Negli ultimi tempi si parla spesso di phubbing considerandola una modalità negativa di comunicazione e interazione sociale che rischia di allontanare le persone attorno a noi.
Questa parola è stata coniata nel 2013 da uno studente di marketing in Australia, Alex Haigh che ne ha studiato per primo gli effetti dannosi per la psiche e le relazioni umane.
Il termine phubber indica proprio chi snobba gli altri per stare al cellulare a controllare mail, notifiche dei social o a chattare. Il phubbee è colui che subisce le conseguenze di vedersi improvvisamente ignorato.
Quali sono gli effetti del phubbing
Questo fenomeno ha degli effetti negativi anche sulle relazioni sentimentali. Il phubbing infatti dilaga la sensazione spiacevole di sentirsi soli anche se si sta in compagnia. La qualità della relazione e della comunicazione con l’altro non è più di qualità per cui spesso le persone quando interagiscono con gli altri non si sentono considerate, comprese e soddisfatte.
Quando si subisce il phubbing infatti il nostro umore cambia e si abbassa anche il proprio livello di autostima. Invece per quanto riguarda chi lo pratica alla base vi è una vera e propria dipendenza dal cellulare e la paura di sentirsi esclusi dal mondo virtuale perdendosi una notifica, un messaggio o una notizia. È come se la persona in questione non riesca a comprendere quale sia il limite tra la vita vera e quella fittizia che viene creata grazie social media. Ciò genera ansia, frustrazione, insoddisfazione e depressione.
A lungo andare questo fenomeno crea un vero e proprio isolamento sociale e una sensazione inspiegabile di abbandono e di esclusione, sia per chi lo pratica che per chi lo subisce. È la testimonianza di quanto molto spesso la tecnologia invece ci unirci tende ad allontanarci gli uni dagli altri. Può avere degli effetti devastanti nelle relazioni famigliari soprattutto nel rapporto con i propri figli. Stando al cellulare infatti si rischia di ignorarli.
Ne consegue che il proprio figlio non si sente degno di attenzione e cura. Inoltre stare al cellulare davanti ai propri figli non è per loro da esempio. Vedendo i propri genitori impegnati in questa negativa abitudine si crea anche in loro una potenziale dipendenza dal dispositivo elettronico.
Cosa fare per contrastare il phubbing
Per contrastare al meglio questo fenomeno e limitarne gli effetti negativi bisognerebbe creare una sorta di e limite e autodisciplina nei confronti del mondo virtuale. Bisognerebbe autodisciplinarsi decidendo di controllare le ore quotidiane che si trascorrono al cellulare e cercare di ridurle il più possibile. Serve per capire se quel tempo che perdiamo davanti allo schermo dello smartphone è davvero utile e di qualità.
Creare un certo distacco dallo smartphone serve infatti per acquisire la consapevolezza di ciò che è davvero importante per noi durante la giornata. Sarebbe quindi opportuno stabilire delle buone e sane abitudini come quella di evitare di usare il cellulare quando si è a tavola o ad un evento sociale.
Quando si esce in compagnia della famiglia e degli amici bisognerebbe tenere il cellulare in borsa e disattivare la connessione dati per godersi il più possibile la “dimensione del qui e ora” senza lasciarsi tentare e distrarre dall’arrivo di notifiche e messaggi di chat ma godendo a pieno della compagnia delle persone reali impegnati in attività piacevoli e concrete.