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Intervista: “I giovani di oggi? In tv cercano sentimenti puri e forti”. Parla la sceneggiatrice de “Il Fabbricante di lacrime”

Dl libro al film. Su Netflix c’è “Il Fabbricante di lacrime”. Il romanzo di Erin Doom diventa un film per...

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Dl libro al film. Su Netflix c’è “Il Fabbricante di lacrime”. Il romanzo di Erin Doom diventa un film per il pubblico in streaming. In vista dell’uscita abbiamo intervistato Eleonora Fiorini, la sceneggiatrice che si è addentrata in una storia complessa ma affascinante.

C’è grande attesa per il debutto su Netflix del film “Il Fabbricante di lacrime”. È in streaming  dal 4 aprile e, fin da quando il progetto è stato annunciato, ha creato molto interesse da parte del pubblico. Liberamente ispirato al fenomeno editoriale scritto da Erin Doom – disponibile in Italia per Salani -, il film cerca di riprodurre (fedelmente) le atmosfere del romanzo e trasportare in immagini i personaggi del libro. Il lavoro è stato portato a compimento da Eleonora Fiorini – che si è occupata della sceneggiatura -. Divisa fin da sempre tra cinema e tv – ha firmato tra i tanti anche “La Luce nei tuoi occhi” con Anna Valle -, per Netflix si cimentata in una vera e propria impresa (quasi) impossibile. In vista dell’uscita del film, con lei abbiamo parlato de Il Fabbricante di lacrime e di quanto sono cambiati i linguaggi della narrazione in serie.

Il film è molto atteso dai fan del romanzo. Cosa ha significato per te lavorare alla sceneggiatura?

È stata una bellissima sfida. Ho lavorato per molto tempo solo per la lunga serialità quindi, per me, è come se ci fosse stata una sorta di riscoperta del grande cinema. È come se fossi tornata a casa, in un certo qual modo. Un’esperienza che non sarebbe stata tale senza Paola Boschi e senza Alessandro Genovesi (il regista).

Del mestiere sei una veterana. La tua carriera ha attraverso un periodo di grandi innovazioni. Oggi e rispetto al passato, quanto è cambiato il tuo lavoro?

Ho notato un cambiamento soprattutto negli ultimi dieci anni. Con tutte le piattaforme streaming che sono disponibili in Italia è impossibile negare un’evoluzione. Il cambiamento è nella velocità con cui viviamo le serie tv. Fino al 2005, più o meno, si era meno stressati (ride). Ora dobbiamo cercare di stare al passo con i tempi. Prima, ad esempio, c’era la possibilità di scrivere una scena in cui non accadeva nulla. Adesso, se non succede qualcosa in ogni scena, la gente cambia canale. La sfida personale più grossa è stata con la fiction de “La luce dei tuoi occhi” dove, per la prima volta, ho cercato di abbracciare anche un pubblico più giovane e diverso dal solito.

Appunto per questo: hai avuto difficoltà nel raccontare la generazione di oggi nel film di Netflix?

Sono avvantaggiata perché ho una figlia molto giovane, quindi ho un contatto continuo con quel mondo. Questo mi mantiene sul tema. Ho notato, però, che i giovani non hanno gusti così difficili. Oggi ai ragazzi piace sempre la stessa cosa: cercano le passioni forti e l’amore. Trovo che nella generazione contemporanea e, rispetto al passato, ci sia meno intellettualismo ma c’è il desiderio di cercare il romanticismo, i sentimenti puri e forti, e la ricerca di un po’ di semplicità.

Il romanzo è piuttosto corposo. Come ti sei approcciata alla sceneggiatura?

Nel libro c’è già tutto. Il lavoro è stato fatto per gradi. È un libro pieno di frasi e di pensieri, anche psico-analitici, ma la prima cosa è stata quella di sottolineare le parti che piacevano ai fan e, ovviamente, essendo un film e non una serie, ho fatto una sintesi degli avvenimenti. Ho lasciato tutte le sequenze più cercate e amate. All’inizio sono stata solo una semplice una lettrice, poi mi sono proprio lasciata andare dal racconto.  Successivamente ho cercato di capire come si poteva strutturare la storia, perché bisogna pur trovare il modo di entrare nella cornice del racconto. Avrei potuto inserire tutto ma in un film è molto difficile, quindi ho limato e sintetizzato i punti salienti. Non ho creato nulla di nuovo. Ho raccontato le intenzioni dell’autrice e ho lasciato sottintesa la morale della favola.

E cosa ne pensi del grande successo ottenuto dai romanzi di Erin Doom?

All’inizio quando mi è stato proposto di lavorare al “Fabbricante di lacrime” ho pensato che mi sarei trovata di fronte al più classico dei romanzi di formazione per ragazzi. Poi sono entrata in un vortice. Ha tanti spunti di riflessione. E poi c’è un elemento molto importante, per me, che ha reso tale il successo: ovvero l’impossibilità di amare.  Questo è un sentimento ancestrale in cui tutti si possono riconoscere. Inoltre c’è anche la questione sociale e l’eterna lotta tra poveri e ricchi.

Il fan più sfegatato cosa si può aspettare dal film?

Si aspetta di vedere in immagini la storia che ha letto tra le pagine del libro. Speriamo di aver reso al meglio l’atmosfera.

Progetti per il futuro?

Ho lavorato al film già nel 2023 quindi non né un progetto relativamente nuovo. Nel frattempo ho portato a compimento due serie tv. Una si intitola “Libera” per la Rai che sarà una sorta di crime e racconterà la storia di un giudice.  E l’altra è con Anna Valle ma è una serie ambientata all’isola D’Elba e parla al mondo femminile.

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