L’arte è la manifestazione di tutti quei mondi interiori che riescono emergere tramite essa.
Si usano gli specchi per guardarsi il viso,
e si usa l’arte per guardarsi l’anima.
George Bernard Shaw
L’arte è la manifestazione di tutti quei mondi interiori che riescono emergere tramite essa. L’artista di oggi manifesta il suo mondo fantasioso fatto di colori e ingegno, creando opere dallo stile inconfondibile. Un’ arte libera, espressiva che si mescola con soggetti del passato alla modernità dei tempi. Un grande lavoro di ricerca che lo ha portato nel tempo ad esperimentare sempre nuove tecniche con lavori su carta, acquerello, acqueforti, gouache e la pittura su tela, utilizzando svariati materiali e colori, olio, acrilico e tempera. Questa sua voglia di esperimentare l’ha condotto a trovare una propria identità ben definita che, oggi, viene riconosciuta nel mondo artistico. La sua arte è facilmente riconoscibile nel panorama contemporaneo italiano, conosciutissimo anche per la creazione di cartoons e loghi. Ma non è solo il lavoro tecnico di sperimentazione che mette in evidenza questo artista, è soprattutto la sua ricerca d’espressioni, pose, nuove figure, soggetti da riprodurre a cui donerà la sua impronta. Confermando di possedere una grande professionalità unita ad una profonda spiritualità artistica che sicuramente è anche la fonte dove attinge i suoi versi: la poesia difatti è un’altra sua grande passione. Conosciamolo meglio.
Innanzitutto la ringrazio di essere qui e le chiedo: la sua passione per il disegno si manifesta già nella sua infanzia. Ricorda il suo primo disegno cosa rappresentava?
Grazie per l’intervista, fin da piccolo sono stato attratto dalle “Anime Giapponesi”, ricordo ancora il primo episodio di Goldrake, era il 4 aprile 1978, poi arrivarono Jeeg robot e Mazinga. Disegnavo questi robot sul quaderno, il primo di essi fu Mazinga.
Chi l’ha spronata a proseguire questa sua passione?
In tanti anni nessuno, da un paio d’anni due amici, Alex e Francesco, oltre la mia fidanzata Lucia, che mi accompagna in questa grande avventura.
C’è un artista contemporaneo o del passato a cui si sente più affine?
Di artisti in particolare, Van Gogh, con il suo “Caffè di notte”, opera attualissima, che rappresenta la società odierna, in quanto la notte c’è una movida giovanile non indifferente; il che ci fa capire che i tempi passano, cambiano gli usi e costumi, ma l’uomo, in fondo, è sempre quello. Per quanto riguarda il fumetto, il mio tratto è ispirato dal mangaka Go Nagai (creatore di Mazinga, Jeeg e Goldrake) e Tetsuo Hara (creatore di Ken il guerriero).
Come nasce una sua opera, da dove prende ispirazione?
Le mie opere nascono dalle situazioni che mi circondano e, soprattutto, dal confronto con gli altri, perché, come dico spesso, io sono un “Conversatore”; credo fortemente che, quando parli con qualcuno, lo ascolti e lo guardi negli occhi, è la cosa più bella dalla quale prendere ispirazione.
Tra le tante tecniche usate c’è n’è una in particolare che sente più vicina alla sua identità artistica?
Io sono nato come mangaka, anche se sono aperto verso altre tecniche pittoriche e, soprattutto, sto sperimentando nuovi generi. Attualmente sto testando una nuova tecnica che svelerò appena l’avrò depositata.
Qual è il più bizzarro materiale su cui ha dipinto?
Su un grembiule, quindi su stoffa, è stata la prima e l’ultima.
Ama ritrarre i suoi soggetti dal vivo. Quali sono le emozioni che avverte in quel momento?
Più che soggetti, gli oggetti; per quanto riguarda i ritratti, preferisco ritrarre dalle foto; posso ben dire che in quei momenti il livello di concentrazione è altissimo. Nella mia mente e nel mio cuore vedo già l’opera finita, quindi sono già proiettato in avanti ancor prima di mettere mano.
Il pittore, Man ray (1890- 1976) diceva sulle sue opere: “I miei lavori sono pensati per divertire, annoiare, sconcertare, confondere ed inspirare la riflessione.” E qui le chiedo: le sue opere sono pensate per?
Le mie opere sono pensate per far riflettere, parlare al cuore, edificare, far divertire, mettere pace, creare dibattiti, disaccordi.
Trent’anni di carriera alle spalle che, grazie alla sua costanza e impegno, l’hanno portata a prendersi le sue giuste soddisfazioni e ottenere la stima di molti artisti. Ha esposto in Gallerie prestigiose, le va di raccontarci un aneddoto della sua esperienza in una sua Collettiva?
La mia prima collettiva, dopo 11 anni circa, sono tornato ad esporre a marzo 2022, al prestigioso Museo Bellini di Firenze. Pur non essendo presente fisicamente, era un’emozione veramente forte, mi sembrava di essere lì. Un altro aneddoto riguarda la mia prima mostra nel 2010 a Bisceglie, in un’antica chiesa sconsacrata. Io e il presidente dell’associazione culturale eravamo alla porta e vedemmo entrare, alla fine di ottobre, un tipo con i pantaloncini e le ciabatte di legno, con una busta di plastica in mano. Costui entrò, vide la mostra e all’uscita mi disse che lo stile era simile a quello di Andy Warhol. A prima vista sembrava un poveraccio, in realtà era una persona coltissima.
Nelle sue opere si avverte l’esigenza di estrapolare da ogni soggetto la parte forse meno visibile a occhio nudo, carpendo quei piccoli dettagli che identificano e rendono unica l’opera donandogli il suo inconfondibile tocco. È così?
Esatto, nelle ultime opere questo è ancor più evidente. Ultimamente ho realizzato tre opere contro il femminicidio, dove racconto il mondo interiore e il carattere della donna e una di queste è stata esposta fino al 21 gennaio al Concept Art Brera, nel quartiere Brera di Milano, in due eventi organizzati da Alfonso Restivo, ritrattista ufficiale dei vip.
Tra le sue tante opere c’è n’è una a cui si sente più legato e se sì, perché?
L’ultima opera in cartone che ho realizzato è la “Fortezza delle scienze”, la base del robot “Grande Mazinga”.Nel realizzarla ho provato la purezza di un bambino e siccome sono credente, mi sono chiesto: “Signore, perché quando realizzo quest’opera provo questa emozione?”. Poi ho riflettuto; questa base, nella serie animata, veniva attaccata da due basi nemiche più forti di lei, anche contemporaneamente, eppure non riuscivano a distruggerla, quasi a rappresentare una persona che, quando è in difficoltà, non si arrende mai perché arriveranno tempi migliori.
Ma oltre ad essere un artista del colore ama anche comporre versi e alcuni anni fa ha pubblicato per la Sacco Editore una raccolta poetica dal titolo Sensazione, anima e parole. In cui si avverte la sua forte spiritualità. Che rapporto ha con la fede?
Sì, anni fa ho pubblicato un libro di poesie, in copertina è inserita una mia opera. Molte poesie di quel libro sono cristiane. Io ero ateo, convinto, e attaccavo la Bibbia, poi Gesù ha parlato al mio cuore e ho iniziato a conoscerlo, accettandolo come Signore e Salvatore personale. Da allora posso dire che è l’unico che mi è stato vicino, anche quando ero completamente solo. Lui, invece, non mi ha mai abbandonato. E anche in questo periodo, dopo la perdita di mio fratello, al quale ero molto legato, è l’unico che riempie il mio cuore. Gesù, nei miei confronti, è sempre stato fedele.
Progetti futuri?
Dal 16 al 24 marzo a Rovigo nello spazio espositivo Pescheria Nuova, dal 23 marzo al 30 al Concept Art Brera in corso Garibaldi 11 a Milano, e dal 26 aprile al 4 maggio sempre a Milano alla Galleria Ikonica. Dal 27 al 4 maggio una mia mostra personale avrà luogo a Bitonto (Bari) al centro culturale Mo’ Heart di Damiano Bove.
Giungo alla mia ultima domanda, se dovesse ritrarre sé stesso, quale tecnica e materiale di supporto utilizzerebbe?
Ho già ritratto me stesso con gli acrilici, ma andrebbero bene anche le altre tecniche che conosco e che sto sperimentando, perché ogni tecnica è parte di me. L’arte non è altro che l’estensione della nostra personalità su foglio di carta, album, tela, legno e quant’altro.