Padronanza della lingua inglese, perché gli italiani sono impreparati.

Intervista al poliglotta Fabio Maccagnan.

L’uso e la padronanza della lingua inglese sta diventando un requisito molto richiesto nel mondo lavorativo odierno.

Purtroppo noi italiani, per quanto riguarda la padronanza della lingua inglese rispetto agli altri Stati europei, ci collochiamo ad un livello di competenza “medio”. Nella classifica europea siamo superati non solo da Olanda e Austria, ma anche da Danimarca, Norvegia, Svezia, Belgio, Portogallo, Germania e Grecia dove l’uso della lingua inglese è diffuso e radicato.  

Nel nostro Paese, anche le disparità della padronanza della lingua inglese a livello regionale, sono notevoli. Le città del Nord sono quello in cui si parla di più e meglio la lingua inglese. Per fare chiarezza su queste disparità e sulla diffusione e padronanza della lingua inglese da parte degli italiani abbiamo intervistato Fabio Maccagnan, poliglotta e ideatore del Metodo Toddler, il programma di apprendimento dell’inglese che sfrutta metodologie che ricalcano l’apprendimento intuitivo e veloce dei bambini.

Quali sono le cause della scarsa padronanza dell’inglese da parte di noi italiani rispetto agli altri paesi europei?

La scarsa padronanza dell’inglese degli italiani rispetto ad altri paesi europei può essere attribuita in primis al sistema educativo italiano, che si concentra troppo sullo studio della grammatica e poco sull’apprendimento pratico e attivo della lingua. Inoltre, in molte zone d’Italia c’è una limitata esposizione quotidiana all’inglese, e alcuni potrebbero preferire concentrarsi sull’italiano per motivi culturali e lavorativi. Infine, la disponibilità di media e intrattenimento principalmente in italiano, può ridurre l’esposizione degli italiani all’inglese.

Recenti ricerche dimostrano che sulla padronanza della lingua inglese ci sono delle disparità tra Nord e Sud Italia. Da che cosa dipendono secondo lei?
Le disparità nella padronanza dell’inglese tra Nord e Sud Italia possono derivare da differenze socio-economiche, dalla differenza di esposizione culturale, dalla qualità dell’istruzione e dall’accesso a opportunità di pratica. Il Nord potrebbe offrire maggiori risorse, insegnamento di qualità e opportunità di parlare la lingua, grazie ad una maggiore prosperità economica, una maggiore esposizione alla cultura anglofona e una migliore qualità dell’istruzione.

Nei programmi scolastici odierni secondo lei l’inglese viene insegnato bene o ci sono delle lacune?

Il sistema educativo italiano, è purtroppo ancora molto improntato all’apprendimento passivo della lingua. Lo studio a tappeto della grammatica e la poca pratica attiva della lingua, non permettono agli studenti di imparare a parlare nei contesti reali, nonostante gli anni passati a scuola a studiare la l’inglese.

È vero che i bambini apprendono più velocemente e meglio una lingua straniera rispetto a noi adulti? Qual è l’età giusta per cominciare ad approcciarsi ad un corso di inglese?

Sì, i bambini sono più veloci nell’apprendimento delle lingue, non perché abbiano un cervello più giovane, ma per diversi motivi. Innanzitutto, hanno meno paura di sbagliare, praticano in modo attivo la lingua fin da subito e applicano (inconsciamente) principi di apprendimento scientificamente validati, che accelerano il processo di assimilazione della lingua. Questi principi però, possono essere adottati anche dagli adulti, per ottenere risultati simili. Per questo non esiste un’età migliore per imparare l’inglese: qualsiasi persona, di qualsiasi età (e anche se parte da zero), può imparare a parlare inglese. A patto che utilizzi il metodo giusto, ossia il metodo dei “bambini”.

Nel mondo del lavoro quanto è importante al giorno d’oggi avere una buona padronanza della lingua inglese?
Numerose ricerche sottolineano l’importanza cruciale dell’inglese al giorno d’oggi, soprattutto in ambito lavorativo. Fino al 96% delle aziende italiane richiede l’uso dell’inglese da parte dei dipendenti, mentre solo un neodiplomato italiano su 5 lo parla. Uno studio dell’Università Dalhousie del Canada evidenzia la notevole differenza tra coloro che parlano inglese e coloro che non lo parlano: chi conosce la lingua può guadagnare fino al 64% in più rispetto a chi non la conosce. Questi dati sono fondamentali e ci fanno riflettere sul ruolo essenziale che l’inglese ha nella società attuale.

Come apprendere efficacemente la lingua inglese?

Il modo migliore per imparare l’inglese da zero, è ridurre al minimo lo studio della grammatica e replicare gli stessi processi naturali messi in atto dai bambini, al momento di apprendere la loro lingua madre. Quindi: parlare, ricevere feedback, e correggere così a mano a mano la pronuncia e la formulazione delle frasi in inglese. L’unico Metodo in Italia che permette di ottenere questo risultato, da casa, e con pochissimo sforzo (solo 30 minuti al giorno), è il Metodo Toddler.

Viaggiare è davvero un metodo proficuo per l’apprendimento della lingua inglese?

Certo, viaggiare può essere un modo efficace di imparare l’inglese, tuttavia, presenta anche alcuni svantaggi. Innanzitutto, può essere costoso e impegnativo, limitando l’accesso a questa modalità di apprendimento a coloro che non possono permettersi di viaggiare. Inoltre, la durata e la frequenza dei viaggi potrebbero essere insufficienti a garantire un apprendimento completo e duraturo della lingua. La buona notizia, è che è possibile ottenere gli stessi risultati che si avrebbero vivendo all’estero, grazie al già citato “Metodo Toddler”.

Si sta sempre più diffondendo il mito dello “sleeping Learning” sui social. In cosa consiste e secondo lei è un metodo efficace o meno?

Lo “sleep learning” è una “tecnica” che promuove l’idea di imparare mentre si dorme, ascoltando audio in lingua durante la notte. Tuttavia, nonostante la sua popolarità sui social media, diversi studi scientifici dimostrano che non è possibile assimilare nuove informazioni durante il sonno. Anche se durante il sonno il cervello può consolidare le conoscenze apprese durante il giorno, non è in grado di acquisire nuovi concetti.

 

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