Cosa è successo dopo la Pandemia.
“A causa della crisi pandemica e della successiva crisi energetica internazionale, conseguente al conflitto bellico in terra ucraina, il sistema economico e sociale del nostro Paese sta attraversando un periodo di grande difficoltà caratterizzato da perdita del potere d’acquisto degli stipendi, aumento del prezzo al consumo dei beni di prima necessità e dei carburanti, nonché evidenti criticità per il sistema produttivo di reperire materie prime e approvvigionamenti. È pertanto indispensabile porre in essere azioni utili a contenere tale situazione, aumentando la disponibilità di spesa delle famiglie e nel contempo favorendo l’aumento di competitività delle imprese italiane. Inoltre, al fine di evitare la rincorsa salari-prezzi e scenari di stagflazione, si ritengono necessari specifici interventi coordinati. In ragione di quanto appena argomentato, dunque, si condivide l’analisi di scenario fatta dal Governo che accompagna il Def e la volontà di intervenire complessivamente su più ambiti per raggiungere gli obiettivi prefissati”. Così Francesco Duraccio, vice presidente del Consiglio nazionale dell’ordine dei consulenti del lavoro, in audizione sul Def davanti alle commissioni riunite Bilancio di Camera e Senato.
Cosa è indispensabile per uscire dalla crisi.
In particolare, i consulenti del lavoro ritengono indispensabile, tra gli interventi normativi annunciati dal Governo, la delega per la riforma fiscale. “Si condivide -ha detto Duraccio- il principio ispiratore della riforma fiscale di cui alla delega al Governo. Ciò nonostante, appare altresì evidente che si potrà esprimere un giudizio definitivo soltanto quando i decreti legislativi attuativi prenderanno forma. Tra i principali aspetti positivi contenuti nel disegno di legge delega vanno certamente annoverati: la riforma dell’Irpef, quindi la revisione graduale e la transizione del sistema verso un’aliquota unica; gli interventi sui redditi da lavoro autonomo; il miglioramento del rapporto tra fisco e contribuenti in un quadro di ‘leale collaborazione'”.
Secondo Duraccio “si tratta di aspetti molto impattanti sulle imprese e sui professionisti, perché vanno nella direzione sia di un allentamento del peso fiscale che di un miglioramento della compliance con gli intermediari, elementi essenziali per la fluida gestione dei rapporti fiscali. Un’annotazione finale la merita il regime fiscale delle società tra Professionisti, che deve essere ricondotto a reddito di lavoro autonomo con eliminazione della incompatibilità tra i soci di Stp e il regime dei minimi (FlatTax)”.
Per quanto riguarda la “‘delega al Governo per la realizzazione di un sistema organico degli incentivi alle imprese’ si ritiene -ha spiegato Duraccio- di fondamentale importanza la razionalizzazione degli incentivi alle imprese che sovente appaiono stratificati e confusi, tali da non arrivare ad essere conosciuti dai potenziali beneficiari, oltre che di difficile accesso. Peraltro, anche per questi specifici aspetti, i professionisti italiani possono svolgere un ruolo di importanza strategica al fine di supportare, con funzioni di sussidiarietà positiva, l’azione delle istituzioni preposte”.
“Inoltre, giova evidenziare -ha continuato- come il raggiungimento dell’obiettivo dello sviluppo della competitività dei traffici e il sostegno alla competitività del sistema produttivo del Mezzogiorno, previsto dalla missione 3 del Pnrr, necessiti anche di interventi atti a favorire l’economia circolare e la logica del riuso degli scarti di produzione. In definitiva, appare necessario creare, con l’aiuto di incentivi mirati, il substrato infrastrutturale affinché si sviluppi l’iniziativa economica. Un’annotazione di carattere generale va fatta per i metodi di accesso. Nel caso di incentivi contingentati, sono da evitare formule tipo il ‘click day’ che creano penalizzazioni e disagi, oltre che accentuare le differenze causate dal digital divide, che caratterizza diffusamente il nostro Paese”, ha rimarcato.
Sulle ‘Misure in materia di semplificazione normativa’ “nella piena convinzione che attraverso un’azione che valuti più l’aspetto semplificatorio che quello burocratico si possa favorire un migliore accesso al lavoro e contribuire alla diminuzione delle fragilità che il mercato propone, il Consiglio nazionale dell’ordine dei consulenti del lavoro -ha sostenuto Duraccio- ha predisposto un documento dal titolo ‘Le semplificazioni possibili’, composto da 54 proposte in materia di lavoro, legislazione sociale e semplificazione amministrativa per agevolare l’attività di professionisti e imprese”.
“Obiettivo primario di tale Rapporto -ha spiegato Duraccio- è quello di tutelare i valori del lavoro etico e regolare nonché di attenuare le storture del sistema giuslavoristico italiano. In tal senso, giova evidenziare che tale documento è stato predisposto con l’intenzione di metterne i contenuti a disposizione di chiunque abbia a cuore la crescita del nostro Paese e, conseguentemente, il crearsi di condizioni di sviluppo e competitività necessarie per riportare l’Italia ai livelli che meritano la nostra storia e le nostre tradizioni”.
Per quanto riguarda gli ‘Interventi in materia di disciplina pensionistica’ “Si riscontra la necessità di una vera e propria riforma strutturale dotata di adeguate risorse economiche. Sulla base delle risorse utilizzabili, occorre garantire la sostenibilità del sistema e l’adeguatezza dei trattamenti. Occorre intervenire il prima possibile per ripristinare l’accesso alla cd. Opzione Donna con requisiti meno stringenti ed individuare il corretto percorso che possa stabilizzare le condizioni di accesso ai trattamenti pensionistici, in modo tale da coniugare le esigenze di controllo della spesa pubblica con quelle di creare un turn over virtuoso nell’ambito del mercato del lavoro”, ha sostenuto Duraccio.
“In questo senso la valorizzazione della previdenza complementare e il miglioramento delle condizioni che favoriscano la staffetta generazionale devono considerarsi prioritari”, ha spiegato ancora.
Sulle “‘Misure a sostegno delle politiche per il lavoro’ si ritiene necessario favorire la creazione di un sistema nel quale l’attenzione rivolta ai disoccupati e ai soggetti fruitori di misure di sostegno al reddito non sia mirata soltanto ad assicurare loro mezzi di sostentamento ma anche a favorire quanto prima una nuova occupazione. La riforma delle politiche attive, così come inserita nel Pnrr, è intesa come riforma dell’intero sistema e denota la volontà di rafforzare la collaborazione tra il sistema pubblico e quello privato, di valorizzare i centri per l’impiego, nonché di introdurre precisi strumenti quali il programma di garanzia di occupabilità dei lavoratori (Gol)”, ha sostenuto ancora Duraccio.
“Far funzionare concretamente le politiche attive, cosa mai successa al momento, deve essere -ha spiegato Duraccio- obiettivo primario. Affinché funzioni, sarà fondamentale delineare un’efficiente rete degli operatori dei servizi al lavoro con una integrazione più strutturata tra soggetti pubblici e privati. In particolare, poiché nell’ambito dei centri per l’impiego si riscontra ancora un sottodimensionamento dell’organico ed un gap infrastrutturale, è necessario coinvolgere maggiormente le Agenzie per il lavoro – che sono a tutti gli effetti parte della rete nazionale dei servizi per le politiche del lavoro, ai sensi della disciplina di cui all’art. 1 del decreto legislativo n. 150 del 2015 – con un’operazione sinergica volta all’attuazione delle politiche attive”, ha spiegato ancora il vice presidente dei consulenti del lavoro.
“Bisogna favorire il più possibile -ha rimarcato Duraccio- la diffusione degli operatori privati su tutto il territorio nazionale, riscrivendo i requisiti tecnico-organizzativi e strutturali previsti dalle norme per l’accreditamento ai servizi al lavoro sia nazionali (Anpal) che regionali. Le linee guida del Programma Gol vengono stabilite a livello nazionale, ma l’attuazione delle stesse resta in capo alle singole Regioni e le Province Autonome, pertanto, nell’ambito dei servizi garantiti, è necessario evitare una differenziazione sistematica degli iter di intervento nonché sovrapposizioni tra strumenti aventi le medesime finalità. In conclusione, ferma restando la facoltà delle Regioni di stabilire le attività volte a garantire il rispetto degli standard stabiliti a livello nazionale, è fondamentale garantire uniformità dei servizi su tutto il territorio nazionale, sia in termini quantitativi che qualitativi”, ha concluso Duraccio.