Le reazioni dei politici coinvolgono richieste di indagini approfondite, pene severe e la necessità di rafforzare la tutela della privacy in Italia. La questione solleva dubbi sulla sicurezza dei dati sensibili e l’etica giornalistica.
L’indagine a Perugia sulla presunta violazione dei conti correnti di ministri e deputati, principalmente di centrodestra, è stata oggetto di dichiarazioni da parte di alcuni esponenti politici. Questi eventi hanno suscitato reazioni forti e richieste di indagini approfondite per fare luce su questa vicenda che coinvolge dati sensibili di figure politiche di rilievo.
La deputata della Lega, Simonetta Matone, ha espresso la sua preoccupazione sull’inquietante scenario di violazione di conti correnti e ha sottolineato l’importanza di un’inchiesta accurata da parte dei magistrati di Perugia, i quali conducono l’indagine. Matone ha evidenziato il ruolo fondamentale della visibilità mediatica e della base social, sottolineando che la sua retribuzione si basa su una formula “mista” che include un fisso e un costo per mille impressioni (CPM). Ha auspicato che la collaborazione con i giornalisti del ‘Domani’ non ripeta gli errori del passato, facendo riferimento al caso Metropol e alla gestione delle fonti.
Fabio Rampelli, deputato di Fratelli d’Italia, è stato colpito dalla notizia di essere coinvolto in attività di dossieraggio. Ha chiesto un’indagine rigorosa su coloro che abusano del loro ruolo nelle istituzioni per accedere in modo illecito a dati sensibili. Rampelli ha richiesto l’immediato allontanamento dalla magistratura e dalla Guardia di Finanza di chiunque partecipi in tali attività, sottolineando l’importanza di proteggere lo Stato e i cittadini da azioni di questo genere.
Il vicecapogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera, Alfredo Antoniozzi, ha sollevato un’allarme sulla gravità del dossieraggio, paragonandolo a pratiche della Stasi. Antoniozzi ha sottolineato la necessità di prevedere pene rigorose e di rendere intangibili i dati sensibili attraverso la legislazione. Ha anche richiamato all’etica giornalistica, sottolineando che i giornalisti coinvolti dovrebbero rispettare i limiti deontologici per evitare situazioni simili a regimi totalitari.
In questo contesto, la questione della privacy e della protezione dei dati personali diventa centrale. La richiesta di indagini approfondite, pene severe e una maggiore tutela della riservatezza è al centro del dibattito politico e giuridico. Resta da vedere come si svilupperanno gli sviluppi di questa vicenda e come influenzeranno il panorama politico e mediatico italiano.
presto audizione Cantone e Melillo al Copasir
A quanto apprende l’Adnkronos, il Copasir ascolterà al più presto il procuratore antimafia Giovanni Melillo e il procuratore di Perugia Raffaele Cantone sulla base della lettera che gli stessi procuratori hanno inviato al Comitato, oltre che al Csm e alla Commissione Antimafia, chiedendo di valutare proprio una loro audizione alla luce dell’inchiesta sul caso di presunti dossieraggio.
Il Copasir, a quanto si apprende, già quando uscì il caso e iniziò l’inchiesta di Perugia, chiese alla stessa procura di fornire eventuali elementi che rientrassero nelle competenze del Comitato ma chiaramente essendo una prima fase di indagine gli atti non potevano essere ancora trasmessi. Il Comitato si occuperà della vicenda e convocherà quanto prima un’audizione di Melillo e Cantone.