Food: è morta Colette Rossant, ha dato alla cucina francese una fioritura globale

Colette Rossant

Aveva 91 anni. Importante autrice di libri di cucina, critica e giornalista, ha rinvigorito i piatti della sua nativa Francia con la sensibilità di un giramondo.

Colette Rossant, originaria di Parigi, la cui infanzia al Cairo prima e durante la seconda guerra mondiale le ha dato una visione globale della cucina che alla fine ha contribuito ad alimentare una carriera di spicco a New York come autrice di libri di cucina, critica e giornalista gastronomica, è morta giovedì 12 ottobre nella sua casa in Normandia (Francia) all’età di 91 anni. L’annuncio della scomparsa, in conseguenza di un cancro al seno, è stato dato dalla figlia Juliette Rossant al “New York Times”.

Colette Rossant, che lo scrittore Calvin Trillin definì una volta “la cuoca dei miei sogni”, lasciò il segno a metà degli anni ’70 quando contribuì ad ampliare il palato degli intenditori americani, allora dominati dalla tradizionale alta cucina francese, fondendo la cucina occidentale con quello dell’Asia e del Medio Oriente. E’ stata una voce influente nel campo del cibo per decenni dando alla ‘nouvelle cuisine’ una fioritura globale. Importante autrice di libri di cucina, ha rinvigorito i piatti della sua nativa Francia con la sensibilità di un giramondo

Dopo essersi trasferita a New York nel 1955, quando aveva 23 anni, trascorse quasi due decenni insegnando francese nelle scuole superiori private della città, così come alla Hofstra University. La sua carriera in cucina – e dietro la macchina da scrivere – iniziò nel 1972, quando aveva 40 anni e iniziò un corso di cucina doposcuola a Manhattan; due anni dopo ha adattato quelle lezioni giocose in uno spettacolo per bambini della televisione chiamato “Zee Cooking School”. Nel 1975 trasformò questi consigli di cucina in “Cooking With Colette”, il suo primo di sette libri di cucina. Il suo libro “A Mostly French Food Processor Cookbook” (1977), scritto con Jill Harris Herman, ha sfruttato la mania del ‘Cuisinart’ degli anni ’70. Quel libro, che vendette più di 100.000 copie, era pieno di ricette facili da preparare, come petto di manzo con mirtilli rossi e pepe verde in grani e budino di cachi al vapore con salsa al brandy, che erano “avventurose e ispirate senza essere eccessivamente sofisticate”, Ann Barry scrisse in una recensione sul “New York Times”.

Attraverso i suoi viaggi nell’Asia orientale – così come le sue passeggiate nella Chinatown di New York – Colette Rossant sviluppò una competenza nella cucina asiatica, culminata in un altro dei suoi libri di cucina più popolari, “Colette’s Japanese Cuisine” (1985). A quel punto divenne anche un punto di riferimento fisso nel mondo del cibo di New York, mescolandosi con i migliori chef e critici.

In un articolo del 1981 dal titolo “Le ispirazioni di un cuoco globale”, Craig Claiborne, l’augusto critico gastronomico del “New York Times”, scrisse che “trovo impossibile rifiutare un invito a un pasto di Rossant, che si rivela sempre essere un festa”, assaggiando un mix di salmone fresco e affumicato battezzato con rillettes di pesce come antipasto, un arrosto di vitello “cotto fino a diventare saporito nel latte” e altre prelibatezze. Claiborne ha notato che Calvin Trillin, il celebre autore, umorista e scrittore di cibo, una volta aveva scritto che ogni volta che veniva invitato a cenare dalla Rossant, sua moglie Alice, era “costretta ad afferrarmi per la giacca due o tre volte per impedirmi di iniziare un trotto regolare e insolito”.

Colette Rossant si è affermata anche come critica gastronomica. Nel 1979 fu assunta dalla rivista “New York” per scrivere la rubrica “The Underground Gourmet”, un’indagine sui ristoranti convenienti ma avventurosi in tutta la città. Negli anni ’90 ha scritto una rubrica di consigli alimentari per il “Daily News” intitolata “Ask Colette”.

La prosa della Rossant alla fine avrebbe preso una svolta più letteraria. Seguendo il percorso del celebre saggista e autore gastronomico M.F.K. Fisher, ha scritto tre memorie gastronomiche riccamente evocative: “Memories of a Lost Egypt” (1999), successivamente ripubblicato come”“Apricots on the Nile”; “Return to Paris” (2003) e “The World in My Kitchen” (2006). Queste reminiscenze languide ed evocative raccontavano l’odissea culinaria di tutta la Rossant, dalle città d’Egitto attraverso i viali di Montparnasse fino ai grattacieli di New York. Hanno anche permesso ai lettori di sperimentare i sapori e gli odori di questi luoghi aggiungendo le ricette dei suoi viaggi.

Colette Sol Palacci era nata il 18 gennaio 1932 a Parigi, ultimo dei due figli di Iska Palacci, un’ebreo egiziano che era l’acquirente in Europa dei grandi magazzini di suo padre al Cairo, e Marceline Bemant, figlia di un ricco imprenditore francese. Dopo che il padre di Colette ebbe un ictus nel 1937 che lo rese paralizzato e cieco, la famiglia si trasferì al Cairo per vivere con i nonni paterni nella loro lussuosa villa in stile mediterraneo. Al Cairo, sua madre, ebrea convertitasi al cattolicesimo, mandò Colette alla scuola del convento, dove la madre superiora la definì la “piccola pagana”. La sua fortuna è stata la cucina di casa, dove il cuoco Ahmet, è diventato un amico e un mentore culinario, nonostante le ammonizioni di sua nonna secondo cui stare sopra un fornello non era posto per una giovane ragazza di buona educazione. Dopo la guerra, la sua famiglia tornò a Parigi, dove studiò letteratura francese alla Sorbona.

Nel 1955 sposò James Rossant, un newyorkese di cui si era innamorata quando aveva 16 anni e lui era al college, in viaggio per la Francia. Opportunamente, scrisse: “Si innamorò di me la prima sera che ci incontrammo, perché gli servii la migliore insalata di pomodori che avesse mai mangiato”. Nello stesso anno, i novelli sposi salparono su un transatlantico per New York, dove James Rossant iniziò quella che sarebbe stata un’importante carriera nel campo dell’architettura.

Add a comment

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *