È già uno dei film più sconvolgenti dell’anno: Civil War dipinge un’America a pezzi, e lo fa attraverso un gruppo di giornalisti e fotografi di guerra.
In un futuro (forse) non troppo lontano, gli Stati Uniti saranno divisi. Una guerra civile spaccherà una delle super potenze in quattro parti, mettendoli uno contro l’altro. In un futuro (forse) non troppo lontano, i cittadini statunitensi saranno messi di fronte alla domanda: e tu che tipo di americano sei? Civil War è un thriller politico non così distante dalla realtà in cui tristemente viviamo. Ogni giorno assistiamo a scontri nelle strade, con le forze dell’ordine che sedano rivolte e proteste pro Palestina. L’America dipinta dal film distopico di Alex Garland è un incubo che diventa realtà.
La guerra civile è raccontata attraverso gli occhi di un gruppo di giornalisti e fotografi di guerra, riportando sullo schermo un mestiere affascinante quanto pericoloso. Lee Smith (Kirsten Dunst) è una celebre e affermata fotoreporter di guerra, che nel corso della sua carriera ha ormai imparato a convivere con le tragedie che immortala nei suoi scatti. Insieme a lei c’è il collega Joel (Wagner Moura), il quale ha intenzione di intervistare il Presidente degli Stati Uniti prima della sua resa. In questa Odissea on the road, i due sono accompagnati dall’anziano giornalista Sammy (Stephen McKinley Henderson), “ciò che resta del New York Times”, come lo chiama scherzosamente Joel, e la giovane aspirante fotoreporter Jessie (Cailee Spaeny). Nonostante la contrarietà di Lee, che non vuole mettere a rischio la vita della ragazza, alla fine si convince ad averla in squadra. Il viaggio dei quattro sarà ricco di insidie, pericoli e soprattutto morte.
Civil War: il cinema incontra il giornalismo di guerra
La nascita della figura dell’embedded journalist (o corrispondente di guerra) può farsi risalire al 2003, durante la copertura dell’invasione in Iraq. Il giornalista è integrato con le truppe di soldati, seguendone gli spostamenti durante un particolare conflitto in atto. È un mestiere non facile, poiché si vede la morte ogni giorno. Bisogna avere sangue freddo, come quello di Lee nel film, ma anche essere ostinati, come la giovane Jessie. Civil War racconta molto bene queste due generazioni di giornalisti a confronto, che a un certo punto della storia hanno un ribaltamento di ruoli. Inizialmente, Lee appare come una donna fredda e insensibile, lentamente diventa quasi una figura materna per l’aspirante fotoreporter. Il suo ruolo è quella di proteggerla, cosa che farà fino alla fine.
Parallelamente, man mano che la storia prosegue, Jessie abbandona quell’insicurezza iniziale per assumere un carattere più forte e noncurante. Con avidità maneggia la macchina fotografica per catturare le immagini più sconcertanti: da uomini che vengono uccisi e che poi muoiono sotto i suoi occhi, ai soldati che sparano a raffica, non curandosi di chi hanno davanti.
Civil War e le accuse di propaganda politica
Ad oggi, Civil War rappresenta il maggior successo di A24, la piccola casa di distribuzione indipendente che negli ultimi anni ha sfornato dei veri gioielli cinematografici. Civil War è anche il film più divisivo. Ancor prima della sua uscita nelle sale, la pellicola è stata accusata di propaganda politica. Tra gli argomenti più discussi c’è quello sul perché Texas e California dovrebbero allearsi in una potenziale guerra civile. Il film di Garland, inoltre, non spiega il motivo per cui è scoppiato il conflitto. Lo stesso regista ha risposto di aver volutamente provocato il suo pubblico, invitandolo a riflettere su come la politica possa creare delle divisioni interne al nostro stesso paese: non sono forse esse a spingerci a dubitare, a diventare violenti e metterci in crisi i nostri valori etici?