Reati contestati
Bancarotta fraudolenta per distrazione di denaro e di compensi agli amministratori, bancarotta documentale, bancarotta societaria per operazioni in conflitto di interessi e da false comunicazioni sociali, atti fraudolenti per sottrarsi al pagamento delle imposte, bancarotta preferenziale: sono alcuni dei reati ipotizzati dalla Procura di Firenze per il fallimento dell’azienda Verdi Srl già Rifle, nota azienda di jeans e moda casual di Barberino di Mugello (Firenze), nell’avviso di conclusione delle indagini notificato a 15 persone. Tra gli indagati figurano amministratori, consiglieri di amministratori e sindaci revisori, tra i quali l’imprenditore Sandro Fratini e al figlio Giulio. L’indagine è condotta dai pubblici ministeri Christine Von Borries e Fabio Di Vizio.
Il nucleo centrale dell’inchiesta riguarda la prosecuzione dell’attività aziendale della Rifle quando si sarebbe manifestata la crisi dell’azienda e tutte le iniziative intraprese avrebbero determinato o aggravato il dissesto della Rifle.
Per gli avvocati difensori Nino e Michele D’Avirro, “in realtà i Fratini, proprio nel momento in cui si sono manifestate le difficoltà aziendali, hanno immesso nella Rifle rilevanti capitali, nell’ordine di oltre dieci milioni, proprio per superare la crisi e garantire la continuità aziendale e il posto di lavoro a oltre 200 dipendenti”. “Nonostante i sacrifici economici della famiglia Fratini – continuano gli avvocati – le prospettive di salvataggio non si sono purtroppo avverate, a causa della grave crisi che ha investito il sistema produttivo”. I Fratini, in una nota dei legali, contestano “qualsiasi responsabilità essendo estranei ai fatti oggetto di contestazione”.