Anna Premoli è da anni una delle autrici di romance molto acclamate e amate dal pubblico italiano.
Il successo dei suoi romanzi risiede nell’abilità di creare personaggi memorabili nei quali i suoi lettori riescono ad entrare in empatia tanto da considerarli degli “amici” dai quali è difficile distaccarsene. Economista di professione e scrittrice per passione, Anna Premoli ammalia tutti con la sua scrittura densa di emozioni. I suoi romanzi sono in grado di scaldare il cuore dei suoi lettori infondendo loro ottimismo nei confronti delle relazioni sentimentali.
Di recente Anna Premoli è tornata in libreria con “In amore vince chi rischia” edito da Newton Compton, un romanzo che affronta la tematica del rischio e del coraggio di osare nella propria vita per vivere a pieno in piena libertà e in coerenza con i propri ideali, passioni e sogni. Rebecca e Niel sono i protagonisti di una commedia romantica che vi farà sorridere, innamorare. Vi guideranno in un’inedita avventura nell’universo dei sentimenti, anche quelli contrastanti con i quali si fa fatica a convivere.
In questa esclusiva intervista Anna Premoli ci parla del ruolo del rischio nella nostra esistenza e di quanto determinate dinamiche e fattori come il passato sono in grado di condizionare le nostre relazioni sentimentali.
Partiamo dall’origine, com’è nata l’idea di creare i personaggi di Rebecca e Niel che rimangono impressi nella memoria dei lettori?
Rebecca e Niel erano stati due personaggi secondari in due romanzi differenti, Tutti i difetti che amo di te e Finché amore non ci separi, risalenti a un po’ di anni fa, ormai. Mi erano però rimasti in testa, e le loro strade, sulla carta così differenti, mi sono parse invece molto compatibili, tant’è che mi sono finalmente decisa a farli incontrare in questo nuovo romanzo.
La tematica centrale del tuo libro è la capacità di rischiare che è insita in ogni essere umano. Qual è il tuo concetto di rischio e che tipo di rapporto hai con esso?
Di professione sono un’economista e il binomio rischio/rendimento è profondamente radicato in me. Non solo, ho persino scritto la mia tesi sulle modalità di calcolo del rischio tramite il relative Var. Ma per quanto alla mia testa di economista sia ben chiaro che non ci possa essere guadagno senza una certa dose di “volatilità”, a quella di semplice essere umano spesso il concetto di rischio induce timore. A lungo nella mia vita ho cercato di evitarlo, dove non fosse strettamente necessario. Negli ultimi anni sono invece più “coraggiosa”, se così vogliamo dire, e affronto il rischio con lo spirito giusto: con attenzione, ma sapendo che spesso nasconde grandi opportunità.
Dalla lettura del tuo libro e, dalla visione cinica che Rebecca ha nei confronti dell’amore, emerge che questa epoca in cui è possibile incontrare l’altro sesso grazie ai siti e le app di incontri è difficile instaurare relazioni significative. Tu cosa ne pensi al riguardo?
Non ho avuto esperienze dirette perché vengo ancora dall’epoca precedente, quella in cui si doveva fare lo sforzo per conoscere le persone vis a vis, ma ho letto molto e seguito parecchio il modo in cui si sono evolute le app di dating. Oggi, per esempio, alcune applicazioni sono persino in grado di suggerirti le risposte più efficaci da scrivere on line, per fare colpo, con il risultato che serve molto poco sforzo per comunicare con un numero altissimo di persone. E dove ci sono così tante opzioni, per assurdo non può esserci quella scintilla speciale che deriva dall’unicità. Temo che le app di dating finiscano per livellarci tutti, rendendoci perfettamente intercambiabili.
Rebecca ha delle questioni irrisolte con il suo passato e queste le impediscono di lasciarsi andare nella sua vita sentimentale. Quanto e in che misura il passato è in grado di influenzarci in amore?
Purtroppo il nostro passato ci condiziona più di quanto vorremmo ammettere, specie una volta arrivati all’età adulta. Ci piacerebbe fossimo distaccati da quanto ci è successo, indipendenti dal modo in cui siamo stati cresciuti, eppure quello con il nostro passato familiare e affettivo è un legame molto forte, destinato a condizionarci. Esserne coscienti è il modo migliore di affrontare le sfide future.
La razionalità è spesso nemica delle emozioni più autentiche che si fa fatica a riconoscere e accettare così come accade al personaggio di Rebecca. Meglio una vita di rimpianti o una di rimorsi?
Non credo esista una risposta universale; dipende molto dal carattere di ognuno di noi. Rebecca si è costruita tutta una vita, affidandosi alla sua razionalità. Anzi, barattando le emozioni forti con quelle prevedibili e rassicuranti suggerite dal suo lato razionale. Per lei, almeno in un primo momento del romanzo, il rimpianto batte nettamente un ipotetico rimorso.
“In amore vince chi rischia” è ricco di personaggi secondari. C’è qualcuno al quale sei particolarmente affezionata e perché?
Credo che sia la madre di Rebecca che il suo assistito, il signor Layne, raccontino molto bene con le rispettive vicende quanto sia importante a ogni età avere compagnia, non arrendersi a invecchiare da soli e giustamente pretendere una certa qualità della vita, a prescindere dall’età. Ecco perché hanno un posto speciale nel mio cuore.
Possiamo sperare in una futura storia da te scritta con protagonista un personaggio che abbiamo conosciuto in questo libro?
Sono molto intrigata da Max, la collega di Niel, perché l’idea di una donna alle prese con un lavoro solitamente considerato maschile e molto fisico ha tante potenzialità narrative. Prima o poi vorrei poter entrare nella sua testa e scoprire cose le riserverà il futuro.