NEWS > 7 Novembre
DUEMILA23

“Il nome che diamo ai colori” di Ivan Sciapeconi, l’immaginazione come cura per l’anima.

L’immaginazione come ancora di salvezza Ciò che sfugge al nostro controllo e a cui non sappiamo dare una definizione, spesso...

IN QUESTO ARTICOLO

L’immaginazione come ancora di salvezza

Ciò che sfugge al nostro controllo e a cui non sappiamo dare una definizione, spesso e volentieri ci spaventa tanto ed è così che si tende a prenderne le distanze o a covare nei suoi confronti pregiudizi e congetture errate.  Eppure basterebbe armarsi di comprensione, voglia di conoscere e confrontarsi con ciò che non è ordinario e che è diverso.

Questo è uno di tanti insegnamenti che emerge leggendo il commuovente e profondo romanzo di Ivan Sciapeconi dal titolo “Il nome che diamo ai colori”, edito da Piemme. Protagonista di questo libro, che trascina il lettore ad esplorare una pagina dopo pagina tenendo alto il livello di curiosità e attenzione, è Ettore, un ragazzo che viene rinchiuso in un istituto medico psicopedagogico alla fine degli anni Sessanta perché considerato “subnormale”. questo ragazzino dalla fervida immaginazione e creatività racconta la sua esperienza in questo luogo angusto in cui ogni giorno ai suoi ospiti venivano inflitte umiliazioni e violenze da parte di sorveglianti ed educatori crudeli e privi di ogni scrupolo e umanità.

L’immaginazione come ancora di salvezza

Ettore, la voce narrante de “Il nome che diamo ai colori”  conduce il lettore nell’esplorazione delle sue giornate interminabili e sempre uguali all’interno di quello che è chiamato “Il Giardino” nel modenese. Egli  trascorre il suo tempo  a disegnare nella sua mente scenari diversi densi di colore grazie alla sua fervida immaginazione e alla speranza che mantiene ancora viva nel suo cuore nonostante le brutture alle quali è costretto ad assistere e vivere quotidianamente.

Attraverso la voce di Ettore il lettore seguirà con empatia e affetto le vicende sue e dei suoi compagni di sventura come Sante, Antonio, Luigi anch’essi allontanati dalle loro famiglie perché ritenuti dei matti o pericolosi per sé stessi e gli altri. La situazione de Il Giardino comincia a cambiare lentamente con l’arrivo a bordo di una Cinquecento verde di un sorvegliante nuovo che presto diventerà il maestro dei più piccoli. Sarà il primo a considerare gli ospiti  di questo isituto come dovrebbero ossia delle persone. Nei loro confronti dimostrerà rispetto e un affetto inedito che contribuirà a cambiare Ettore e a nutrire ancora di più il desiderio di disegnare e sperare un giorno di uscire dal Giardino. L’arrivo del maestro porterà una ventata di rinnovamento e non solo per un finale inaspettato e sorprendente.

Una storia che merita attenzione

“Il nome che diamo ai colori” è un vero e proprio inno alla capacità di immaginazione che diventa un’ancora di salvezza nelle situazioni più drammatiche e terribili. È un libro che non risparmia amarezza e sofferenza perché parla del dolore che la vita inevitabilmente non risparmia e che scava nel profondo spesso inabissandoci.

Quando vengono narrate situazioni drammatiche è inevitabile ritrovarsi a provare  rabbia e sofferenza nei confronti di metodi educativi errati o punizioni atroci. Ivan Sciapeconi è stato davvero abile a scrivere questa storia ispirata alle vicende vere dell’istituto medico psicopedagogico Villa Giardini, in provincia di Modena e alla missione di Paolo Tortella che con tanto coraggio e con l’aiuto del suo amico giornalista Nando Gavioli hanno contribuito a far conoscere la realtà e ciò che avveniva all’interno di questo istituto alla fine degli Sessanta.

Una storia che fa riflettere e commuovere al tempo stesso che fa luce sull’affermazione di metodi educativi errati che in passato hanno mietuto tante vittime dal punto di vista psicologico. Un libro che ci fa capire quanto sia importante rivalutare l’affettività e la comprensione come cura contro qualsiasi ostacolo e difficoltò nella vita.

CONDIVIDI

Leggi Anche