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Sindrome della sorella maggiore. Intervista al Dott. Francesco Minelli

Negli ultimi mesi sui social, in primis Tik Tok, molto acceso è stato il dibattito sulla sindrome della sorella maggiore....

IN QUESTO ARTICOLO

Negli ultimi mesi sui social, in primis Tik Tok, molto acceso è stato il dibattito sulla sindrome della sorella maggiore.

Non è una vera e propria patologia tanto che risulta difficile da diagnosticare. Fa riferimento ai comportamenti assunti solitamente dalla primogenita quando si ritrova ad acquisire responsabilità nei confronti dei fratelli minori o all’interno della famiglia stessa.

Queste persone da adulte tendono ad essere perfezioniste, accondiscendenti e molto critiche nei confronti di sé stesse tanto da non riuscire a godersi la vita nei momenti di divertimento e relax sentendosi costantemente sottopressione.

Su questa sindrome facciamo chiarezza con lo psicoterapeuta Francesco Minelli (https://francescominellipsicologo.it/ ), esperto in disturbi ansiosi, depressivi e difficoltà relazionali (dipendenza affettiva).

Dott. Minelli, nell’ultimo periodo sui social molto acceso è stato il dibattito sulla “sindrome della sorella maggiore”. Di cosa si tratta?

Il termine “sindrome della sorella maggiore” è un termine colloquiale che sta spopolando su alcuni social come ad esempio TikTok. Le donne ne parlano come un problema che riguarda la primogenita di una famiglia, la quale si ritrova spesso già da bambina ad avere una grande responsabilità e a dover essere sempre accondiscendente. Se vogliamo definire questa “sindrome” potremmo parlarne come di un peso che le figlie maggiori ricevono dalle loro famiglie, che si traduce nell’avere davvero troppe responsabilità adulte in una fase nella quale non sono assolutamente pronte né dovrebbero esserlo. Questa “sindrome” può portare a sentirsi sempre sovraccaricate, stressate e tendenti al perfezionismo.

Come riconoscerla?

Poiché la “sindrome della sorella maggiore” non è una diagnosi ufficiale, non esiste una definizione clinica. Tuttavia, esistono alcune caratteristiche riscontrate tra le figlie maggiori che possono influenzarle sia durante l’infanzia che in età adulta. Le caratteristiche comuni includono:

–       tendono a voler comandare e dominare: Per stabilire il proprio dominio verso le più piccole, le figlie maggiori possono essere più autoritarie man mano che le sorelle crescono.

–       Cercano di essere perfette, a volte in maniera ossessiva.

–       Sentono in maniera molto forte le aspettative dei genitori e imparano ad essere molto esigenti e critiche verso loro stesse.

–       Tendono a sviluppare e ad imparare un atteggiamento di competizione e confronto verso gli altri.

–       Possono diventare controllanti ed iperprotettive: si sentono costantemente responsabili delle sorelle minori e quindi cercano di controllare i loro comportamenti.

Ovviamente, l’elemento più comune è proprio la tendenza all’essere sempre troppo responsabili e ad assumere il ruolo di genitore in tante situazione nelle quali non dovrebbero averlo.

Qual è la sua origine e vi è una predisposizione specifica?

Ad oggi non mi risulta sia stata verificata la presenza di una predisposizione specifica per questo tipo di disturbo. Nonostante ciò, le caratteristiche di una persona possono essere influenzate da tantissimi fattori: oltre all’ordine di nascita esistono tanti altri aspetti dell’educazione e del contesto che influiscono sulla sua personalità.

Alcuni di questi possono essere:

– Gli stili genitoriali: ad esempio, genitori autoritari possono avere figli molto obbedienti ma con una scarsa autostima, mentre genitori molto lassisti possono portare una figlia maggiore a doversi occupare di responsabilità che non le competono.

– Il contesto di riferimento: in ogni contesto esistono delle regole non scritte che devono essere rispettate. Il ruolo della donna, ad esempio, può cambiare molto a seconda delle zone geografiche del mondo

– Il background culturale: la cultura in cui siamo immersi gioca un ruolo fondamentale nello sviluppo della personalità. Ad esempio, certe culture rinforzano i ruoli molto responsabili delle primogenite senza dare, invece, nessuna responsabilità ai genitori.

– Disabilità o limitazioni: quando in famiglia esiste una disabilità o una difficoltà seria in una sorella, ciò influenzerà inevitabilmente lo sviluppo della personalità delle altre.

– Relazioni con altri membri al di fuori della famiglia diretta: altri membri esterni alla famiglia più stretta (es. nonni, zii, cugini) possono avere un ruolo supportivo o rinforzare certe dinamiche disfunzionali tra sorelle.

– Traumi nell’infanzia: I traumi infantili, come sottolineo spesso, influiscono sulla personalità di chi li vive e di chi fa parte del nucleo familiare. Anche in questo caso si può avvertire un certo senso di responsabilità (eccessivo) a causa di eventi fuori dal proprio controllo.

Quali sono gli effetti della “sindrome della sorella maggiore” sulle relazioni sentimentali?

Tra gli effetti specifici di questa “sindrome” a livello relazionale possiamo includere: la grande difficoltà a stabilire dei limiti e confini definiti (es. il semplice poter dire di “NO!”), l’essere molto accondiscendenti oppure l’impossibilità a lasciarsi andare al divertimento assumendo sempre un ruolo responsabile. Un altro aspetto che potrebbe manifestarsi nelle relazioni è l’eccessivo tentativo di controllare l’altro, a imporgli delle regole e a reagire in maniera anche molto decisa quando non le rispetta. Un altro possibile rischio è quello di scambiare l’amore per eccessiva vicinanza e controllo, così come fare di più di quanto fa il proprio partner per mantenere il legame e il ruolo di responsabilità.

Come uscire dalla spirale della “sindrome della sorella maggiore”?

Per poter uscire da queste dinamiche occorre innanzitutto esserne consapevoli. Soffrire e sentirsi schiacciate dalle troppe responsabilità, ma non riuscire a comportarsi diversamente è il primo segnale che porta ad una consapevolezza del problema. La rabbia che vuole ribellarsi a queste regole è proprio ciò che può innescare un cambiamento, che spesso non è facile attuare da soli.  Questo perché si rischia di andare “contro” l’assetto familiare, il contesto di appartenenza e si può provare un dolore troppo grande da sopportare al solo pensiero. Pensiamoci, se ci hanno insegnato ad essere responsabili e ci hanno sempre premiato per questo comportamento, se proveremo a ribellarci finiremo per perdere l’amore, l’accettazione, l’affetto e per sentirci in colpa e senza legami. Il primo passo allora è capire che ciò che ci è stato fatto è violento e ingiusto. Sapere che è così è molto diverso dal sentirlo in profondità così da difenderlo.

I passi successivi sono collegati a questo sentire:

–       Cominciare ad impostare dei confini ben definiti con i membri della propria famiglia.

–       Limitare i compiti per i quali ci si sente responsabili.

–       Dare priorità ai propri bisogni prima di quelli altrui (è Ok dire di “NO!”)

–       Lavorare in profondità sulla propria tendenza al perfezionismo

–       Costruire relazioni di supporto al di fuori del nucleo familiare.

Questi sono solo alcuni esempi di cambiamenti concreti che si possono effettuare dopo aver preso consapevolezza dei nostri bisogni e delle nostre emozioni più autentiche.

Quando e come un percorso terapeutico può essere d’aiuto in questo casi?

Un percorso terapeutico può permettere di acquisire sempre maggiore consapevolezza dei propri meccanismi inconsci di funzionamento. Ciò che ci è stato insegnato diventa “normale” nella nostra vita e per questo facciamo sempre molta fatica a mettere in discussione da dove arriva, perché e se ancora oggi ci fa stare bene. Lo psicoterapeuta, in questi casi, fornisce una funzione di testimone nei confronti della nostra storia e dei meccanismi automatici che ci governano. Rivedere le proprie dinamiche familiari, così come quelle tra sorelle, con un professionista obiettivo e preparato a riconoscere ciò che da dentro è molto difficile da vedere, potrà aiutarci ad arrivare a quei cambiamenti concreti di cui parlavo poco fa. Il trattamento può aiutarci a sviluppare modalità relazionali più sane, a ridurre le sensazioni di vergogna o senso di colpa e ad aumentare la nostra autostima ed autoefficacia. Può inoltre migliorare le nostre doti comunicative ed insegnarci ad esprimere le nostre emozioni in maniera autentica.

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