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Ustica: Amato, ‘non aspiravo a rivelare segreti, chi sa parli ora’

Amato, ‘politica se vuole può ancora fare molto per chiarire’. “Chi sa parli ora: questo il senso dell’appello rivolto ai...

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Amato, ‘politica se vuole può ancora fare molto per chiarire’.

“Chi sa parli ora: questo il senso dell’appello rivolto ai testimoni reticenti, gli ultimi sopravvissuti di una generazione che si sta estinguendo (ma curiosamente mi è stato chiesto anche dalla premier di produrre nuove prove)”. Lo scrive l’ex presidente del Consiglio, Giuliano Amato, in un intervento su ‘Repubblica’ in cui spiega il motivo dell’intervista rilasciata al quotidiano sabato scorso in cui sul caso di Ustica ha rilanciato la pista di un missile francese.

“Dopo l’uscita dell’intervista su Ustica, una domanda è circolata insistentemente nei giornali, in tv, sui social – prosegue Amato – perché proprio ora? Ma se la domanda è lecita per definizione, sono risultate sorprendenti alcune delle risposte che attribuiscono all’intervistato strategie di ogni genere, dall’urgenza di una nuova verginità politica al desiderio di carriera quirinalizia mai esausta, dalla volontà di guastare i rapporti già fragili con la Francia all’impulso distruttivo verso il governo della destra. Dispiace mettere fine a queste congetture di sicuro fascino romanzesco, ma la verità è molto più banale – sottolinea l’ex presidente del Consiglio – Le interviste nascono — pensate che bizzarria! — perché c’è un giornale che le chiede, un direttore che le sollecita, una giornalista che ci lavora sopra”.

“Ne è scaturito un racconto storico che non aspirava a rivelare segreti sconosciuti — come è detto chiaramente nell’articolo — ma ad avvalorare una ricostruzione che è custodita in centinaia di pagine scritte dai giudici, nelle svariate perizie, anche nelle inchieste di giornalisti bravi come Andrea Purgatori, ma che – conclude Amato – si è dovuta arrestare davanti a più porte chiuse”.

“Giuliano Amato in questi 40 anni ha avuto molte occasioni per rivolgersi alle autorità francesi e lo fa oggi, chiedendo un atto di confessione pubblica di responsabilità, che ricorda il messaggio di Paolo VI ai sequestratori di Moro: ‘Vi supplico, pentitevi”…’. Lo dice Rino Formica alla ‘Stampa’ a proposito di Ustica.

“L’uscita di Amato non aggiunge nulla sul piano storico. Non introduce una novità documentale. E anche sul piano giornalistico non aggiunge nulla a cose dette e stradette migliaia di volte e ripetute dallo stesso Amato in diverse circostanze”, spiega l’ex ministro socialista.

“C’è qualcosa che provoca turbamento e spinge a riflettere: perché si apre la questione delle responsabilità dirette della Francia, rivolgendosi direttamente e proprio ora al presidente Macron? E poi c’è una questione di politica italiana che induce alla massima vigilanza. Stiamo entrando in una fase nella quale il centrodestra si prepara a chiudere una pagina della storia nazionale, la storia della Repubblica fondata su una Carta costituzionale che fu concepita in chiave di separazione e antagonismo con i totalitarismi e i fascismi. La destra dice: facciamo una nuova Italia, passando da una Repubblica parlamentare ad uno Stato presidenziale, non sappiamo quanto democratico”, prosegue Formica che aggiunge: “Si può immaginare che ci sia bisogno di garanti, in una fase di trasformazione e di superamento degli attuali assetti istituzionali? Potrebbe servire un De Nicola 2, il garante nella fase di passaggio tra lo Stato monarchico Statutario e lo Stato repubblicano costituzionale”.

Pellegrino, ‘mistero dei misteri ma battaglia nei cieli ipotesi più verosimile’

“Ustica è il mistero dei misteri. Se riusciremo ad arrivare alla verità non lo so, ma non dispero. L’intervista di Giuliano Amato a Repubblica mi ha convinto che l’ipotesi più verosimile per l’incidente al Dc-9 sia la battaglia nei cieli”. Lo afferma a ‘Repubblica’ Giovanni Pellegrino, giurista, ex senatore del Pci-Pds ed ex presidente della Commissione parlamentare d’inchiesta sulle stragi (1988-2001).

“La sentenza finale scaturita dal lavoro del giudice istruttore Priore e dei pm ha assolto i quattro generali dell’Aeronautica dall’accusa di alto tradimento, assoluzione piena ‘perché il fatto non sussiste’ – spiega – Ma la sentenza non arriva a una conclusione definita sulle cause dell’incidente, rimane sugli indizi. Sono leggermente più numerosi quelli per la bomba a bordo rispetto a quelli che portano al missile francese o al passaggio di un caccia che potrebbe aver provocato il distacco della semiala del Dc-9. Ma il discorso è ancora aperto, come dice Amato”. “A destra tendevano a collegare l’ipotesi bomba sul Dc-9 e i fatti di Bologna allo scopo di escludere le responsabilità dei neofascisti per la strage alla stazione. Ma, su quest’ultima, credo che la verità giudiziaria sia stata sufficientemente accertata” aggiunge Pellegrino.

E sulle dichiarazioni fatte da Giuliano Amato, conclude: “Non ha senso chiedere ad Amato di fornire le prove di quel che afferma. Lui in realtà ha voluto lanciare un messaggio al presidente Macron perché tolga il segreto militare. In Francia i documenti che riguardano Ustica sono tuttora classificati”.

Ex amb. Vento, ‘oggi Parigi può fare emergere verità’

“L’appello alla Francia e a Macron è intelligente. Il posizionamento del presidente francese sulla storia di quel tempo del suo Paese, quando ha parlato di ‘crimini umanitari sull’Algeria’, permetterebbe una disclosure importante su Ustica. La Francia di allora era un altro mondo. Amato offre un assist importante a Macron: oggi Parigi ha davanti tutte le condizioni per fare emergere la verità. Basta volerlo”. Lo afferma l’ex ambasciatore Sergio Vento, intervistato da ‘Repubblica’.

Vento ricorda una “giornata del 2011” quando un collega libico gli riferì che la mattina del 27 giugno 1980 era stata annullata la visita ufficiale di Gheddafi in Polonia, a Varsavia. “Perché siamo stati informati che potrebbe essere pericoloso sorvolare il Mediterraneo in queste ore” gli disse il collega libico, e alla domanda su chi li avesse informati aggiunse “dall’intelligence italiana”. “Mi sembrò che la sua intenzione fosse quella di ricordarmi il grado di amicizia che ci fosse tra i nostri Paesi” afferma l’ex ambasciatore.

“In quel periodo, siamo nel 1980, esistevano dei rapporti riservati di natura bilaterali, con implicazioni commerciali ed energetiche importanti – conclude Vento – Il primo ministro di Gheddafi era un frequente visitatore di Roma dove veniva a chiudere contratti”.

Schlein, ‘tutte le istituzioni devono fare il possibile, serve forte collaborazione tra Paesi’

“Il Pd è sempre stato al fianco della associazione dei familiari delle vittime di Ustica, 81 vittime, per chiedere la ricerca della verità e della giustizia”. Lo ha detto Elly Schlein, a Parigi per una serie di incontri.

“Ancora oggi è il caso di ricordare che tutte istituzioni repubblicane devono fare tutto il possibile, perchè non è accettabile che dopo 43 anni non ci sia piena verità -ha aggiunto la segretaria del Pd-. Questo implica una forte collaborazione con i Paesi che possano contribuire a far emergere pezzi di verità mancanti. Il diritto alla verità è dei famigliari delle vittime e di tutto il Paese”.

Calenda, ‘rispetto per Schlein ma attenti a non generare confusione’

“Con tutto il rispetto per l’iniziativa sicuramente animata da buone intenzioni, dobbiamo stare molto attenti a non generare ulteriore confusione dopo l’intervista di Amato. Approfondire con il Governo francese spetta al Governo italiano qualora ci fossero informazioni non rilasciate relative ad Ustica”. Lo scrive su Twitter Carlo Calenda a proposito delle ultime affermazioni di Elly Schlein su Ustica.

‘governo agisca per garantire accertamento verità’

“Quali iniziative necessarie e urgenti il governo italiano intende assumere a livello internazionale, anche attraverso richieste formali, per garantire finalmente il pieno accertamento della verità dei fatti accaduti al DC9 Itavia sui cieli di Ustica il 27 giugno 1980”. È questa la richiesta contenuta in una interrogazione dei gruppi parlamentari del Partito democratico presentata alla Camera da Andrea De Maria e al Senato da Walter Verini, e sottoscritta dai parlamentari democratici, a partire dai capigruppo Chiara Braga e Francesco Boccia. L’interrogazione nasce all’indomani dell’intervista del presidente Amato, che ha rappresentato un contributo di grande rilievo per il definitivo accertamento della verità sulla strage, ostacolata in tanti anni da troppi depistaggi, e per chiudere una ferita ancora aperta per i familiari delle vittime e per il Paese.

“È da tempo chiarissimo il fatto che quella notte – affermano De Maria e Verini – ci fu una violazione della sovranità nazionale, che aerei di Paesi alleati si alzarono in una vera e propria missione di guerra coperta (quasi sicuramente per colpire un aereo dove si pensava fosse il presidente libico Gheddafi) e che da un Caccia, probabilmente francese, partì un missile che colpì il Dc9 causando 81 vittime innocenti”. “Ora, dopo le parole di Giuliano Amato, è necessario che il governo italiano compia tutti i passi possibili a livello internazionale e che il governo e le autorità francesi diano un chiaro e definitivo contributo di leale e piena collaborazione”, concludono gli esponenti dem.

Amato, ‘politica se vuole può ancora fare molto per chiarire’

“Ho trovato singolare sia stato detto che la politica con Ustica non c’entra. La politica può ancora fare molto, se vuole, perché Ustica sia chiarita”. Lo afferma l’ex presidente del consiglio Giuliano Amato nel corso di un incontro alla Stampa estera in Italia per approfondire le sue dichiarazioni sulla strage di Ustica.

Amato, ‘errore su Craxi, informò Gheddafi nell’86”

“Un errore, segnalato anche da figli di Craxi. Inizio ad avere una certa età e ho ammesso che non sono in grado dire se l’errore l’ho fatto io o se lo fece chi mi disse che Craxi informò Gheddafi. E’ un fatto che lo informo’ nell’86”. Lo afferma l’ex presidente del consiglio Giuliano Amato, nel corso di un incontro alla Stampa estera in Italia per approfondire le sue dichiarazioni sulla strage di Ustica, rispondendo a una domanda sulle sue parole su Bettino Craxi.

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