Mariacristina Di Giuseppe torna in libreria con la sua nuova opera L’armaru edita da Navarra Editore.
La mia recensione
Alle donne d’amore
al loro talento.
M. Di Giuseppe
L’autrice, tramite particolareggiate descrizioni, sa spingere il lettore a immaginare ogni parola che scorre sul foglio. Ogni passaggio si manifesta visivamente e la lettura diviene viva, proprio come se innanzi a lettore vi fosse un palco e bravi teatranti recitassero ciò che sta leggendo.
Ma conosciamo meglio la storia: tra queste pagine conosceremo Agata, cantante e attrice teatrale. Agata si ritrova a dover vendere la casa dei suoi nonni scomparsi da tempo. Al centro di una stanza trova l’armaru appartenuto alla sua amata nonna. Una collocazione errata per un armadio. Dapprima Agata s’arrabbia e cerca una soluzione, ma col tempo impara a convivere con quella presenza che l’attrae sempre più. “Ha un nonsoché di famiglia”. E tramite quell’armadio inizia ad avvertire quello stato di nostalgia, di rimorso per quel tempo perso a non respirare l’amore familiare, ed esserne in qualche modo estranea… Ora vorrebbe riavere indietro quel tempo per avvertire ancora la dolcezza dei suoi amati nonni; e questo suo desiderio, che esprime così intensamente, in qualche modo si fa vivo nel suo presente.
I giorni passano, nell’attesa di un compratore, Agata inizia ad avvertire una connessione tra lei e l’armaru, convinta più che mai che all’ interno viva l’anima della sua amata nonna. Inizia tra loro un dialogo. Agata è una donna in carriera, una cantante solista e attrice teatrale, ma nel contempo è sola; e quel ritrovato senso di famiglia la spinge a ritornare spesso in quella stanza, in quella casa, dove ritrova l’armaru, ingombrante, posto al centro della stanza, troppo pesante da poter spostare. Un po’ come i ricordi spesso così pesanti e faticosi da rimuovere in noi. L’armaru diviene per Agata un affetto importante a cui non vuole rinunciare.
In questa delicata e meravigliosa narrazione l’armaru simboleggia il segreto, il sogno, il ricordo; pian piano i suoi cassetti si apriranno e Agata potrà conoscere meglio la sua amata nonna, e scoprire le tante storie di donne coraggiose che si susseguiranno in queste pagine.
L’autrice ci sorprende e se all’inizio del libro appare una storia divertente per la particolarità di Agata e del modo teatrale in cui si rapporta con il mondo, in seguito la narrazione cambia, diviene intensa a tratti drammatica, e ci riporta uno spaccato di molte vite di donne del passato. In quegli anni difficili in cui la donna non aveva ancora voce, dove ha dovuto sudarselo un posto nella società, e molto spesso da vittima diveniva carnefice per la mentalità di allora. Un avvicendarsi di donne coraggiose che hanno preso strade differenti, ma tutte hanno saputo lottare fino all’ ultimo per ciò che amavano, per ciò in cui credevano.
Tutto ciò avviene tramite la scoperta di vecchie lettere: una corrispondenza serrata tra la sua la sua amata nonna Lena e la di lei amica del cuore, Anita. In queste lettere scopriremo segreti celati tra quelle righe… Conosceremo le varie protagoniste di questa storia, ma soprattutto apprenderemo ancora una volta che l’amore può tutto! Un testo, seppur breve, intenso che racchiude storie di donne con vite difficili che, ancor oggi, troppo spesso, ritroviamo presenti nei fatti di cronaca.
L’Armaru apre un mondo. Apre alla vita alle passioni di Agata che, richiudendolo, capirà che è tempo di vivere libera e leggera, proprio come quei ricordi che ora fluttuano si librano grazie al coraggio usato ad aprire quelle ante e lasciarli volar via senza più prigioni, veti, senza più timore del giudizio altrui.
L’ opera è corredata da diversi testi musicali in vernacolo con possibilità di ascolto tramite un QR-code.
Un viaggio artistico che tra narrativa, musica e teatro ci fa sentire tutto l’amore dell’autrice per la Sicilia che tra queste pagine profuma di donna, di onore, di tradizioni, di forza, di resilienza, di coraggio e di tanta umanità.