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“L’incontro al buio” di due solitudini nel romanzo di Simone Rausi

La vita è ricca di colori con i quali esprimiamo il mondo che ci circonda e quello che custodiamo dentro...

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La vita è ricca di colori con i quali esprimiamo il mondo che ci circonda e quello che custodiamo dentro di noi, ricco di stati d’animo ed emozioni.

Ne sa qualcosa Nina la protagonista de “Il colore delle cose non dette” di Simone Rausi, edito da Rizzoli. La giovane Nina è una grande appassionata di colori con i quali, oltre a lavorare come grafico, definisce tutto ciò che fa parte del suo mondo che da mesi non è più quello di prima. Da quando suo fratello Samuele è morto in un incidente stradale vi è una netta separazione tra il “prima” e il “dopo” nella sua esistenza che ha deciso di vivere chiudendosi nel suo dolore tra le quattro mura di una mansarda del condominio di via delle Cave.

Inaspettatamente una sera riceve un messaggio da un numero sconosciuto che la inviterà a parlare con lei di suo fratello e a rispondere ad una serie di domande su un metodo psicologico che serve per conoscere meglio l’altra persona. L’arrivo di questo sconosciuto nella sua esistenza la sconvolgerà non poco, soprattutto perché questa persona misteriosa vive nel suo stesso condominio ed era innamorata di suo fratello. Presto capirà che condividere il dolore con questa persona misteriosa l’aiuterà ad accettarlo e definirlo.

Questo “incontro al buio” le insegnerà tanto e soprattutto contribuirà a dare un senso e un significato al suo modo di vivere il dolore spronandola a reagire. “Il colore delle cose non dette” è un romanzo che parla dell’incontro di due solitudini diverse che però nel confronto e nel dialogo riescono a trovare punti di incontro e similarità. È una lettura che resta impressa nella memoria dei lettori e che insegna che spesso non si conoscono davvero le persone come credevamo, nemmeno quelle più care perché ogni persona è ricca di sfumature tutte da esplorare e mai dare per scontato.   

Di com’è nata l’ispirazione per la scrittura di questa storia avvincente e del mondo dei colori con i quali definiamo ciò che ci circonda e il mondo quello interiore conversiamo in questa intervista con Simone Rausi, giornalista e creativo.

Com’ è nata l’ispirazione per scrivere questo romanzo molto toccante che affronta come tematiche la solitudine e il dolore legato ad un lutto?

In realtà, tutta la storia di Nina e dei condomini di via delle Cave è arrivata solo dopo aver visto un video. Una giornalista del New York Times raccontava di aver sposato la persona con cui ha realizzato “l’esperimento” delle 36 domande di Aron, il metodo scientifico per “innamorarsi di chiunque” e mi è sembrato incredibile come si potesse creare una cosa tanto irrazionale come un sentimento attraverso un percorso ragionato. Questo però non è un romanzo d’amore. È un romanzo sull’intimità e la condivisione tra due persone. Nina e il suo dolore sono arrivati dopo l’idea “curiosa” delle domande e si sono presi tutto lo spazio, quello di un palazzo, portando questo “gioco” a un nuovo livello di profondità. E rendendolo qualcosa di diverso da quel fenomeno mondiale di cui hanno parlato i social.

Spesso la tematica del dolore si affronta con molta fatica in una società superficiale e poco sensibile come quella odierna.  Seconde te da dove deriva questa difficoltà nell’accettare il dolore come parte integrante della propria esistenza?

È difficile iscrivere il dolore nel recinto delle cose razionali. Le cose difficili da spiegare sono difficili da risolvere. È una cosa che “allaga” senza soluzioni e oggi viviamo in un’era di rimedi. Come si accetta qualcosa che è difficile anche da maneggiare? Il dolore non ha mezze misure: è plateale, esplosivo, rumoroso. Ma anche silenzioso e buio. Nina non esce di casa e non parla con nessuno, fino a quando non riceve un messaggio e la luce del suo display illumina il buio della sua vita. E lo fa prima che lei lo sappia davvero.

Il dolore quando è condiviso cambia valore?

Più che altro cambia colore. Due grigi ne fanno sempre uno nuovo. Nina e il personaggio misterioso hanno modi diametralmente opposti di elaborare il lutto per la stessa persona. Lei ha bisogno di tenerlo per sé, averlo sotto controllo tra le mura di casa. L’altra persona vuole farlo respirare al mondo. Ed è interessante scoprire cosa succede quando si incontrano due solitudini così diverse, ma anche così simili.

Il colore delle cose non dette induce il lettore a riflettere su quegli istanti che ti cambiano la vita completamente come accade Nina quando uno sconosciuto le chiede di parlare di suo fratello tramite chat? Come si riconoscono quegli istanti e che rapporto hai tu con essi?

Non si riconoscono, purtroppo. Non in tempo reale. Di solito gli istanti che ti cambiano la vita fanno il segno in alto alla pagina, ma te ne accorgi solo a posteriori, a una seconda rilettura, quando ti guardi indietro. A meno che non siano eventi clamorosi. Ma questo è un libro sulle piccole cose che quasi mai, però, sono cose piccole. Il rapporto che ho con i punti di svolta? Pessimo! Mi piace avere il controllo sulle cose, esattamente come Nina.

Nina ha una forte passione e attaccamento nei confronti dei colori. Quanto i colori sono in grado di esprimere e definire il nostro mondo emozionale?

Per scrivere questo romanzo ho fatto tantissime ricerche sui colori ed è incredibile quanto siano potenti nel farci percepire al mondo e il mondo. I colori sono scienza, filosofia, biologia. Nina associa ogni personaggio a un colore a seconda della relazione che instaura con esso. Pietro, ad esempio, è un viola, “Come un mare che sfugge alle regole e decide di non essere un blu, anche se tutti lo immaginano così. Perché violare, a volte, è ribellarsi al convenzionale, puntare all’inaspettato. È un colore per pochi, ma che dovrebbe essere di tutti. È calmo e inquieto insieme. È di chi crea. È di chi non vuole essere frainteso”. Il grigio è un colore altruista, il blu è un colore cattivo fin dalla nascita, il rosso è il primo colore nella vita di ogni umano, l’arancione è un colore “incompreso”. È tutto in questa storia.

Nel tuo romanzo scrivi “Vivere e sentirsi vivi non sono la stessa cosa”. Spiegaci meglio il concetto…

Ci sentiamo vivi solo quando ci travolgono le grandi cose, quelle rumorose: un amore che toglie il sonno, un dolore profondo, una montagna di soldi che arriva all’improvviso. Eppure, di fatto, l’unica cosa che definisce il nostro vivere è quasi inudibile: un battito del cuore. Una cosa piccola, come quelle a cui non diamo importanza. Piccola come lo smartphone di Nina.

C’ è un personaggio de Il colore delle cose non dette a cui sei particolarmente legato e perché?

Ho amato scrivere i dialoghi di Luisa Balsamo per quel suo modo di parlare così eccentrico e orientale. Pietro è un amico che vorrei a fianco. A Prosperina chiederei un abbraccio. Il fatto è che in quel condominio io vorrei viverci. Ma che dico: io ci ho vissuto per mesi!

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