Il Ministro Svizzero dichiara.
“L’azionista corre sempre dei rischi”. Ad affermarlo è la responsabile del Dipartimento federale di giustizia e polizia (Dfgp) svizzera Elisabeth Baume-Schneider in un’intervista alla radio ‘Srf’ in merito alla vicenda Credit Suisse. “Era una situazione d’emergenza, un problema in stretta relazione con il posizionamento della Svizzera sul piano internazionale in materia di sicurezza dei mercati pubblici e dei mercati finanziari. E anche per il mercato interno, per l’economia”, sottolinea l’esponente socialista e ministra della Giustizia.
“Abbiamo riflettuto a lungo ma improvvisamente – rileva – è giunto il momento di trovare la migliore soluzione possibile. Se non si fosse fatto nulla si sarebbe arrivato al fallimento di una banca, di una banca così grande, di una banca sistemica: non era veramente una possibilità. Non si trattava di partiti, di sinistra o di destra, ma veramente di responsabilità, e a causa di questo è stato applicato il diritto d’emergenza”, aggiunge Baume-Schneider.
“In caso di fallimento gli azionisti sarebbero in una situazione ancora peggiore”, sottolinea la ministra. “Quando si è azionisti si assume anche un rischio e bisogna anche pensare che Credit Suisse non ha sempre fatto tutto giusto. Ci sono ora tante domande, riguardo alla responsabilità. Non si può essere azionisti e non avere rischi. Abbiamo veramente agito in modo giusto giuridicamente. Ma adesso la questione diventa anche politica, anche per le persone è difficile, anche per la popolazione ora è difficile: si parla di così tanti soldi e sarebbe importante anche la Confederazione decidesse anche per altri temi”.
Nessuna rabbia nella gestione della crisi.
“Non bisogna reagire con rabbia, bisogna far capire perché era la soluzione migliore in un quadro veramente difficile”, sottolinea. “Ma capisco che la gente non capisce. Bisogna spiegare. Nessuno avrebbe pensato due settimane or sono che sarebbero state necessarie questo tipo di decisioni. Ma improvvisamente non c’è stato tempo e si è dovuto agire, perché altrimenti era la catastrofe in Svizzera e all’estero”. E ancora: “Trovo giusto che si sia applicato il diritto d’emergenza”.
Come noto in questi giorni in Svizzera il dibattito sul salvataggio di Credit Suisse si è accesso non solo fra i politici, bensì anche fra i giuristi: l’operazione orchestrata dal Consiglio federale, completamente avulsa quindi dalle regole “too big to fail” decise dal parlamento, sta facendo parecchio discutere gli esperti. La settimana scorsa Marcel Niggli, professore di diritto penale e di filosofia del diritto a Friburgo, non ha esitato a parlare di “repubblica delle banane” in relazione all’approccio del governo, ravvisando un attacco allo stato di diritto