NEWS > 18 Luglio
DUEMILA23

Marina Berlusconi scatena la tempesta: ‘Papà perseguitato anche dopo la morte’

Marina Berlusconi dichiarazioni pesanti contro i giudici e contro la Magistratura. A poco più di un mese dalla morte del...

IN QUESTO ARTICOLO

Marina Berlusconi dichiarazioni pesanti contro i giudici e contro la Magistratura.

A poco più di un mese dalla morte del padre Silvio Berlusconi e dopo la decisione di Forza Italia di includere il suo nome nel simbolo del partito, Marina Berlusconi rompe il silenzio in una lettera pubblicata su Il Giornale. La presidente di Fininvest e Gruppo Mondadori prende pubblicamente posizione contro quello che definisce “una persecuzione” nei confronti dell’ex presidente del Consiglio, riferendosi all’inchiesta della Procura di Firenze sulle presunte connessioni tra il padre e le stragi del 1993.

Lo sfogo di Marina Berlusconi arriva in seguito alla notizia della perquisizione dell’abitazione di Marcello Dell’Utri, che è stato notificato di un nuovo avviso di garanzia. Secondo i documenti trapelati, i pubblici ministeri accusano l’ex manager di Publitalia di aver istigato e sollecitato il boss mafioso Giuseppe Graviano ad organizzare e perpetuare la campagna di stragi, allo scopo di favorire l’affermazione di Forza Italia, partito fondato da Silvio Berlusconi, al quale Dell’Utri avrebbe dato un contributo significativo.

La presa di posizione di Marina Berlusconi deriva da tutto ciò.

Ecco il testo integrale della lettera:

Caro direttore,

ma la guerra dei trent’anni non doveva finire con Silvio Berlusconi?

Dopo di lui, il tema della giustizia non avrebbe dovuto tornare alla normalità? Purtroppo, non è così.

Solo un mese dopo la sua scomparsa, la Procura di Firenze riprende impavida la caccia a Berlusconi, accusandolo di essere coinvolto con la mafia. Nel frattempo, il conflitto tra magistratura e politica nel Paese è più vivo e violento che mai.

Siamo intrappolati in un gioco assurdo che ci costringe a ripartire sempre dal punto di partenza. È una sensazione scoraggiante perché sembra che ogni tentativo di riforma sia motivo di scontro frontale, indipendentemente dai contenuti stessi.

Voglio essere chiara: spetta solo alla politica e alle istituzioni, nel rispetto della Costituzione, affrontare problemi gravi come questo.  Tuttavia, sento la necessità di portare una testimonianza e una denuncia, prima di tutto come figlia: la persecuzione di cui mio padre è stato vittima, che non ha avuto il pudore di fermarsi nemmeno dopo la sua morte, credo incarni molte delle patologie e delle aberrazioni che affliggono la nostra giustizia. È una storia in cui una parte della magistratura, anche se piccola, si trasforma in una casta intoccabile e diventa un soggetto politico, il cui unico scopo è diffamare gli avversari, veri o presunti. Ecco come certi pubblici ministeri invertano completamente il percorso che la ricerca della verità dovrebbe seguire. Partono da un teorema, anche se assurdo, e adattano la realtà dei fatti a quel teorema, distorcendola anche, solo per dimostrare la validità del teorema stesso. Alla fine, non importa se il teorema non trova il minimo riscontro. Nel frattempo, i media amici avranno diligentemente pubblicato le carte d’accusa, anche quelle teoricamente segrete, facendo di tutto per presentare le ipotesi come se fossero verità assolute.

L’avviso di garanzia serve solo a mettere immediatamente l’indagato alla gogna: Seguiranno le solite intercettazioni, anche le più lontane dal tema dell’inchiesta. Tutto ciò serve a costruire la condanna mediatica, quella che interessa loro davvero, prima ancora che il teorema dell’accusa venga valutato da un giudice imparziale. È un meccanismo diabolico, questa tenaglia tra pubblici ministeri e giornalisti complici, che distrugge la vita delle persone coinvolte e influisce sulla vita democratica del Paese, come abbiamo visto nel caso di mio padre.

Avvelena l’atmosfera, calpesta i principi costituzionali più sacri. Eppure, lo dico con tutta l’amarezza che posso provare, è un meccanismo diabolico ed estremamente efficace. Una condanna a una pena perpetua, anche senza prove, anche senza una sentenza, anche dopo la morte stessa ora basta.

CONDIVIDI

Leggi Anche