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Corita Kent, Claire Fontaine, Bintou Dembélé, Simone Fattal, Claire Tabouret, Maurizio Cattelan, Zoe Saldana e Marco Perego sono gli artisti che presentano le loro opere
Per scoprire la mostra del padiglione della Santa Sede alla Biennale Arte di Venezia 2024, dal titolo “Con i miei occhi” – che oggi ha visto la storica presenza di Papa Francesco – i visitatori devono attraversare una prigione occupata da circa 80 donne che scontano una lunga pena. Devono abbandonare le loro idee preconcette e lasciarsi guidare dalle detenute, accompagnate dalla polizia penitenziaria. I visitatori devono registrarsi online con 48 ore di anticipo e inviare una copia della loro carta d’identità: una volta ricevuta l’autorizzazione alla visita, possono esplorare il padiglione senza cellulare e senza poter scattare fotografie.
Corita Kent, Claire Fontaine, Bintou Dembélé, Simone Fattal, Claire Tabouret, Maurizio Cattelan, Zoe Saldana e Marco Perego sono gli artisti che presentano le loro opere al’interno del padiglione del Vaticano allestito nel carcere femminile dell’isola della Giudecca, ancora in uso, per una mostra “mistica e sconcertante”.
L’esposizione è curata da Chiara Parisi, direttrice del Centre Pompidou-Metz, e da Bruno Racine, già presidente del Centre Pompidou e oggi direttore di Palazzo Grassi e di Punta della Dogana a Venezia. Ad accogliere i visitatori sbarcati alla Giudecca per la speciale visita al carcere non sono però gli occhi, ma i piedi giganteschi di Maurizio Cattelan (“Father”), sporchi di fatica, che coprono la facciata esterna dell’ex cappella, “perché in fondo sono le estremità del corpo a portare il peso della vita”.
Il titolo del padiglione “Con i miei occhi” intende “richiamare la nostra attenzione sull’importanza del modo in cui concepiamo, esprimiamo e costruiamo responsabilmente la nostra convivenza sociale, culturale e spirituale”, ha detto il cardinale José Tolentino de Mendonça, prefetto del Dicastero per la Cultura e l’Educazione della Santa Sede e commissario del Padiglione del Vaticano. Il titolo “Con i miei occhi” si riferisce sia a un sonetto d’amore di William Shakespeare sia al versetto 42.5 del Libro di Giobbe, “Il mio occhio ti ha visto”.
“Il titolo evoca l’idea poetica di vedere con altri occhi, senza pregiudizi”, ha spiegato Chiara Parisi. “Vedere con i propri occhi conferisce alla visione uno status unico, perché ci coinvolge direttamente nella realtà e ci rende non spettatori ma testimoni – ha spiegato il cardinale José Tolentino de Mendonça – Questo è ciò che accomuna l’esperienza religiosa e quella artistica: nessuna delle due cessa di valorizzare il coinvolgimento totale e anticonformista del soggetto”.
“Gli artisti selezionati sono stati scelti per la loro sensibilità nei confronti dell’essere umano e per il loro non giudizio nei confronti della materia umana che indossano”, ha illustrato Chiara Parisi. Per realizzare la maggior parte delle opere del padiglione, hanno lavorato con le detenute. Questo non è il loro primo progetto culturale. Nel carcere della Giudecca, alcune donne cuciono e realizzano ogni anno i costumi per il Carnevale veneziano.
La mostra inizia sulla facciata esterna dell’ex cappella (il carcere era un convento). Maurizio Cattelan ha realizzato qui un affresco di grandi dimensioni di “impatto emotivo”. L’artista padovano è noto per le sue opere provocatorie e giocose, come l’installazione ‘La Nona Ora’, una statua di cera a grandezza naturale di Papa Giovanni Paolo II schiacciata da un meteorite nero che fu presentata alla Biennale di Venezia del 2001, e più recentemente con ‘Comedian’, una banana attaccata al muro con del nastro adesivo esposta all’Art Basel Miami.
I visitatori attraversano poi un vicolo interno dove originariamente passavano le donne prigioniere. In questo ampio passaggio, Simone Fattal ha installato una cinquantina di bassorilievi in pietra lavica sui quali le detenute hanno scritto delle poesie; quindi nel cortile centrale, i visitatori scoprono un’installazione di Claire Fontaine, che lavora con luci al neon per evidenziare il “Metodo Feldenkrais”.
I visitatori si spostano poi nella Sala degli Incontri per vedere il filmato realizzato dall’attrice Zoe Saldaña e da suo marito, il regista e produttore Marco Perego. Per 12 minuti, il video ritrae le relazioni romantiche tra detenute all’interno del carcere, con l’aiuto di quindici di loro che hanno voluto partecipare al cortometraggio.
Nell’anticamera dell’ex cappella i visitatori si immergono in una mostra di Claire Tabouret, che ha dipinto ritratti basati sulle foto dei figli dei detenuti. Poi, nella cappella sconsacrata, si svela un’installazione fisica e sonora dell’artista brasiliana Sonia Gomes. Nel luogo più mistico del convento, l’artista presenta sculture immersive sospese.
I visitatori possono anche recarsi alla caffetteria per ammirare le opere di Corita Kent (1918-1986). Le opere di questa icona della Pop Art, attivista sociale ed ex suora cattolica sono esposte per aiutare il pubblico a (ri)scoprire questa figura.
Il Papa al termine della messa in piazza San Marco a Venezia al Regina Coeli ha invitato a pregare per lui: “Questo lavoro non è facile”.