Dal 7 marzo nei cinema arriva Un altro ferragosto, diretto da Paolo Virzì e sequel di un suo grande successo del 1996. 23 anni dopo la tragi-commedia ambientata a Ventotene è (ancora) lo specchio culturale del nostro Paese.
È uno dei registi e sceneggiatori più intellettuali del nostro tempo, capace di raccontare gli usi, i costumi e le contraddizioni dell’italia con film di grande spessore e che miscelano l’ironia al dramma. Paolo Virzì, l’uomo che c’è dietro al grande successo de La prima cosa bella e Siccità – tanto per citare due dei suoi film più rappresentativi -, sta per tornare al cinema con Un altro Ferragosto dal prossimo 7 marzo. Si tratta di un sequel del film da lui stesso diretto nel lontano 1996, dal titolo Ferie di agosto. Un progetto molto ambizioso, non tanto in termini economici, ma più che altro, è un progetto che cammina su un campo di minato dato che in Italia sono pochi i sequel a film di successo che hanno funzionato al botteghino e tra i giornalisti specializzati. Eppure, Un altro Ferragosto (almeno dalle prime immagini che sono trapelate in rete) si affaccia nei cinema sotto il più roseo degli auspici, perché conserva lo spirito del primo film e non dimentica quella satira dolce e amara sulla società di ieri e di oggi. Con un cast di volti noti tra cui Silvio Orlando, Laura Morante e Sabrina Ferilli – già presenti nel primo film – e con l’ingresso di Rocco Papaleo, Paola Tiziana Cruciani, più Christian De Sica, Andrea Carpenzano, Vinicio Marchioni, Emanuela Fanelli, il regista si appresta a raccontare una storia tipicamente italiana e su tutte le contraddizioni del nostro tempo.
Ferie d’agosto il primo (vero) successo commerciale di Paolo Virzì
Il regista debutta nel 1994 con La bella vita e già in questo film si notano le sue qualità. Ma, per l’appunto, è con Ferie d’agosto (e poi con Ovosodo) che Paolo Virzì si fa notare nel panorama cinematografico italiano. Nei suoi film miscela il dramma alla commedia, cercando di non prendersi mai troppo sul serio, e allo stesso tempo, quasi tutti i suoi lavori nascondono un velato (non troppo) sottotesto politico dove il regista denuncia tutte le contraddizioni del nostro Paese. Ferie D’agosto è stato, di sicuro, il suo film di maggiore successo, vincendo persino un David di Donatello. Da questa consacrazione sono succedute tante pellicole, ognuna diversa dall’altra, e capaci di raccontare senza peli sulla lingua l’Italia attraverso storie comuni ma d’impatto. A lui dobbiamo il successo e l’apprezzamento di Michaela Ramazzotti, e a Paolo Virzì dobbiamo anche quell’immagine disamorata sul mondo che abbiamo intorno.
Ma… di cosa parla il sequel?
La vicenda è ambientata ben 23 anni dopo il primo film. In una sera d’agosto del 1996, nella casa di Ventotene dove il giornalista Sandro Molino trascorreva le vacanze, la sua compagna Cecilia gli rivelò di essere incinta. Oggi Altiero Molino è un ventiseienne imprenditore digitale e torna a Ventotene col marito fotomodello per radunare i vecchi amici intorno al padre malandato e regalargli un’ultima vacanza. Non si aspettava di trovare l’isola in fermento per il matrimonio di Sabry Mazzalupi col suo fidanzato Cesare: la ragazzina è figlia del bottegaio romano Ruggero (Ennio Fantastichini) ed è diventata una celebrità del web, e le sue nozze sono un evento mondano che attira i media e anche misteriosi emissari del nuovo potere politico. Due tribù di villeggianti, due Italie apparentemente inconciliabili, destinate ad incontrarsi di nuovo a Ferragosto, per una sfida stavolta definitiva.
Fatti e misfatti di un’eterna “lotta” di classe
Un film che fa sorridere, ma che si focalizza proprio su tutti i temi caldi che animano il web. Come è avvenuto più di venti anni fa, oggi il sequel di Ferie d’agosto mette in scena un racconto ancora più corale, raccontando l’Italia attraverso gli occhi di una coppia omosessuale e di un’aspirante influencer. Due pesi e due misure, ma è il messaggio quello che conta. Politica e società, destra e sinistra, cultura e consumismo: Virzì ancora una volta ha fatto centro.