Incriminato Il Presidente Donald Trump “E’ una Bufala quella degli scatoloni”
Donald Trump è stato incriminato in relazione ai documenti classificati che ha portato via dalla Casa Bianca al termine del suo mandato come Presidente, ha annunciato lui stesso sui social ieri sera. “La corrotta Amministrazione Biden ha informato il mio legale che sono stato incriminato, a quanto pare sulla Bufala degli scatoloni. Non avrei mai ritenuto possibile che una cosa così potesse accadere a un ex Presidente degli Stati Uniti…sono un uomo innocente”, ha scritto su Truth. Trump dovrà comparire di fronte a una corte federale a Miami martedì pomeriggio.
L’indagine aperta più di un anno fa su Trump non riguarda solo i documenti rimasti in mano sua, a sua conoscenza, ma anche il suo aver ignorato le richieste formali a restituire tutto il materiale classificato ancora in suo possesso e la possibile ostruzione degli sforzi dell’Fbi per fare in modo che i documenti fossero restituiti alla National Archives and Records Administration.
In un primo momento, nel gennaio dello scorso anno, Trump ha restituito 15 scatoloni con oltre 200 documenti classificati. Sollecitati a farlo, lo staff di Trump ha in seguito restituito un’altra trentina di documenti e una lettera in cui si garantiva che dopo una ricerca accurata questo era tutto quello che era saltato fuori. (segue)
Ma l’Fbi era in possesso di informazioni secondo cui c’erano altri documenti riservati in possesso di Trump e ha quindi ottenuto un mandato per la perquisizione della residenza di Mar-a-Lago, avvenuta all’inizio dello scorso agosto. In quella occasione, erano stati ritrovati più di cento altri documenti classificati e top secret.
A Novembre era stato nominato lo Special Counsel Jack Smith per supervisionare l’inchiesta sui documenti e quella sulle azioni di Trump dopo la sconfitta alle elezioni del 2020 per rimanere in carica.
Sono sette i capi di imputazione
Sono sette i capi di accusa formalizzati contro Donald Trump in relazione alla mancata restituzione dei documenti classificati al termine del suo mandato alla Casa Bianca, anticipano i media americani. Fra questi vi è quello della conservazione non autorizzata di documenti classificati (previsto dall’Espionage Act), cospirazione, dichiarazioni false, ostruzione alla giustizia, come ha riferito il suo legale, Jim Trusty. Il Secret Service incontrerà lo staff di Trump per definire le modalità del suo arrivo al tribunale di Miami martedì.
“Questo è davvero un giorno buio per gli Stati Uniti d’America. Siamo un Paese in grave e rapido declino, ma insieme torneremo a fare l’America Grande”, ha aggiunto Trump, ripetendo il suo slogan di sempre.
Il primo atto di accusa federale per un ex Presidente
E’ la seconda incriminazione per Trump, la prima incriminazione federale mai formalizzata per un ex Presidente. A New York è stata formalizzata nei suoi confronti lo scorso aprile l’accusa di falsificazione di documenti fiscali per mantenere segreta la sua relazione extraconiugale durante le elezioni del 2016. Sono in corso a suo carico anche altre inchieste, come in Georgia, sul presunto tentativo di alterare il risultato delle elezioni Presidenziali del 2020 nello Stato. Trump lo scorso novembre ha annunciato la sua intenzione di candidarsi alle prossime elezioni presidenziali.
Il capo di accusa più grave formalizzato nei suoi confronti ora è quello di ostruzione alla giustizia. Gli inquirenti ritengono che dopo la richiesta formale per la consegna dei documenti del maggio dello scorso anno, Trump abbia chiesto al suo staff di spostare alcuni scatoloni di documenti dal posto in cui erano conservati, anche il giorno prima della perquisizione dell’Fbi a Mar-a-Lago.
Un altro elemento su cui lavorano gli inquirenti è la possibilità che Trump abbia mostrato i documenti a terzi o abbia distrutto alcune carte che, come le altre, avrebbero invece dovuto essere consegnate agli archivi nazionali entro l’ultimo giorno del suo mandato alla Casa Bianca.
McCarthy, ‘Biden usa la giustizia come un’arma contro avversario Trump’
Ma i leader repubblicani Senato rimangono in silenzio su incriminazione
“E’ irresponsabile che un presidente incrimini un principale candidato suo avversario”. Così lo Speaker repubblicano, Kevin McCharty, ha accusato Joe Biden di usare il dipartimento di Giustizia “come un’arma” per l’incriminazione di Donald Trump per aver conservato, rifiutandosi di consegnarli nonostante le ripetute richieste, documenti classificati una volta lasciata la Casa Bianca.
“Biden ha tenuto documenti classificati per decenni”, ha aggiunto il leader repubblicano che poi ha detto di stare “insieme ad ogni americano che crede nello stato di diritto, al fianco del presidente contro questa grave ingiustizia”. Oltre a McCain, hanno gridato allo scandalo altro esponenti della leadership repubblicana alla Camera, con la frusta Steve Scalise che parla di “incriminazione farsa” e la presidente della conferenza Gop, Elise Stefanik, che la definisce “l’esempio estremo dell’uso politico illegale e senza precedenti del governo federale contro l’avversario principale di Biden, Donald Trump”.
Diversa però la reazione al Senato dove, a parte l’exploit del neo senatore trumpiano J.D. Vance che afferma che Biden “sta cercando di rubare” anche la prossima elezione, il leader della minoranza Mitch McConnell e gli altri esponenti della leadership stanno mantenendo un eloquente silenzio.
Trump incriminato per carte segrete, cosa succede ora?
Per la seconda volta in meno di due mesi, Donald Trump viene incriminato, ma questa volta si tratta di una incriminazione federale nell’ambito dell’inchiesta per i documenti classificati che ha portato via una volta lasciata la Casa Bianca e che per mesi si è rifiutato di consegnare. E’ stato lo stesso ex presidente ad annunciare l’incriminazione, in un video in cui si è dichiarato “innocente” ed ha parlato di “giorno buio” per l’America, che dovrà essere formalizzata martedì prossimo a Miami. Vediamo quali potranno essere i prossimi sviluppi legali.
L’udienza di Miami
L’ex presidente è stato convocato presso la Corte Distrettuale di Miami, martedì prossimo alle 3 del pomeriggio. Questo significa che Trump, che è sotto la costante sorveglianza del Secret Service, non sarà arrestato. Di fronte al giudice federale gli saranno notificate le accuse, e gli sarà richiesto di dichiararsi colpevole o innocente. Al termine, una volta ascoltata accusa e difesa, il giudice deciderà le condizioni per la libertà dell’imputato, che potrebbe essere sottoposto a vincoli e limitazioni di viaggio.
Quali sono le accuse ?
Prima dell’udienza di martedì rimane quindi segretato l’atto di accusa contro Trump, ma secondo fonti informate l’ex presidente deve rispondere a sette capi di imputazioni, compreso il possesso illegale di segreti governativi, intralcio al corso della giustizia e complotto. Intervistato dalla Cnn, l’avvocato di Trump, Jim Trusty, ha detto che la convocazione della corte fa immaginare che vi sia anche l’accusa di aver violato l’Espionage act per essersi rifiutato di consegnare i documenti classificati. Trump potrebbe essere stato incriminato anche per false dichiarazioni a riguardo.
Se un tempo l’idea che un ex presidente degli Stati Uniti potesse fronteggiare un’incriminazione era impensabile, ora la cosa è stata completamente sdoganata da Donald Trump – che per giunta è di nuovo candidato alla Casa Bianca – arrivato alla sua seconda incriminazione. Questa volta federale per la vicenda dei documenti classificati portati via dalla Casa Bianca e ritrovati, dopo mesi di braccio di ferro legale, dall’Fbi a Mar-a-Lago.
Se è ancora troppo presto per dire con certezza quale effetto questa nuova svolta giudiziaria possa avere sulla candidatura di Trump, quello che si può sottolineare è che la prima incriminazione – da parte di una corte dello stato di New York per la vicenda legata ai soldi pagati alla porno star Stormy Daniels – non lo ha indebolito nei sondaggi, ma ha anzi rafforzato le sue posizioni.
Ora però la situazione potrebbe essere diversa: secondo un recente sondaggio di YouGov il 65% degli americani – tra i quali il 42% di repubblicani – considera “un grave crimine” aver portato via documenti dalla Casa Bianca ed aver ostacolato i tentativi del governo di riprenderli. Ed una percentuale ancora più alta, il 63%, considera che questo grave crimine squalificherebbe un candidato presidenziale. A questo punto però la percentuale degli elettori repubblicani scende al 21%.
Numeri che gli analisti interpretano come un segnale che l’incriminazione potrebbe creare di problemi a Trump a livello di primarie repubblicane, ma che se riuscirà a vincere la nomination il fatto che il tycoon sia stato incriminato non impedirà alla netta maggioranza degli elettori repubblicani di votare per lui. Bisogna infatti ricordare che dal punto di vista legale l’incriminazione, ed teoricamente neanche una condanna, limitano in alcun modo la possibilità dell’ex presidente di partecipare all’agone elettorale.
Se questo è per quanto riguarda la risposta della base e degli elettori Gop, un discorso diverso bisogna fare per gli esponenti del partito repubblicano, compresi i, non pochi, che sono scesi o stanno scendendo in campo per sfidare Trump nelle primarie. Da quando è stata data, dallo stesso ex presidente, la notizia della sua incriminazione, si moltiplicano le dichiarazioni di leader repubblicani che la denunciano come il tentativo di Joe Biden di usare la giustizia come un’arma contro il suo principale avversario alle prossime presidenziali.
Al coro si è aggiunto anche Ron DeSantis, governatore della Florida e principale avversario di Trump alle primarie, che però è stato molto attento a denunciare la parzialità e illegalità del comportamento dell’amministrazione democratica, senza però difendere esplicitamente il suo avversario nella corsa per la nomination Gop. E tra i candidati alle primarie c’e’ anche chi si è, già spinto, oltre chiedendo a Trump di fare un passo indietro: “mentre Donald Trump ha il diritto alla presunzione di innocenza, l’inchiesta criminale in corso sarebbe una grande distrazione”, ha detto l’ex governatore dell’Arkansas, Asa Hutchinson.