NEWS > 8 Ottobre
DUEMILA23

Il confine tra vita reale e finzione. Intervista ad Anna Nicoletto

Scappare dal proprio passato non sempre si rivela la scelta giusta da compiere. Spesso a dirigerci verso la direzione opposta...

IN QUESTO ARTICOLO

Scappare dal proprio passato non sempre si rivela la scelta giusta da compiere.

Spesso a dirigerci verso la direzione opposta rispetto ai nostri sogni e desideri sono le aspettative altrui. È ciò che accade alla protagonista di “Come in un film”, il tanto atteso romanzo di Anna Nicoletto edito da Always Publishing, una storia emozionante ambientata tra la provincia milanese e Londra.

Cloe e Sebastiano protagonisti del libro rimarranno impressi nella mente dei lettori perché incarnano due ragazzi sognatori e appassionati di cinema. I loro battibecchi, incontri e scontri faranno sorridere e riflettere al tempo stesso. Vi assicuro che “Come in un film” è più di un romance perché è ricco di citazioni e allusioni al mondo cinematografico e al tempo stesso vi spronerà a riflettere su diverse tematiche esistenziali.

Di come è nato questo romanzo, di cinema e mondo editoriale odierno conversiamo in questa intervista con Anna Nicoletto che ci rivela tante curiosità e aneddoti.

Com’è nata l’idea di scrivere questo romanzo divertente ed emozionante al tempo stesso?

L’idea è nata anni fa, quando ho cominciato ad assorbire storie e aneddoti sui cinema di paese. È un ambiente che mi ha sempre affascinato. A un certo punto ho cominciato a immaginare una ragazza dietro la cassa del cinema, con i capelli biondi che le ricadevano sugli occhiali mentre staccava biglietti, e un ragazzo silenzioso che non si perdeva uno spettacolo solo per vederla durante quella manciata di minuti prima dell’ingresso in sala. Da quella singola immagine pian piano sono nati Cloe e Sebastiano, i loro retroscena e tutta la loro storia.

Come la tua passione per il cinema ti è stata d’aiuto nella stesura di esso?

Entrambi i protagonisti di Come in un film sono amanti del cinema: volevo che, leggendo di loro, si percepisse un interesse autentico e genuino. È più semplice scrivere di argomenti che ci appassionano, da un lato perché l’entusiasmo non ha bisogno di essere “aiutato”, dall’altro perché il lavoro di ricerca richiesto è minore, dal momento che in parte è già stato fatto in precedenza per inclinazione personale.

“Odio” e “amore” sono davvero le due facce della medesima moneta?

Nella finzione sicuramente sì: i conflitti che nascono dall’odio sono potenti, generano dinamiche ad alta tensione, consentendo di spingere i personaggi verso scelte e reazioni emotive che in circostanze normali non sarebbero mai un’opzione. Più è forte la motivazione della rivalità, più il viaggio che porta i personaggi a scoprire i lati inediti l’una dell’altro diventa un’esperienza potenzialmente soddisfacente. Questo non significa che l’odio/amore sia l’unica dinamica che vale la pena esplorare nel romance, ma è di certo una delle più interessanti.

C’è un confine tra la vita reale e quella raccontata nei film secondo te? Se sì quale?

Rispondo con una frase di Hitchcock: “Il dramma è la vita con le parti noiose tagliate.” La vita nei film è sempre una rappresentazione artistica: condensa le parti più interessanti della vita reale e le concentra in eventi significativi, con tempistiche diverse, in una trama studiata e coerente ed emozioni portate a intensità massima, guidate dalla visione di un buon occhio registico. Ovviamente nella vita reale la trama è quella che è, le tempistiche sono lente e spesso casuali e non è detto che alla fine arriverà un plot twist che risolverà ogni cosa per il meglio. Ma è proprio quello il potere delle storie: ci fanno oltrepassare il confine che rinchiude la vita reale nelle sue regole regalandoci esperienze diverse, facendoci interrogare su temi che sono universali e a volte anche facendoci tornare alla nostra vita arricchiti di qualcosa in più.

Il tuo romanzo insegna che ci sono amori che resistono al tempo e alle distanze. Ci credi a questo potere dell’amore?

Credo che l’amore e l’accettazione siano dei bisogni intriseci della natura umana, quindi sì, in linea generale sono convinta che esistano degli amori capaci di resistere sia al tempo, sia alla distanza.

Scappare dal proprio passato come ha fatto Cloe sperando di rincorrere i suoi sogni di rivalsa spesso si può rivelare una scelta sbagliata. Cosa consiglieresti alle tante “Cloe” che vogliono una rivalsa dal proprio passato?

Non penso di essere la persona giusta per dare questo genere di consigli, l’unico consiglio che darei è quello di imparare ad ascoltarsi per capire cosa profondamente ci appartiene e cosa invece deriva dalle aspettative altrui, e sulla base di ciò direzionare le scelte del proprio futuro.

La tua carriera di scrittrice è cominciata con l’autopubblicazione. Quali suggerimenti daresti ad una scrittrice di romance che sta muovendo i primi passi nel mondo editoriale?

Consiglierei di trattare il self-publishing come un lavoro perché, quando ci si autopubblica, bisogna sapersi auto-gestire a tutti i livelli e non è semplice come sembra. Si ha il controllo di tutto, dalla parte creativa a quella di promozione; perciò, è molto utile acquisire conoscenze trasversali, non solo di tecnica narrativa o di conoscenza del proprio genere di scrittura, perché per forza di cose bisogna prendere decisioni che in una casa editrice vengono prese da altre figure professionali (dal lavoro sulle copertine all’impaginazione, alla promozione). Bisogna anche tenersi aggiornati e capire quando e cosa delegare per il bene del libro, che per me resta sempre l’obiettivo principale.

Progetti futuri…

Al momento mi sto dedicando a un nuovo romanzo: è una storia completamente inedita sia come ambientazione che come personaggi. Stavolta il setting è in America, la vicenda è autoconclusiva e mi sta coinvolgendo tantissimo.

CONDIVIDI

Leggi Anche