“Una vita e altre notti” è il romanzo della scrittrice e giornalista Stefania Rossotti, edito da Barta, che affronta diverse tematiche al femminile.
La protagonista è una donna inquieta che decide di rivoluzionare la sua esistenza, lasciando il suo lavoro per focalizzarsi una volta per tutte su sé stessa, sulla riscoperta della parte più autentica del suo essere.
Per perseguire questo obiettivo e cammino dovrà prima di tutto lasciare da parte “le maschere” che indossa nella quotidianità e affrontare i suoi fantasmi del passato, l’ansia e l’angoscia e la paura della solitudine che le impediscono di abbracciare a pieno la tanto agognata serenità. In questo “viaggio” sarà accompagnata da due amiche, Marta e Lea, con le quali si è instaurata una sorta di “sorellanza” che resiste al tempo e alle vicissitudini della vita, anche quelle più drammatiche.
Con una scrittura intimistica e profonda Stefania Rossotti racconta un universo femminile multisfaccettato che lascia il segno e che dà l’imput per riflettere su diverse tematiche. Anche le vicende più drammatiche instillano nel lettore una sorta di sentimento di speranza da coltivare per poter riemergere e avviare una sorta di redenzione.
Un romanzo breve ma intenso consigliato, non solo alle donne ma anche agli uomini per accompagnarle lungo il loro cammino. In questa intervista Stefania Rossotti ci racconta com’è nata l’idea per la scrittura di questo libro, di sorellanza e di “maschere” indossate per affrontare la vita.
Come e quando è nata l’idea di scrivere questo romanzo che affronta molte tematiche al femminile?
Penso che l’idea sia dovuta al mio rapporto con la notte: uno spazio che, per molti anni, ho considerato come l’unico a mia disposizione: libero dagli impegni e dalle voci del giorno. Un mondo a parte in cui si può pensare, ricordare. Un momento in cui capire di più e meglio.
La protagonista del suo romanzo si ritrova ad affrontare tante angosce e la temuta solitudine legata allo scorrere del tempo. Che rapporto ha lei con il tempo che scorre inesorabilmente?
Temo quel che il tempo si porta via. Non tanto la giovinezza, quanto quello che sono stata e che ho paura di non poter portare con me, perché non l’ho vissuto pienamente. Vorrei essere certa di affrontare il futuro con tutto quel che sono stata.
“Una vita e altre notti” ci insegna che per andare avanti bisogna fare prima pace con i propri demoni e fantasmi interiori. Che ruolo secondo lei hanno nell’evoluzione di ognuno di noi?
I fantasmi, lei li chiama. Sono l’insieme dei nostri spaventi, delle cicatrici, di tutto quel che non capiamo. Tutto quello su cui noi costruiamo le persone che siamo, che è poi la risposta che diamo ogni giorno alle nostre paure. Sono la nostra struttura, dopotutto. Siamo fatti di quello.
Colpiscono le tematiche al femminile che affronta nel suo libro in particolare quello sulla “sorellanza”. Secondo lei può davvero concretizzarsi tra donne o è utopia?
Nella mia vita l’ho sicuramente sperimentata, dunque per me è una realtà.
Colpisce la determinazione con la quale la protagonista ad un certo punto della sua esistenza decide di rivoluzionare la propria esistenza liberandosi dalle maschere che ha indossato sino ad allora. Come e perché facciamo uso di queste maschere che celano i nostri desideri e bisogni più veri?
Perché ci sono momenti (e giorni e mesi e anni) in cui senza una maschera non riusciresti a uscire di casa. È la corazza che ti permette di affrontare il mondo. Poi magari la vita ci dà il coraggio, l’opportunità e il pretesto di svelare (prima di tutto a noi stessi) chi siamo. Come succede alla protagonista del libro.
Quanto di Stefania Rossotti possiamo rintracciare in questo romanzo?
Molti pensieri, parecchi sentimenti, un sacco di paure, pochissimi fatti reali.
C’è un personaggio al quale è più legata rispetto agli altri e perché?
Mi piace Marta, perché mi ricorda un’amica che se ne è andata. L’ho scritta dentro la nostalgia che ho di lei.
A chi consiglia la lettura del suo libro?
A questo non so rispondere: io mi imbarazzo a consigliare i miei libri.