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La connessione degli incontri empatici. Intervista a Cinzia Garavini.

Raccontarsi è un bisogno vitale che vale la pena assecondare. Nella vita inevitabilmente interagiamo con tante persone in numerosi contesti...

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Raccontarsi è un bisogno vitale che vale la pena assecondare.

Nella vita inevitabilmente interagiamo con tante persone in numerosi contesti differenti. Sono poche le persone che sono davvero interessate alla nostra storia e con le quali riusciamo a parlare e a raccontarci in libertà.  Quando ciò avviene è come se i momenti che condividiamo con queste persone diventino magici.

Raccontarsi è un bisogno vitale che vale la pena assecondare. Ciò è possibile se dall’altra parte abbiamo un interlocutore che sappia ascoltarci e con il quale si instaura una connessione inedita che si ciba di empatia pura. È ciò che sperimenteranno Fabiana e Paolo, i protagonisti dei “Latte caldo con biscotti” di Cinzia Garavini, edito da Rossini, un romanzo davvero bello che parla di incontri casuali che aiutano a cambiarci il corso della nostra esistenza.

È un romanzo che si legge tutto d’un fiato e che invoglia il lettore a credere nell’empatia come capacità di far sentire l’Altro a casa, una dote molto rara ma che quando si riscontra aiuta ad acquisire delle nuove consapevolezze e ad infondere coraggio e vitalità per intraprendere il proprio percorso di evoluzione personale.

Del suo primo romanzo, di incontri memorabili e di comfort zone conversiamo piacevolmente con Cinzia Garavini in questa intervista.

Cinzia, partiamo dall’origine, com’è nata l’idea di scrivere “Latte caldo con biscotti”?

È stato mio marito ad insistere perché scrivessi un romanzo. Ci sono persone che riescono a conoscerti molto più a fondo di quanto riusciamo noi, lui mi ha sempre chiamato affettuosamente “la mia scrittrice” molto tempo prima che avessi anche solo pensato di scrivere questo romanzo. L’idea nasce proprio dalla storia tra me e lui, come la protagonista Fabiana, anch’io lasciai il mio fidanzato storico ed andai a vivere da sola in un appartamento in centro a Lugo, la via si chiamava appunto Via Risorgimento, ed era anche la strada dove abitava mio marito. Io e lui eravamo amici da ragazzi, poi per 20 anni non ci siamo più parlati e ci siamo rincontrati per caso in centro pochi giorni prima che mi trasferissi nel mio appartamento da single. Lui poi una sera tramite un messaggio su un social, mi chiese di fare un giro a piedi per il paese insieme a lui ed i suoi cagnetti, accettai e passammo tutta la notte insieme a parlare nel mio appartamento. Non ho mai provato una connessione immediata e così profonda con nessuno prima e dopo di allora. Ci siamo raccontati senza nasconderci e scevri di ogni imbarazzo. Stavo passando un periodo tremendo ma il confidarmi onestamente con lui è stato un balsamo che ha lenito da subito profonde ferite. È anche l’autore della copertina ed un talentuoso pittore. Ci tengo però a dire che tutto quello che si dicono è frutto della mia immaginazione, non avrei mai reso pubblico le nostre confidenze.

Il tuo romanzo ha come fulcro un incontro casuale che contribuisce a cambiare il corso della propria esistenza. Ci credi a questo tipo di incontri?

Assolutamente sì, penso che la vita sia un susseguirsi d’incontri casuali, se al caso vogliamo affidarli, che cambiano il corso della nostra esistenza. Ma dobbiamo lasciare che questi incontri succedano. Fabiana e Paolo sono pronti al loro incontro perché sono maturati e diventati più consapevoli. Fabiana è preparata a prendersi la responsabilità delle proprie scelte andando contro al volere della madre e dell’ex compagno, e Paolo accetta la sua solitudine con saggezza e senza paure inutili.  

Quanto è importante raccontarsi come accade a Fabiana e Paolo nel loro incontro casuale?

Fabiana e Paolo sono due persone semplici e pulite che hanno bisogno di raccontarsi con sincerità, percepiscono di avere una grande occasione l’una nell’altra, ed è quella di essere finalmente compresi nel loro intimo e di non sentirsi giudicati. Penso sia molto importante nella vita trovare un complice, una persona capace di comprenderci nel profondo senza sentire il bisogno di giudicarci.

E l’empatia che ruolo riveste secondo te in questo tipo di incontri?

Molto importante, mi ricordo la sera in cui ho parlato a cuore aperto con mio marito Alessandro raccontandogli tutto di me, anche cose a cui non vado fiera ovviamente. Lui mi guardava in un modo in cui mi sono sentita finalmente a casa, le tensioni si sono sciolte ed ho percepito che lui riusciva davvero a comprendermi. È questo per me l’empatia, far sentire l’altro a casa.

Fabiana e Paolo sono la testimonianza di quanto l’essere umano sia in continua lotta contro il cambiamento nonostante sia tanto agognato. Come superare la famigerata comfort zone?

Questa è davvero una bella domanda! È davvero difficile riuscire a deragliare dai binari auto imposti, ma è l’unico modo per poter vivere una vita ricca di significato, e non penso che si debba fare chissà cosa, basta un piccolo passo alla volta, iscriversi ad un corso nuovo, trovare nuove passioni sono già sufficienti per farci vedere le cose da un punto di vista diverso. Non bisogna mai smettere di essere bambini secondo me, di stupirsi e di essere curiosi, di trovare il lato comico e grottesco delle cose, ma è comunque difficile. Io personalmente mi sono messa in gioco parecchio negli ultimi anni, ed è stato davvero faticoso, eppure se mi guardo indietro penso che una vita facile e comoda non la vorrei, preferisco vivere una vita che mi metta in gioco ma mi faccia sentire che sono parte attiva nella mia evoluzione personale.

Nel tuo romanzo scrivi “La vita è un passare il tempo sperando che le persone non ci facciano troppo male e quando arrivi a un’età matura pensi di averci preso le misure. Pura illusione”. Cosa ne pensi al riguardo?

Penso che tutti noi vorremmo semplicemente essere accettati per quello che siamo: difettosi essere umani pieni di lacune e manchevolezze, ma è così che siamo. Invece dobbiamo sempre sentirci in colpa o inadeguati perché c’è chi ci vorrebbe diverso e la mancata aspettativa li porta a pronunciare frasi che possono farci male, perché non ci sentiamo accettati e compresi nel nostro essere semplicemente umani.

C’è un personaggio dei Latte caldo con biscotti a cui sei particolarmente affezionata ed perché?

Si ed è proprio la protagonista Fabiana, in lei c’è tutta la fragilità, coraggio e determinazione nel cambiare la propria vita che mi appartengono. Di lei apprezzo molto il suo modo di presentarsi al mondo per quello che semplicemente è, ed è una qualità che stimo in tutti.

A chi consigli la lettura del tuo romanzo?

Sinceramente non lo so, penso che sia più adatto a chi ha superato i trent’anni di vita perché recepisce meglio i pensieri, dubbi e paure dei protagonisti. Lo consiglio a chi vuole una lettura scorrevole ma che comunque voglia riflettere.

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