Vale più la libertà di parola o il diritto di non vedere il proprio nome usato in un marchio commerciale senza consenso? E’ quanto dovrà stabilire la Corte Suprema, decidendo sul caso del marchio “Trump troppo piccolo” che un avvocato californiano, Steve Elster, vuole registrare per produrre magliette e altri gadget che mettono alla berlina l’ex presidente americano.
La frase si riferisce ad un famoso scontro fra Trump e il senatore Marco Rubio, che all’epoca erano rivali alle primarie repubblicane per le elezioni presidenziali del 2016. Stufo del nomignolo “little Marco” che gli aveva affibbiato Trump, il senatore della Florida ha ironizzato pubblicamente sulle mani piccole del suo avversario. “E sapete cosa si dice degli uomini con le mani piccole…”, aveva aggiunto Rubio, alludendo ad una parte del corpo maschile che in questo caso sarebbe di piccole dimensioni.
Trump se l’era presa moltissimo. “Guardatele, sono forse piccole? E se, riferendosi alle mie mani, se sono piccole deve esserlo anche qualche cos’altro, vi garantisco che non c’è problema”, aveva affermato piccato, agitando le sue mani davanti alle telecamere durante un dibattito televisivo.
Elster si è visto rifiutare la sua richiesta di registrazione del marchio dall’ufficio competente, l’U.s. Patent and Trademark Office, perché non c’è l’accordo di Trump. Ma la corte d’appello del circuito federale ha dato ragione all’avvocato californiano, affermando che prevale il diritto di criticare funzionari pubblici, sancito dal primo emendamento.
Ora la vicenda arriva alla Corte suprema, che oggi ha accettato di trattare il caso. Contro Elster non si è schierato Trump, ma l’amministrazione Biden che sostiene le ragioni dell’ufficio patenti. Il ragionamento è che Elster può usare dove e come vuole la frase “Trump troppo piccolo” ma senza le tutele commerciali derivanti dalla registrazione del marchio.