Si chiamava Anthony Dwayne McRae, 43 anni, residente nella città di Lansing, l’uomo che, entrato negli edifici della Michigan State University, ha ucciso tre studenti, ferendone gravemente altri tre. Ma, come hanno ammesso gli investigatori, il gesto dell’uomo rimane apparentemente senza un motivo. McRae, che dopo il suo gesto è fuggito, inseguito dagli agenti, si è poi suicidato sparandosi alla testa, vedendosi ormai circondato. Accanto al cadavere di McRae è stata trovata l’arma da fuoco usata per togliersi la vita, mentre un’altra è stata scoperta in uno zaino, insieme a numerose riviste. I funzionari di polizia stanno ora setacciando la rete e i social per cercare eventuali opinioni estremiste riconducibile all’assassino, comprese indicazioni di misoginia, riflessioni sataniche, possibili teorie del complotto e segni di isolamento. Anthony Dwayne McRae aveva scontato 18 mesi di libertà vigilata dopo essersi dichiarato colpevole nel 2019 delle detenzione illegale di un’arma da fuoco carica trovata nel suo autoveicolo. Secondo altre fonti di polizia, McRae ”aveva una storia di problemi di salute mentale”. Secondo un esperto di profili psicologici, citato da Abc News, “questo sembra essere l’ennesimo episodio in un elenco crescente di individui arrabbiati, isolati e socialmente disconnessi che alla fine hanno deciso che la violenza è un atto appropriato modo per esprimere la loro rabbia verso la società e la loro esistenza personale”.