccorrere i sopravvissuti al terremoto di...

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Nel freddo gelido, i soccorritori continuano a lottare contro il tempo per cercare di soccorrere i sopravvissuti al terremoto di magnitudo 7,8 che lunedì ha colpito il sud della Turchia e la Siria settentrionale. Il maltempo sta complicando il compito dei soccorsi, e ieri il ministro dell’Interno turco ha avvertito che le giornate di oggi e di domani saranno “cruciali” per trovare sopravvissuti mentre il bilancio delle vittime continua a salire, superando ora i 9.500 morti.  
Gli aiuti internazionali hanno iniziato ad arrivare in Turchia, dove è stato dichiarato il lutto nazionale per sette giorni. La conta dei morti in Turchia, questa mattina, è stata ufficializzata in 6.957, il bilancio peggiore che la Turchia abbia conosciuto dal terremoto del 1999, quando morirono 17.000 persone, di cui mille a Istanbul.  In Siria sono stati registrati 2.547 decessi in questa fase. Il bilancio dovrebbe “aumentare notevolmente, poiché centinaia di persone rimangono intrappolate sotto le macerie” , secondo i Caschi Bianchi (volontari della protezione civile) , che operano nelle aree ribelli. Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità, ventitré milioni di persone sono ”potenzialmente esposte, compresi circa cinque milioni di persone vulnerabili”. Ieri sono arrivate le prime squadre di soccorritori stranieri. Secondo il presidente turco, che ha dichiarato lo stato di emergenza per tre mesi nelle dieci province colpite dal sisma, quarantacinque Paesi hanno offerto il loro aiuto. 
L’Unione europea (ha mobilitato 1.185 soccorritori e 79 cani da ricerca per la Turchia da 19 Stati membri, tra cui Italia, Francia, Germania e Grecia. Per la Siria, l’UE è in contatto con i suoi partner umanitari sul campo e finanzia operazioni di aiuto. Il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, ha promesso al capo di Stato turco, Recep Tayyip Erdogan, ”tutto l’aiuto necessario, qualunque esso sia”. Anche la Cina ha annunciato l’invio di aiuti, oltre a soccorritori specializzati nelle aree urbane, squadre mediche e attrezzature di emergenza. Anche l’Ucraina, nonostante l’invasione del suo territorio da parte della Russia, ha annunciato l’invio in Turchia di 87 soccorritori.  Gli Emirati Arabi Uniti hanno promesso aiuti per 100 milioni di dollari e l’Arabia Saudita, che non ha legami con il regime di Damasco dal 2012, ha annunciato un ponte aereo per aiutare le popolazioni colpite in entrambi i Paesi. In Siria, invece, l’appello lanciato dalle autorità di Damasco è stato ascoltato soprattutto dall’alleato russo. Secondo l’esercito, più di 300 soldati russi sono già sul posto per aiutare i soccorsi. Ieri Washington ha detto che stava lavorando con le ONG locali in Siria, insistendo sul fatto che i suoi “fondi andranno ovviamente al popolo siriano, non al regime di Damasco”. Il sisma ha colpito il valico di Bab Al-Hawa, l’unico per quasi tutti gli aiuti umanitari alle aree ribelli in Siria dalla Turchia, secondo le Nazioni Unite. La Mezzaluna Rossa siriana, che opera nelle aree governative, ha chiesto all’UE di revocare le sanzioni contro Damasco.

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