Intervista al Dottor Gianfranco Scaperrotta
Il cancro al seno è considerata una delle neoplasie più frequenti nella popolazione femminile. Attualmente in Italia sono oltre 834.000 donne con una diagnosi alle spalle.
Oggi le nuove tecnologie e strumentazioni diagnostiche ci permettono di ricavare una diagnosi migliore e precoce rispetto al passato riducendo il rischio di morte. Ne abbiamo conferma nel nuovo libro “Imaging della mammella” , Edra edizioni, curato nell’edizione italiana dal Dottor Gianfranco Scaperrotta, Direttore Struttura Semplice Radiologia Senologica – Fondazione IRCCS Istituto Nazionale dei Tumori Milano.
Su quali sono le nuove strumentazioni che ci permettono un’analisi precoce, su che tipo di screening è consigliato per fare prevenzione facciamo chiarezza in questa intervista.
Dottor Scaperrotta, in tema di tumore alla mammella, la diagnosi precoce può condurre ad una guarigione completa?
La diagnosi precoce ha davvero modificato e cambiato la storia del tumore alla mammella per quanto riguarda il suo approccio, la sua diagnosi e la sua cura.
Grazie alla diagnosi precoce si possono avviare delle terapie che sono efficaci nell’80 – 85 % dei casi. Si possono quindi raggiungere sopravvivenze e guarigioni complete fino al 90% dei casi trattati.
Quanto è grave il tumore alla mammella considerando i dati allarmanti raccolti ogni anno?
Il tumore alla mammella non è da sottovalutare. E’ ancora un tumore particolarmente cattivo, che uccide. È la prima causa di morte oncologica per la donna. È un tumore che, se sottovalutato e se diagnosticato in ritardo, è in grado di fare grandissimi danni.
Quali sono, oggi, gli strumenti a disposizione del paziente per una diagnosi precoce?
Ce ne sono tanti. Innanzi tutto, la mammografia. Noi abbiamo costruito negli anni sempre più una mammografia molto performante, capace di vedere lesioni infracliniche molto precoci. “Lesioni infracliniche” vuol dire che non si sono ancora manifestate né dal punto di vista morfologico né tantomeno nell’evidenza reale della radiologia. Vuol dire che riusciamo a diagnosticare i tumori nelle fasi precoci. Siamo quindi in grado di identificare fattori di rischio. Riusciamo a rintracciare tumori molto iniziali che non uccidono, fino ai tumori carcinomi veri e propri molto piccoli e per cui il trattamento precoce, a vari livelli, ci permette una risoluzione oggettiva. Oggi quindi si ha a disposizione una mammografia di altissimo profilo, di altissima tecnologia e con un basso patto per quanto riguarda le radiazioni. Infatti il rischio da esame radiologico è pressoché nullo. Oggi abbiamo anche la possibilità di eseguire anche una mammografia tridimensionale (mammografia 3d) che ci permette di studiare la mammella e di navigare dentro il corpo ghiandolare.
Quanto è importante l’ecografia in giovanissima età?
Oltre alla mammografia, abbiamo una ecografia molto affidabile e molto performante, che aiuta in modo importante nell’attività clinica. Ci permette infatti di studiare sia la mammella che l’ascella. Inoltre si può eseguire in tutte le fasce di età, perché non presenta rischi legati alle radiazioni.
Qual è il programma di screening da seguire ai fini della prevenzione del tumore alla mammella?
Potrebbe essere consigliato uno screening ogni due – tre anni per le donne che non hanno rischio. Per quelle che hanno invece dei fattori di rischio si passerà a uno screening più assiduo, su consiglio del senologo o del radiologo-senologo.
In questo modo avremo una stratificazione anche del rischio della popolazione e si otterrà, inoltre, un percorso maggiormente personalizzato per ciascun caso, in base alla tipologia di mammella della singola donna, alla complessità che la mammella presenta e considerando la sua storia familiare. In base alle caratteristiche specifiche si sceglierà anche quale metodica utilizzare.
Nel libro appena pubblicato “Immaging della mammella” spieghiamo infatti al professionista quale metodica è meglio utilizzare, in quali situazioni, perché e come, considerando anche lo sviluppo tecnologico degli ultimi venti anni.
Con quale periodicità è consigliato sottoporsi ad uno screening?
Consigliamo di iniziare con uno screening in donne che non hanno nessun fattore di rischio, cioè familiare, a 40 anni. Si comincia con una mammografia. Perché a 40 anni? Perché dai 40 anni in poi il rischio di tumore alla mammella sale, fino a manifestarsi dai 50 ai 60-65 anni (periodo in cui colpisce di più). Sotto i 40 anni – in teoria – non è indicato nessun trattamento, nessun controllo. Però noi in linea generale dai 30 ai 40 anni in poi si può effettuare qualche ecografia: è comunque consigliata anche se è evento raro che in donne così giovani si manifesti il tumore. Quindi, riassumendo, possiamo dire che intorno ai 30 anni si può iniziare con delle prime ecografie, mentre a 40 anni si procede con una mammografia annuale, in un percorso più stabile e più standardizzato. Dai 50 anni in poi la mammografia si può effettuare anche ogni due anni, sempre che non ci siano fattori di rischio. Se sono presenti fattori di rischio, come già detto, il percorso va personalizzato. In questi casi occorre entrare nel merito, capire il problema e valutare come procedere diversamente ed entro che tempi.