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Salario minimo: Renzi, ‘per combattere povertà servono leggi non slogan’

‘Con rdc figlio dello stesso marchio di fabbrica dei Cinque stelle’ “Come si combatte davvero la povertà? Servono leggi, non...

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‘Con rdc figlio dello stesso marchio di fabbrica dei Cinque stelle’

“Come si combatte davvero la povertà? Servono leggi, non slogan. Una riflessione controcorrente nel mio editoriale di oggi sul Riformista”. Inizia così sui social Matteo Renzi, leader di Italia viva e direttore editoriale del Riformista riproponendo il suo editoriale sul salario minimo. “Con l’avvento del grillismo in Italia la povertà è diventata strumento di consenso – spiega l’ex presidente del Consiglio -. Proprio mentre gli economisti alla Esther Duflo vincevano il Premio Nobel spiegando come la lotta contro la povertà richiedesse sforzi educativi, sanitari, culturali, i populisti nostrani inauguravano una stagione in cui la lotta alla povertà andava annunciata, non combattuta, andava fatta con gli slogan e non con la politica”.

Per Renzi, “c’è un filo rosso tra il Luigi Di Maio che, attorniato dai colleghi grillini, annuncia dalla terrazza di Palazzo Chigi ‘abbiamo abolito la povertà’ e il Giuseppe Conte che, attorniato dai colleghi del campo largo, spiega in Sala Verde che il disegno di legge sul salario minimo è lo strumento risolutivo per contrastare la povertà. Tra il Di Maio del terrazzo e il Conte della Sala Verde ci sono due piani di distanza fisica e cinque anni di distanza temporale. Ma il ragionamento è identico”.

“Guardate le accuse populiste di chi mi dice: non sei andato all’incontro sul salario minimo perché a te dei poveri non interessa. Chi fa proposte irrealizzabili non si interessa dei poveri: li strumentalizza – scrive ancora il numero uno di Italia viva -. Chi scrive una legge come quella sul reddito di cittadinanza, vera manna per i truffatori e per chi vive di voto di scambio, non si interessa dei poveri: li strumentalizza. Chi l’11 agosto fa passerelle sui tg ma poi rimanda la palla al Cnel, cioè all’organismo più inutile della storia, non si interessa dei poveri: li strumentalizza. Chi firma una proposta di legge in cui il salario minimo ha bisogno di un fondo pubblico pagato dal contribuente italiano, non si interessa dei poveri: li strumentalizza”.

“Combatte la povertà, invece, chi aumenta i salari abbassando le tasse sul lavoro. Perché gli altri comunque uno stipendio buono lo portano a casa e va aiutato il ceto medio a non scendere sotto la soglia della povertà. Combatte la povertà chi chiede il Mes sanitario per abbattere le liste d’attesa. Perché gli altri comunque possono accedere alla sanità privata, sono i poveri che attendono mesi per i risultati di una biopsia. Combatte la povertà chi crea le condizioni perché aumentino i posti di lavoro. Aiutare le aziende ad assumere non significa sostenere ‘i padroni’, ma significa combattere la povertà. E per non avere stipendi da fame, la soluzione è detassare integralmente tutti i denari che vanno negli stipendi degli operai, degli impiegati, del ceto medio. Combatte la povertà chi fa politica, non chi si accontenta di slogan. Il dibattito sul reddito di cittadinanza e il salario minimo è figlio dello stesso impianto culturale non a caso marchio di fabbrica dei Cinque Stelle. Chi vuole combattere la povertà abbassa le tasse alle imprese, aumenta gli investimenti in cultura e sanità, chiude la stagione dei sussidi. In una parola: chi vuole combattere la povertà fa politica, non si limita agli slogan”, conclude Renzi.

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