Alla scoperta di The Bear. La serie racconta il mondo della ristorazione tra sfide giornaliere e riti di passaggio. In Italia è (da non perdere) su Disney+
Oggi siamo invasi da show e reality che parlano di cucina, di ricette, di chef stellati e di quel mondo dorato che rappresentata il settore della ristorazione. Nessuno, almeno fino a questo momento, non si era mai “preso la briga” di raccontare cosa ci fosse dietro quell’universo culinario così amato, così apprezzato e così ricercato. Anche gli chef e il suo staff nascondono molto bene i loro “panni sporchi”. E sulla questione ha cercato di far luce una serie tv americana che ha convinto critica e pubblico, diventando una tra le produzioni del piccolo schermo più apprezzate negli Usa e nel nostro Paese. Con il titolo di The Bear, la serie creata da Christopher Stoter è arrivata in tv come un tornando nel giugno del 2022. Con poche e semplici mosse ha trovato il modo di imporsi in un panorama già piuttosto affollato, convincendo proprio per quel suo mix di drama e ironia nera. In Italia, The Bear è arrivata solo nel settembre del 2022 sulla piattaforma di Disney+ e gli 8 episodi che compongono la prima stagione, in poco tempo, hanno scalato le classifiche di gradimento, diventando poi argomento caldo sui social. La seconda stagione – arrivata in streaming un anno dopo – in quanto a bellezza e profondità ha superato di gran lunga il primo ciclo di episodi, tanto è vero che in America si pensa già a una terza stagione. Un successo meritato, ma qual è la sua formula segreta?
Di cosa parla la serie tv
Ambientato nel cuore più puro (e bello) di Chicago, The Bear racconta la storia di Carmy (interpretato da Jeremy Allen White, conosciuto per la sua presenza in Shameless), chef stellato e di talento che si trova costretto a mettere in pausa la carriera per rimettere insieme i pezzi della sua famiglia. Dopo il suicidio del fratello, Carmy scopre che un piccolo fast food di quartiere e di proprietà del defunto fratello è stato lasciato alla completa deriva di se stesso e in una marea di debiti. Deciso a rimettere in piedi la sua vita e l’attività di famiglia, Carmy deve lottare contro la burocrazia e uno staff che non è capace né di seguire gli ordini né tanto meno di svolgere il lavoro richiesto. Il ragazzo, nonostante una forte depressione, si rimbocca le maniche e cerca di rimettere in sesto la paninoteca e il buon nome della famiglia, cercando di trasformare il pub in piccolo ma delizioso ristorante di quartiere. Per farlo dovrà affrontare anche il disfattismo del cugino più grande.
Un racconto corale per una storia di grande valore
Basta poco per restare coinvolti nelle vicende di The Bear. È una serie ben girata, ben scritta, con attori validi, che sfrutta molto bene i tempi comici e la brevità di ogni episodio. E soprattutto convince per un racconto poco complesso e arzigogolato, focalizzandosi di più sui protagonisti e sulla loro evoluzione. The Bear, anche se non sembra, è serie per i palati fini, che mette in scena una storia vera, schietta, sincera: una sfida giornaliera con i propri limiti. È poi è un racconto che non si ferma solo a delineare i contorni del personaggio di Carmy, ma è come se fosse un romanzo a più voci in cui ognuno prende il suo spazio. Immagina, infatti, cosa c’è dietro i fornelli da cucina, e come si muovono i personaggi dietro quel mondo fatto di regole e di riti di passaggio. E il protagonista, voce narrante di spicco, non cade mai vittima del suo personaggio e con grande caparbietà, racconta il lato oscuro della ristorazione senza peli sulla lingua, e senza mai prendersi troppo sul serio. The Bear è una perla e, di sicuro, è una di quelle serie che meritano di essere viste almeno una volta nella vita.