L’acquisizione forzata di Credit Suisse da parte di UBS non costituisce un evento scatenante di fallimenti. Lo ha deciso la scorsa notte il Credit Derivatives Determinations Committee. Il comitato americano di determinazione dei derivati di credito, istituito dalla International Swaps and Derivatives Association, doveva rispondere alla domanda se la ripresa forzata di Credit Suisse decisa a fine marzo avesse creato casi di insolvenza. E alla fine dell’esame la risposta è stata negativa.
Alcuni giorni fa, il CDDC aveva già deciso che l’azzeramento dei bond AT1 di Credit Suisse ordinato dall’Autorità svizzera di vigilanza sui mercati finanziari (Finma) non farà scattare il pagamento delle assicurazioni sul default (il cds) per i titolari di altri bond subordinati del gruppo, che è stato acquistato da UBS.
Il 19 marzo scorso, la Finma aveva chiesto, nell’ambito dell’acquisizione di Credit Suisse da parte di UBS, che i bond AT1 della banca per un ammontare totale di quasi 16 miliardi di franchi fossero dichiarati senza valore. Da allora, oltre 1000 detentori di obbligazioni si sono rivolti al Tribunale amministrativo federale di San Gallo per impugnare questa decisione.
Credit Suisse: fioccano cause contro azzeramento obbligazioni At1
Presso il Tribunale amministrativo federale elvetico di San Gallo cominciano a fioccare le azioni legali di detentori di obbligazioni AT1 di Credit Suisse che si sono visti azzerare i loro titoli dall’Autorità federale di vigilanza sui mercati finanziari Finma, nell’ambito della fusione forzata con Ubs orchestrata dal Consiglio federale. Finora il Taf ha ricevuto 230 esposti a nome di 2500 persone che si sono riunite per attaccare in giustizia la decisione della Finma, ha indicato un portavoce del Tribunale amministrativo federale all’agenzia Awp in relazione a una notizia diffusa dalla Reuters. Il Taf non fornisce alcun dettaglio supplementare nella misura in cui si tratta di questioni giuridiche in corso che “il tribunale tratterà quando lo deciderà”.
Come noto la decisione dell’autorità di vigilanza elvetica di cancellare completamente il valore dei titoli, per un ammontare di 16 miliardi di franchi, ha anche messo in difficoltà l’intero mercato dei valori in questione. Gli AT1 (Additional Tier 1) sono titoli di debito emessi dalle banche, che appartengono alla categoria di strumenti finanziari definiti come “strumenti di patrimonializzazione” (o “strumenti di capitale ibrido”), dalle norme internazionali di Basilea III volte a migliorare la solidità degli istituti a scongiurare crisi finanziarie. Si tratta di titoli a rendimento più elevato di altri, perché esposti a rischi maggiori: in caso di un evento scatenante, come un salvataggio statale, gli AT1 possono infatti prevedere clausole di “write-off” (cioè di cancellazione contabile) o di conversione in azioni.
Nel caso di Credit Suisse molti investitori si aspettavano probabilmente una conversione in azioni (il cui valore è crollato, ma è ancora reale: 80 centesimi attualmente), non però un azzeramento. Per questo motivo gli esposti nei confronti della Finma si stanno moltiplicando. È inoltre di ieri la notizia secondo cui anche dipendenti di Credit Suisse vorrebbero intentare una causa contro l’Autorità federale di vigilanza sui mercati finanziari per i bonus mancati. Negli ultimi anni avevano ricevuto somme milionarie, cancellate nel salvataggio da parte di Ubs. Gli studi legali Quinn Emanuel e Pallas avrebbero ricevuto varie richieste da manager della banca, ha scritto sul proprio sito web il giornale economico “Financial Times”.