Bocche cucite e massimo riserbo sull’incontro tra Vivendi e il governo che, tranne cambiamenti dell’ultima ora, si dovrebbe svolgere il 5 ottobre per affrontare il dossier Tim.
Per prendere parte all’incontro, cui potrebbe partecipare il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, dovrebbero arrivare a Roma il presidente del Direttorio e ceo della media company, Arnaud de Puyfontaine e il presidente del Supervisory board Yannick Bolloré, figlio del patron del gruppo, Vincent, che già da tempo si è ritirato dagli affari.
Al centro del confronto la cessione di NetCo, la società di Tim che comprende la rete primaria e secondaria e i cavi sottomarini di Sparkle, al fondo Usa Kkr cui si affiancherà lo stesso Mef con una quota fino al 20% della futura società. Vivendi che è socio al 23,75% di Telecom Italia si è sempre detta contraria alla cessione dell’asset alle cifre che sono circolate (si parla di un’offerta vicina ai 23 miliardi compresa di earn out) ritenute non adeguate. Il gruppo francese nutre dubbi anche sulla sostenibilità della ServCo cioè la società dei servizi, l’altro ramo in cui è stato diviso il gruppo in vista della separazione della rete. Ma l’incontro, secondo il parere condiviso da vari analisti, potrebbe servire a superare almeno in parte la perplessità dell’azionista di Parigi.
Il faccia a faccia tra i vertici del gruppo francese e il governo, salvo sorprese dell’ultima ora, avrà dunque luogo prima dell’invio dell’offerta vincolante da parte di Kkr che ha chiesto e ottenuto da Tim lo slittamento del termine al 15 ottobre. Tra le motivazioni del rinvio della data del 30 settembre indicata in occasione del via libera di Tim alla negoziazione in esclusiva con Kkr vari fattori che rimandano alla complessità del dossier: non solo per l’entrata in partita del Mef e F2i che devono terminare la due diligence ma anche perchè la stessa Kkr vorrebbe comprendere nell’offerta vincolante il contratto in esclusiva tra il venditore Tim e l’acquirente per l’utilizzo della rete.