Il 10 settembre 2023 si celebra in tutto il mondo la Giornata Mondiale per la prevenzione del Suicidio isituita dall’Organizzazione Mondiale della Sanità dal 1999.
Questa giornata diventa l’occasione per sensibilizzare le persone su una tematica molto delicata e su un fenomeno che ogni anno causa tante vittime. Si stima infatti che ogni anno i suicidi nel mondo sono più di 700.000 e in Italia circa 4000. Il suicidio è considerato la terza causa di morte soprattutto nella popolazione italiana che va tra i 15 e i 29 anni.
Alla luce di questi dati allarmanti l’Istituto Superiore di sanità ha deciso di istituire un Osservatorio epidemiologico suicidi e sui tentativi di suicidio (Oestes). Le cause di questo fenomeno sono molteplici. Ci sono però dei fattori che influiscono tanto come le psicosi, i disturbi dell’umore, l’abuso di alcol o sostanze stupefacenti, la depressione legata a problemi sociali come la perdita del lavoro, l’emarginazione sociale, la solitudine.
Alla luce del recente fatto di cronaca che vede come protagonista un uomo di Marsala che ha ucciso il 7 settembre la sua ex-compagna e poi si è suicidato conversiamo con Enrico Zanalda, Presidente della Società Italiana di Psichiatria Forense dell’argomento suicidio commentando questa ennesima tragedia.
Dott. Zanalda, molte tragedie come quella di Marsala si concludono con l’omicida che poi si toglie la vita subito dopo. Questa scelta estrema è sintomo di una maggiore fragilità o aggressività?
Questo comportamento è indice di un’estrema aggressività. Vi è una volontà distruttiva esasperata da parte dell’autore che vuole cancellare la propria vittima per punirla del rifiuto che ha subito poi anche sé stesso. Vi è una volontà di vendetta estrema perché intende dimostrare con i fatti che senza di lui, lei non può sopravvivere. È probabile che il narcisismo di questo soggetto gli impedisse di sopportare l’affronto del rifiuto che così ha scatenato una volontà distruttiva estrema: “ti cancello con me per sempre”. Purtroppo questi eventi sono facilitati dalla disponibilità di un’arma da fuoco che rende l’evento più semplice e sicuro nella sua realizzazione. Viene tecnicamente definito suicidio allargato perché l’aggressività dell’autore oltre che contro sé stesso è rivolta contro la persona “amata” da cui non riesce a separarsi/distinguersi dal punto di vista psichico e progettuale. E’ diverso se avviene per impulso autoaggressivo all’interno di un episodio di depressione maggiore, magari di una madre con i suoi figli piccoli oppure, come in questo caso, con premeditazione dopo un periodo di persecuzione nei confronti della vittima”
Sono più facilmente riconoscibili i profili dei soggetti che uccidono e poi si uccidono? Come si possono riconoscere?
I dati su questi soggetti sono limitati a quelli che sopravvivono per una coincidenza fortuita dopo aver commesso il delitto poiché non riescono a completare il proprio suicidio che rimane così un tentativo di suicidio dopo l’omicidio. Il profilo è quello di un soggetto che ha una diffusione di identità con la vittima ovvero non riesce ad avere un’identità completamente distinta dalla propria vittima. Sono soggetti che hanno dei rapporti fusionali, generalmente limitate relazioni amicali e piuttosto gelosi e possessivi con il partner. Inoltre, vivono l’abbandono o il rifiuto come un affronto insuperabile di cui ritengono totalmente responsabile il partner poiché sono acritici nei confronti del proprio comportamento disfunzionale alla coppia. Tipicamente nei litigi che precedono drammi, riescono a ricucire la relazione fingendo di essere pentiti dei propri comportamenti disturbanti ma non li modificano affatto poiché non ne sono capaci. Il loro scopo non è cambiare per crescere ma mantenere la relazione che gli fornisce l’identità gregaria.
Pensando alla figlia di 4 anni, quali prevede saranno le ripercussioni psicologiche e quali sono i piani di affidamento?
Per una bambina così piccola è importante che possa avere delle figure genitoriali sostitutive che oltre ad occuparsi della sua evoluzione, riescano a comunicarle nel tempo quanto è avvenuto. Il fantasma psichico di un padre così distruttivo è un’angoscia tremenda. È come essere parte nel profondo di una tragedia greca per cui andrà molto ben elaborata nel tempo e con il tempo. È difficile per un figlio accettare la perdita contemporanea di entrambi i genitori per un incidente o per una malattia, anche se in questo caso però vi è un responsabile che è il proprio padre.