Palamara dichiara.
Il mio patteggiamento non è ammissione colpe, avanti con battaglia per giustizia più giusta’
“Preso atto che è venuta meno qualsiasi forma di corruzione come ho sempre dichiarato e sostenuto sin dall’inizio di questa incredibile vicenda, senza ammettere alcuna colpevolezza anche in relazione alla nuova fattispecie di traffico di influenze illecito, ho ritenuto di dover accedere ai riti alternativi previsti dalla riforma Cartabia”. A dirlo all’Adnkronos l’ex magistrato Luca Palamara dopo che la procura di Perugia ha riqualificato l’accusa nei suoi confronti da corruzione a traffico di influenze illecite. Palamara alla luce dei nuovi elementi ha avanzato richiesta di patteggiamento a un anno con l’ok dei pm. Ora è attesa la decisione dei giudici.
“Una scelta per essere ancora più libero nel portare avanti una battaglia di verità e farmi portatore di proposte e di idee per una giustizia più giusta come chiedono tanti cittadini. Una cosa e’ certa – sottolinea Palamara – che contrariamente a quanto sostenuto da alcuni organi di stampa il 29 maggio del 2019, che hanno così disinformato l’opinione pubblica, non c’e’ mai stata alcuna corruzione al Csm”.
“La modifica dell’imputazione consegue ad una serie di contatti intercorsi con la difesa di Palamara che aveva prospettato la possibilità di definire non solo il processo pendente presso il primo collegio ma anche quello appena avviato in udienza preliminare che pure vede Palamara imputato di corruzione. L’ufficio si è determinato nel senso indicato perché in tal modo – si legge in una nota firmata dal procuratore di Perugia Raffaele Cantone – in linea con lo spirito della recente riforma Cartabia, possono rapidamente definirsi due procedimenti di particolare complessità che avrebbero significativamente impegnato l’ufficio inquirente e quello giudicante nei prossimi anni”.
“La modifica dell’imputazione, con la derubricazione del reato in una fattispecie introdotta solo nel 2012 con la legge anticorruzione che, pur meno grave della corruzione, rientra comunque – si spiega nella nota della Procura – nel novero dei reati contro la pubblica amministrazione, lascia immutato, del resto, il quadro delle acquisizioni investigative compiute nel corso degli anni dell’ufficio ed appare altresì coerente con un recentissimo orientamento della Cassazione, espresso nel novembre del 2021 nel procedimento contro un ex sindaco di Roma. In quella occasione, la Suprema Corte aveva proceduto a riconfigurare la contestazione di corruzione, elevata nei confronti dell’ex sindaco, affermando dovessero qualificarsi come traffico di influenze illecite quei comportamenti con i quali il pubblico ufficiale, in cambio di una utilità promessa o ricevuta, si presta a porre in essere una mediazione illecita per influenzare le decisioni di altri pubblici ufficiali”.