Pianificavano attentati a l'aquila arrestati tre palestinesi
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DUEMILA24

Terrorismo: Arresti eccellenti a l’Aquila tre presunti terroristi delle Brigate Tulkarem pianificavano attentati.

Il Gip, ‘indagati volevano organizzare attentati suicidi in territorio israelo-palestinese’ Anan Kamal Afif Yaeesh e Ali Saji Ribhi Irar, due...

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Il Gip, ‘indagati volevano organizzare attentati suicidi in territorio israelo-palestinese’

Anan Kamal Afif Yaeesh e Ali Saji Ribhi Irar, due dei palestinesi arrestati dalla polizia in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip distrettuale di L’Aquila, su richiesta della Dda dell’Aquila, in coordinamento con la procura nazionale antimafia e antiterrorismo, “manifestavano le finalità terroristiche del Gruppo di Risposta Rapida tese a organizzare attentati suicidari, anche mediante l’impiego di autobombe, in territorio israelo palestinese, in particolare in Cisgiordania (West Bank), nella città di Tulkarem, in danno di obiettivi israeliani civili e militari”. E’ quanto emerge dall’ordinanza di misura cautelare della custodia in carcere del gip dell’Aquila Marco Billi. L’altro palestinese coinvolto dall’ordinanza cautelare è Mansour Doghmosh.

‘Terrorismo: pianificavano attentati all’estero, tre palestinesi arrestati a L’Aquila’

I tre palestinesi, residenti a L’Aquila, arrestati dalla polizia con l’accusa di associazione con finalità di terrorismo, appartenevano alle ‘Brigate (o Battaglione) Tulkarem – Risposta Rapida’, articolazione in qualche modo riconducibile alle ‘Brigate dei Martiri di Al-Aqsa’, gruppo al bando per terrorismo nell’Ue. L’organizzazione prende il nome dall’omonima città nel nord-ovest della Cisgiordania dove l’insorgenza armata è ripresa alla fine del 2021 su impulso dell’allora 20enne Seif Abu Labadeh, che creò una cellula armata sotto l’ala della Jihad islamica. Labadeh venne ucciso in un’imboscata israeliana tra Tulkarem e Jenin nell’aprile 2022.

Separatamente nell’ottobre 2022 a Tulkarem emerse un secondo gruppo militante che si richiamava alla ‘Fossa dei Leoni’ di Nablus, chiamato ‘Il Nido dei Falchi’. Nel frattempo, due giovani palestinesi nati nei campi profughi della città avevano rilanciato il braccio armato di Fatah, le Brigate dei Martiri di Al-Aqsa. Uno di loro era il 24enne Ameer Abu Khadija. Laureatosi qualche anno prima, aveva lavorato come poliziotto nelle forze dell’Autorità nazionale palestinese (Anp) e poi, dopo essere stato licenziato, nel settore edile. L’altro era Jihad Shehadeh, figlio di un ex membro del gruppo delle ‘Pantere Nere’ di Fatah.

Shehadeh e Abu Khadija formarono un movimento che si autoproclamò parte delle Brigate dei Martiri di Al-Aqsa chiamato ‘Risposta Rapida’. Il nome era un tributo al leader delle Brigate dei Martiri di Al-Aqsa a Tulkarem durante la seconda Intifada, Raed Al-Karmi, a cui fu dato questo soprannome perché lanciò attacchi di ritorsione immediati contro obiettivi israeliani.

Alla fine di febbraio 2023, le forze israeliane uccisero 11 palestinesi in un raid a Nablus e ne ferirono circa 100. In risposta al massacro, i tre gruppi di resistenza di Tulkarem unirono le forze sotto il nome combinato di ‘Brigate Tulkarem – Risposta Rapida’. All’inizio di marzo, un gruppo di uomini armati a volto coperto lesse la prima dichiarazione della brigata davanti a una piccola folla nella piazza principale di Tulkarem.

L’uomo che prese la parola era Ameer Abu Khadija, ucciso il mese successivo durante uno scontro a fuoco con soldati israeliani che avevano circondato una casa in cui si nascondeva nel villaggio di Izbat Shufa, situato nella periferia sud-orientale di Tulkarem. Il gruppo rivendicò un attacco al checkpoint di Zemer e un altro all’insediamento di Avnei Hefetz.

In un’intervista in arabo con il media palestinese locale ‘Ultra Palestine’ pubblicata il 6 marzo 2023, un membro delle Brigate Tulkarem affermò che il gruppo trascende l’affiliazione politica e include tra le sue fila individui che appartengono a Fatah, Hamas, Jihad Islamica e Fplp.

Anfp, ‘investigatori Polizia sventano potenziali pericoli’

“La minaccia del terrorismo rappresenta una sfida costante, che richiede vigilanza e cooperazione a tutti i livelli. L’azione investigativa condotta a termine dalla Digos dell’Aquila e dalla Direzione Centrale della Polizia di Prevenzione ha portato all’arresto di tre soggetti di nazionalità palestinese, legati all’organizzazione terroristica delle ‘Brigate dei martiri di Al-Aqsa’, che pianificavano attentati. È un chiaro esempio di come la polizia italiana continui a svolgere un ruolo cruciale nella lotta contro il terrorismo, dimostrando un impegno incrollabile nella prevenzione di minacce alla sicurezza. Esprimiamo il nostro più sincero apprezzamento per la perizia e la dedizione dei colleghi che hanno condotto le investigazioni, le quali hanno consentito di sventare potenziali pericoli di livello internazionale”. Così in una nota Enzo Letizia segretario dell’Associazione Nazionale Funzionari di Polizia.

Venivano svolte anche “attività finalizzate alla creazione di video di propaganda in cui figurano miliziani armati intenti in attività di addestramento militare e all’uso delle armi di giovani reclute e bambini, corredato da canti e musica nashid di adesione ideologica e identità combattente”. E’ quanto emerge dall’ordinanza del gip dell’Aquila con la quale si dispone la custodia cautelare in carcere nei confronti di tre palestinesi arrestati dalla polizia nell’ambito dell’indagine anti-terrorismo. In particolare nell’ordinanza si fa riferimento a una conversazione tra due degli indagati.

Dall’analisi di alcune conversazioni via Telegram tra Anan Kamal Afif Yaeesh e Jihad Maharaj Ibrahim Shehadeh, quest’ultimo ucciso in un conflitto a fuoco a Tulkarem con l’esercito israeliano, “emerge con chiarezza il ruolo apicale, di capo e di organizzatore, rivestito da Yaeesh Anan Kamal Afif nell’ambito del Gruppo di Risposta Rapida – Brigate Tulkarem”. E’ quanto emerge dall’ordinanza del gip dell’Aquila con la quale si dispone la custodia cautelare in carcere nei confronti di tre palestinesi arrestati nell’operazione della polizia contro il terrorismo.

Terrorismo: gip, indagato diceva ‘unità suicida pronta ad agire, nostra azione sarà prossima’

Nell’ordinanza del gip di L’Aquila, con la quale si dispone la custodia cautelare in carcere nei confronti dei tre palestinesi arrestati dalla polizia nell’ambito dell’indagine anti-terrorismo, si fa anche riferimento ad alcune conversazioni tra uno degli arrestati, Yaeesh Anan Kamal Afif, e un palestinese ritenuto comandante militare delle Brigate dei Martiri di Al-Aqsa e generale facente parte di Al-Fatah.

“Emerge come Yaeesh Anan Kamal Afif si rivolge con rispetto a Al-Maqdah Munir chiamandolo ‘Haj’, ossia ‘capo’ – si osserva nell’ordinanza – Yaeesh Anan Kamal Afif chiede al comandante militare delle Brigate dei Martiri di Al-Aqsa di pubblicare un comunicato a nome della neocostituita formazione ‘Commando Centrale per la Risposta Rapida, Brigata dei Martiri’ e chiarisce a Al-Maqdah Munir che tale organizzazione è stata ‘lanciata da poco’, e che gli avrebbe mandato immediatamente ‘tutti i dettagli in merito’. Yaeesh Anan Kamal Afif, comunque, spiega subito che ‘si tratta di un’unità suicida, pronti ad agire in profondità’ e chiarisce che l’azione della nuova organizzazione ‘sarà prossima’”.

Tajani, ‘grazie a polizia e magistratura per arresto palestinesi’

“Un ringraziamento alle Forze di polizia e alla magistratura per l’arresto a L’Aquila di tre palestinesi appartenenti ad un’organizzazione terroristica. Pianificavano attentati contro obiettivi civili e militari. Prevenzione e controllo del territorio sono una priorità del Governo”. Così sul social X il ministro degli Esteri, Antonio Tajani.

Nell’ordinanza del gip i rapporti tra gli arrestati

Per uno dei tre indagati si contesta ruolo di minore rilievo

I rapporti tra i tre arrestati sono tra gli argomenti al centro dell’ordinanza del gip dell’Aquila con la quale si dispone la custodia cautelare in carcere nei confronti di tre palestinesi coinvolti nell’operazione anti-terrorismo della polizia. Dall’attività di indagine finora compiuta è emersa anche la figura di Ali Saji Ribhi Irar (uno dei tre arrestati ndr), ritenuto dagli inquirenti “pienamente coinvolto nell’attività dell’organizzazione terroristica”, si sottolinea.

“E’ da considerare in primo luogo, per comprendere la vicinanza e la fiducia reciproca tra Anan Kamal Afif Yaeesh e Ali Saji Ribhi Irar, che i due vivono insieme a L’Aquila”, in un appartamento preso in affitto, si sottolinea nell’ordinanza dove si aggiunge che i due indagati “condividevano dati, informazioni ed elementi conoscitivi in relazione sia all’attività organizzativa delle Brigate dei Martiri di Al-Aqsa, sia alla costituzione ed alla prima organizzazione del nuovo Gruppo di Risposta Rapida – Brigate Tulkarem, sia alla gestione economica del sodalizio”.

Quanto al ruolo del terzo arrestato, “Mansour Doghmosh appare, allo stato, indubbiamente di minore rilievo rispetto a quelli di Anan Kamal Afif Yaeesh e Ali Saji Ribhi Irar”. Dall’attività di indagine finora compiuta, infatti, Doghmosh Mansour sembra essere “un mero partecipe dell’organizzazione terroristica della quale, tuttavia, condivide attività operative e obiettivi”, si osserva nell’ordinanza.

“Gli indagati hanno effettuato e hanno ancora in corso il reperimento di risorse finanziarie da distribuire nelle varie zone della Cisgiordania, di armi (dall’attività tecnica emergono riferimenti espliciti a fucili, autobomba e al ‘pacco dell’amore’ espressione chiaramente allusiva ad un ordigno), di telecamere da installare sopra i fucili, di materiale propagandistico ed hanno condotto in stato avanzato, fino agli elementi di dettaglio, la progettazione di un attentato nell’insediamento israeliano di Avnei Hefetz”. E’ quanto emerge dall’ordinanza del gip con la quale si dispone la custodia cautelare in carcere nei confronti di tre palestinesi arrestati nell’operazione della polizia contro il terrorismo.

Nella misure si ricorda che alcuni soggetti sono peraltro già morti negli scontri sul campo con i militari israeliani “a conferma dell’attualità, della concretezza e del grado elevato del pericolo di reiterazione del reato”. Viene inoltre ravvisato, per tutti e tre gli indagati, “un elevato, attuale e concreto pericolo di fuga”.

‘atti programmati contro stato Israele ma impossibile escludere che siano compiuti anche in Italia’

“Si ritiene che gli elementi raccolti nel corso dell’attività di indagine finora svolta siano sufficienti per affermare la sussistenza di gravissimi indizi di colpevolezza nei confronti dei tre indagati”. Si sottolinea nell’ordinanza del gip dell’Aquila con la quale si dispone la custodia cautelare in carcere nei confronti di tre palestinesi, arrestati dalla polizia, con l’accusa di associazione con finalità di terrorismo anche internazionale o di eversione dell’ordine democratico. Secondo il gip il gruppo si è organizzato “in modo non rudimentale, ma accorto e calibrato all’ottimizzazione del risultato”. Il centro decisionale e direttivo del sodalizio – si sottolinea – è stato posto volutamente all’estero (rispetto alla Cisgiordania e a Israele) per poter fuggire ai controlli israeliani ed è stata individuata come base logistica la città di L’Aquila, posta nelle vicinanze di Roma, ma “in posizione più defilata e nascosta”.

Nella misura si osserva che “gli atti di terrorismo programmati e pianificati appaiono dichiaratamente rivolti contro lo Stato di Israele (la popolazione civile, l’organizzazione militare e le strutture politiche di quel Paese)”, anche se da alcuni spunti dell’indagine “non appare possibile escludere che possano essere compiuti anche in Italia, non necessariamente soltanto nei confronti di obiettivi israeliani”.

Gip, ‘video di propaganda con miliziani armati che addestravano bambini’

In particolare, secondo quanto viene contestato, venivano svolte “attività finalizzate alla creazione di video di propaganda in cui figurano miliziani armati intenti in attività di addestramento militare e all’uso delle armi di giovani reclute e bambini, corredato da canti e musica nashid di adesione ideologica e identità combattente” con riferimento a una conversazione, non tra due indagati, ma tra uno degli indagati ossia Anan Kamal Afif Yaeesh e un palestinese ritenuto comandante militare delle Brigate dei Martiri di Al-Aqsa e come generale facente parte di Al-Fatah.

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