Finalmente dopo pressioni da parte del Governo, Patrick Zaki è libero .
Nella giornata di mercoledì, il ricercatore Patrick Zaki è stato rilasciato dalla Direzione di polizia di Nuova Mansura, in Egitto, dopo aver ricevuto una grazia presidenziale. L’annuncio ha riempito di gioia sia Zaki che i suoi cari, presenti per abbracciarlo dopo un periodo di detenzione durato ben 22 mesi.
Subito dopo aver stretto la mano a un uomo della sicurezza, Patrick Zaki ha abbracciato calorosamente la madre Hala, la fidanzata Reny Iskander, la sorella Marise e il padre George. A 32 anni, il giovane ha dichiarato: “Ora sono libero, penso a tornare in Italia il prima possibile, speriamo che avvenga presto”. La gratitudine dell’uomo verso l’Italia, paese che gli è stato vicino in questo difficile percorso, è evidente. Il ministro Antonio Tajani ha sottolineato il ruolo chiave giocato dall’Italia per l’ottenimento della grazia, contribuendo così a riunire Zaki con i suoi cari e a proiettarlo verso un futuro di libertà.
Zaki ha espresso il desiderio di ritornare a Bologna, dove ha studiato e stretto legami significativi con colleghi e amici durante il master in Studi di genere presso l’Università di Bologna. Tuttavia, prima di raggiungere la sua amata città, ha rivelato di dover fare un breve ritorno al Cairo.
L’organizzazione per i diritti umani Amnesty International Italia ha accolto con entusiasmo la notizia del rilascio di Zaki. Riccardo Noury, portavoce dell’organizzazione, ha commentato: “Ottima notizia. Ora auspichiamo che possa presto beneficiare della libertà di viaggiare e che questa comprenda ovviamente quella di viaggiare dall’Egitto ma anche di tornarvi ogni volta che lo desidererà”. Il rilascio di Patrick Zaki è stato il frutto di una battaglia legale durata a lungo, ma le speranze di una piena libertà di movimento per il giovane restano ancora vive.
La vicenda di Zaki ha inizio nel febbraio del 2020, quando fu arrestato all’aeroporto del Cairo durante una visita nel suo paese natale, dopo aver trascorso un periodo di vacanza dall’Italia. Durante la sua detenzione, ha continuato a essere sotto processo e ha dovuto assistere alla sua laurea in videocollegamento, ottenendo un prestigioso voto di 110 e lode al master di Bologna, nonostante le difficoltà della situazione.
La condanna di Zaki è giunta martedì dalla Corte d’emergenza di Mansoura, con l’accusa di “diffusione di notizie false sulle condizioni interne del Paese” a causa di un articolo riguardante i diritti dei cristiani copti pubblicato nel 2019. Tuttavia, grazie all’intervento del presidente Abdel Fattah Al Sisi, la grazia è stata concessa, ponendo fine alla detenzione di Zaki.
Ora, il giovane ricercatore spera di poter tornare a Bologna, riabbracciando la sua comunità accademica e gli amici che lo hanno sostenuto in questi difficili momenti. La sua storia è diventata un simbolo di lotta per i diritti umani, e Amnesty International auspica che possa finalmente viaggiare liberamente, potendo tornare in Egitto ogni volta che lo desidera, senza alcun ostacolo alla sua libertà.