Esiste una Costituzione quando c’è un sovraffollamento carcerario e un sottorganico della polizia penitenziaria e un sistema giudiziario inesistente?
“Amiamo Nordio per quello che ha scritto e detto prima di diventare ministro e per la sua generosità nella campagna referendaria promossa dal Partito Radicale e dalla Lega.
Amiamo Nordio, l’intellettuale, a riprova che se politica è cultura, cultura è politica, come ci ricordava Marco Pannella.
Amiamo il Nordio che non fa sconti a niente e nessuno. E quindi non potremmo amare Carlo Nordio se cominciasse a fare sconti a se stesso, cioè se l’intellettuale cedesse le sue convinzioni a ragioni nemmeno di Stato ma di governo.
Il che comunque non ci farebbe smettere di continuare a lottare per le cose che Carlo Nordio diceva e scriveva prima di diventare ministro”. Inizia così l’intervento di Maurizio Turco, segretario del Partito Radicale, alla conversazione domenicale su Radio Radicale.
“Non siamo delusi – prosegue – perché abbiamo imparato a non illuderci.
Carlo Nordio è stata una occasione mancata?
Se così sarà, continueremo a cercare di creare altre occasioni. La morte di Susan che si lascia morire lentamente nel carcere di Torino o le decine che ogni anno si suicidano, o ancora gli agenti che si suicidano, sono la fotografia di un’istituzione dello Stato che scardina alla radice i presupposti che lo Stato italiano sia fondato sullo Stato di diritto. In questo senso, il carcere altro non è che una delle manifestazioni del regime antidemocratico nel quale viviamo, così come studiato, analizzato e denunciato da Marco Pannella”. Per lui, “né i problemi del carcere si risolverebbero liberando chi deve scontare ancora pochi mesi. Si alleggerirebbe la vita interna alle carceri per poco tempo, dato che il carcere è la concreta conseguenza della ormai ben nota giustizia all’italiana”.
“Solo noi, solo il Partito Radicale ha convinzione, forza, storia e durata per cambiare registro nella lotta per la giustizia giusta. Non siamo più negli anni ’80 quando le carceri erano visitate solo dai deputati del Partito Radicale o da qualche associazione caritatevole. Ormai ci sono una miriade di organizzazioni e istituzioni che controllano la vita in carcere e magari riescono ad alleviare la vita di qualche singolo detenuto. E tutti gli altri? Così come sono, siamo stati i primi, vent’anni fa, a incrociare i dati tra capienza regolamentare delle carceri e presenza di detenuti concependo l’indice di illegalità e disumanità delle carceri – ricorda Turco -. Tutto questo ci ricorda quotidianamente che il carcere è il luogo dove la putrefazione della Costituzione è massima, ed è una putrefazione che emana dalle aule dei Tribunali che applicano le leggi, e dal Parlamento che le leggi le scrive. Non siamo come quelle organizzazioni che, certamente inconsapevolmente e non per scelta, vivono grazie allo status quo”.
“Il Partito Radicale ha quindi l’onere, che è una sua caratteristica fondante, di immaginare e concepire uno scontro vero con il Parlamento, affinché si riappropri dei poteri previsti dalla Costituzione e li eserciti per riformare la giustizia. Poteri ai quali ha indebitamente rinunciato su pressione della magistratura e di alcune forze politiche senza cultura politica e democratica”, dice ancora Turco prima di concludere dicendo che “uno scontro che dobbiamo incardinare sul fatto che il sovraffollamento carcerario, il sottorganico della polizia penitenziaria, l’insufficienza dei servizi sanitari e delle attività di recupero, sono da decenni un fatto strutturale, una vera e propria politica portata avanti da decenni e da tutti i governi”.