Il cinema ha raccontato per decenni il conflitto arabo-israeliano, che vogliamo ripercorrere in questi 5 film essenziali.
Il conflitto arabo-israeliano domina le prime pagine dei giornali di tutto il mondo. Gli attacchi di Hamas del 7 ottobre 2023 hanno soltanto intensificato ancora di più uno scontro che dura da oltre settant’anni; una guerra, a volte, che ci appare così lontana e, per certi versi “silenziosa”, perché fino a tale data non ne abbiamo parlato ad alta voce.
Il cinema ha raccontato per decenni il conflitto attualmente in atto, cercando di porre l’attenzione sulla tensione che intercorre tra le due fazioni. Spesso con storie di fantasie, altre volte che eventi realmente accaduti, che invitano lo spettatore a riflettere su ciò che sta succedendo in Medio Oriente.
Munich (2005)
Il film di Steven Spielberg ripercorre i drammatici eventi avvenuti durante le Olimpiadi del 1972, a Monaco, nella Germania occidentale. Undici persone, tra atleti e funzionari e funzionari israeliani, furono rapiti e uccisi a sangue freddo da parte di un gruppo terroristico palestinese noto col nome di “Settembre nero” come rivalsa su Israele. La pellicola racconta le conseguenze di quella tragedia. Un gruppo di uomini, guidati da un riluttante ufficiale del Mossad, viene incaricato di rintracciare ogni membro di quell’organizzazione terroristica ed eliminarlo, uno ad uno. Un’impresa che riesce a metà, poiché, man mano che la storia prosegue, s’insinua il dubbio: gli attentatori erano realmente coinvolti con quando accaduto durante le Olimpiadi? Oppure la posta in gioco è molto più ampia, e sono stati usati solo come pedine? Spielberg sembra non fornire risposte concrete, ma invita il pubblico a riflettere sul senso di giustizia e sulla moralità.
Paradise Now (2005)
Uno dei film più significativi per raccontare il conflitto arabo-israeliano. Said e Khaled sono due amici palestinesi legati da un tragico destino: la loro missione è quella di farsi saltare in aria a Tel Aviv. Nell’attesa, trascorrono le giornate insieme, fino a quando il responsabile del gruppo di resistenza comunica loro che l’attentato avverrà il giorno successivo. L’imprevisto è dietro l’angolo quando i due vengono sorpresi e poi separati al confine israeliano; questo evento metterà in discussione le loro decisioni. Paradise Now, diretto da Hany Abu-Assad, è un film dal forte impatto emotivo che porta il pubblico a mettersi nei panni dei due protagonisti, due ragazzi che non hanno assolutamente idea di ciò che gli aspetta, e questo si riflette specialmente verso la fine. Vincitore del Golden Globe nel 2006 per il miglior film straniero.
Il giardino di Limoni – Lemon Tree (2008)
Una storia toccante e molto umana, Il giardino di Limoni è un braccio di ferro tra una coraggiosa vedova palestinese e il ministro della difesa israeliano. I servizi segreti vedono nel limoneto di Salma una potenziale minaccia: dato che il terreno si trova sul confine cisgiordano, i terroristi potrebbe trovare un facile rifugio. I funzionari decidono di sradicare tutti gli alberi, ma la donna si oppone e, insieme al suo avvocato, porta il caso alla Corte Suprema. Il film è tratto da un fatto realmente accaduto, che sottolinea ancora di più l’assurdità della situazione. A colpire è l’assenza di una netta presa di posizione: gli israeliani appaiono arroganti, i palestinesi sono invece testardi.
Gaza mon amour (2020)
Una delicata storia d’amore over 60 che offre uno squarcio sulla vita a Gaza, striscia di terra martoriata dall’attuale conflitto. Issa è un pescatore di sessant’anni che finalmente trova il coraggio di dichiararsi a Siham, una sarta che lavora al mercato. Quando rinviene una statua antica di Apollo tra le sue reti da pesca, l’uomo decide di nasconderla, convinto che la fortuna gli stia sorridendo e che possa dargli la spinta per chiedere la mano di Siham. Non ha idea del pericolo in cui sta per cacciarsi poiché Hamas viene a sapere del prezioso tesoro e per lui le cose potrebbero complicarsi. Issa è, però, un personaggio romantico e, come gli abitanti di Gaza (sembra proprio una metafora creata ad hoc) resiste contro ogni mezzo davanti alle avversità per difendere il suo diritto di amare.
Amira (2021)
Amira è un’adolescente palestinese che vive con sua madre. Il suo eroe è papà Nawar, che lei non ha mai visto, dato che è detenuto in carcere ben prima che nascesse. La vita della ragazza viene drammaticamente sconvolta quando scopre la sterilità dell’uomo che avrebbe dovuto essere suo padre: in realtà, Amira è figlia di un carceriere israeliano. Con coraggio e determinazione, la giovane si mette sulle tracce del suo padre biologico, allontanandosi dalla sua famiglia. Sullo sfondo di una moderna società palestinese, il film riflette sul senso di appartenenza, dipingendo un microcosmo fatto di paura dell’altro che porta domandarci: l’odio nasce in seno alla nostra famiglia, oppure viene coltivato quando cresciamo?