La scrittrice Silvia Avallone è tornata in libreria con un romanzo che è in grado di stregare letteralmente il lettore. Vi sto parlando di “Cuore Nero”, edito da Rizzoli.
È un libro che si legge pagina dopo pagina con un impeto travolgente perché capitolo dopo capitolo il lettore vuole conoscere ulteriori dettagli delle vicende narrate senza staccarsi dalla storia. Parla dell’incontro di due solitudini destinate insieme a costruire qualcosa di nuovo e risorgere dalle ceneri di quello che è stato il loro doloroso e angosciante passato, difficile da dimenticare e dal quale riemergere. Da una parte troviamo la trentenne Emilia che ha trascorso gli anni della sua adolescenza in carcere per scontare la sua pena legata ad un grave reato. Dall’altra parte troviamo Bruno, un insegnante giovane ma “vecchio dentro” che non ha mai superato il dolore della perdita dei suoi genitori quando era piccolo.
La paura di affrontare il futuro
Entrambi si sono rintanati a Sassaia, un paesino di poche anime per paura di affrontare il futuro e la vita stessa. L’arrivo di Emilia, “la foresta”, come la definiscono gli abitanti di Sassaia, porta una ventata di novità e spensieratezza nella vita di Bruno. Se ne innamora perdutamente ma presto dovrà fare i conti con gli sbalzi d’umore di lei, le crisi di rabbia e il suo passato fantasma che persino lei fa fatica ad accettare. Si scoprirà fragile e indifeso, proprio come lei, e dovrà capire se lasciarla andare definitivamente perdendola o lottando per recuperare quell’armonia che in quei brevi ed intensi giorni trascorsi insieme a Sassaia lo hanno permesso di vivere davvero.
I personaggi creati da Silvia Avallone sono ben definiti psicologicamente e ad essi è facile affezionarsi per le loro sfumature emotive. L’incontro tra di essi è un incontro di anime che sono destinate a confrontarsi e fondere il proprio dolore e il proprio passato per poter ripartire insieme. Il ruolo del passato è una tematica che si presenta in maniera costante durante la narrazione e ci induce a riflettere su quanto giochi un ruolo fondamentale nella costruzione del proprio percorso personale.
Il duello tra bene e male insito nella natura umana
L’autrice ci insegna che il passato non si può dimenticare ma è grazie ad esso che siamo quello che siamo e possiamo evolvere cercando di non commettere più gli errori di un tempo. Un’altra tematica degna di nota è quella del duello tra il bene e il male che è insito nella nostra natura umana e che spetta a noi condurre. Sì perché questa storia ci insegna che siamo noi con le nostre azioni e scelte concrete che decidiamo se lasciarci guidare da esso o meno. Il vero male è però non essere capaci di perdonare sé stessi e gli altri.
In una sorta di percorso di redenzione entrambi i protagonisti si ritroveranno ad affrontare con coraggio e determinazione i propri “demoni interiori” per accettarli e poi decidere di non lasciarsi più influenzare da essi. È vero che il tempo non aggiusta le cose o le situazioni, ma almeno permette di farle “scorrere” e poi spetta a noi decidere come e quando. È possibile costruire una nuova vita se lo si vuole davvero e se si riesce a nutrire ancora speranza soprattutto in sé stessi e fiducia nelle proprie capacità e abilità.
Una storia che lascia il segno e che mi ha dato l’ulteriore conferma di quanto la scrittrice Silvia Avallone che avevo conosciuto in precedenza con “Un’amicizia” (Rizzoli), sia una delle penne più belle del panorama della narrativa contemporanea. Le sue tematiche riguardano la natura umana e il mondo delle relazioni e vengono affrontate in maniera singolare.